Kolomoisky, chi è l'oligarca ucraino (con cittadinanza israeliana) che Zelensky ha "sacrificato" e perché

Kolomoisky, chi è l'oligarca ucraino (con cittadinanza israeliana) che Zelensky ha "sacrificato" e perché

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di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

Il tribunale Shevchenkovsky di Kiev ha sbattuto in carcere per 60 giorni Igor Kolomoisky, uno degli uomini più ricchi di Ucraina. Alcuni analisti russi hanno azzardato un paragone tra il suo caso e quello di Strelkov. Ma l’oligarca ucraino (con cittadinanza di Israele e Cipro) non è stato semplicemente un protagonista della prima fase della guerra in Donbass, piuttosto uno dei principali artefici.

Nonostante le sue origini ed il suo ruolo di co-fondatore del Parlamento ebraico europeo, nel 2014 Kolomoisky ha sostenuto i battaglioni punitivi banderisti inviati in Donbass per reprimere le insurrezioni dei ribelli antiMaidan. E’ stato il principale finanziatore della milizia neonazista Azov, di Aidar, Donbass fino alla loro integrazione nelle forze armate ucraine (AFU). Mentre era governatore dell’Oblast di Dnipro, ha fondato il reggimento Dnipro 1, soprannominato in suo onore battaglione Kolomoisky. Peccato, però, che avesse come simbolo il tridente con la spada al centro, mutuato dall’OUN, la formazione fascista e antisemita, guidata da Andrey Melnyk e Stepan Bandera, che collaborò con le SS durante la seconda guerra mondiale.




Potrebbe suscitare sgomento che una personalità eminente della comunità ebraica sia associata a gruppi paramilitari che si identificano con il Wolfangel, lo Schwarze Sonne e il tridente dei collaborazionisti delle SS in Ucraina.

A risolvere il paradosso viene in aiuto il vecchio detto “pecunia non olet”. Danneggiato dalla secessione della Crimea - nella quale perse i beni che possedeva nella regione, tra cui un proprio aeroporto civile, espropriati dalle nuove autorità russe – Kolomoisky sembra aver fatto affari d’oro dopo la svolta dell’Euromaidan.

Un articolo di EastJournal del 2015 lo descrive come “l’oligarca che meglio di altri è riuscito a cavalcare il caos del post Maidan, finanziando i numerosi battaglioni paramilitari e rifornendo di carburante l’esercito ucraino” impegnato nella guerra in Donbass. Le sue traversie giudiziarie rendono l’idea della fortuna che riuscì a realizzare. In base alle indagini dei Servizi di Sicurezza Ucraini (SBU) “nel periodo 2013-2020 Igor Kolomoisky ha riciclato più di mezzo miliardo di grivnie (circa 12 milioni di euro) trasferendole all'estero, utilizzando l'infrastruttura degli istituti bancari controllati", si legge nelle motivazioni dell’arresto, avvenuto la mattina di sabato 2 settembre 2023. Inoltre SBU e l’Ufficio nazionale anti-corruzione ucraino (NABU), indagano su schemi miliardari di frode e riciclaggio che riguardano Ukrnafta, Ukrtatnafta, PrivatBank e le sue affiliate.

Ma Kolomoisky è soprattutto il king maker di Volodymyr Zelensky. Nel 2015 su 1+1, il canale TV di sua proprietà, debutta la serie Servitore del Popolo, che porta alla ribalta Zelensky nel ruolo di Presidente della Repubblica. Il programma durerà fino al 2019 quando Zelensky viene eletto davvero presidente dell’Ucraina, grazie al sodalizio con Kolomoisky, che nel frattempo lo aveva lanciato nella politica.

Portando Zelensky alla vittoria alle presidenziali, l’oligarca consegue una propria vittoria personale su colui che nel frattempo era diventato il suo rivale: Petro Poroshenko. Nel 2019 Forbes lo inserisce al terzo posto nella lista degli uomini più influenti di Ucraina.

Zelensky è considerato l’uomo di Kolomoisky, tuttavia il nuovo presidente si rivela essere tutt’altro che un burattino nelle sue mani. La fortuna del magnate di Privat Bank non dura a lungo. Come Zeus che divora Crono per diventare il re dell’Olimpo e di tutti gli dei, così Zelensky sembra aver tolto di mezzo Kolomoisky per dar prova del proprio potere davanti al Paese e agli Stati Uniti.

L’arresto di Kolomoisky

La mattina del 2 settembre, nel giorno dello Shabbat, gli agenti dell’SBU piombano nella tenuta di Kolomoisky a Nikolsky, regione di Dnipropetrovsk, conosciuta anche come "Kolomoyskoye-sul-Dnepr". Non è la prima visita di questo genere che l’oligarca riceve. Lo scorso 1 febbraio la stessa residenza era stata perquisita nell’ambito dell’indagine Ukrnafta. Questa volta però gli viene consegnata una incriminazione per frode e riciclaggio di denaro all’estero. Assieme a lui è indagato il suo più stretto collaboratore, Mikhail Kiperman, attualmente in Europa.

L’udienza viene tenuta nello stesso pomeriggio presso la corte di Schevchenkosky. I giudici decidono per la misura cautelare della detenzione e fissano una cauzione stellare: 509 milioni di grivne, oltre 12 milioni di euro. Komoloisky decide di non pagare ma i suoi legali presenteranno ricorso. Pertanto l’oligarca rischia di restare in carcere fino al 31 ottobre, per 60 giorni.

Nel suo discorso serale, Zelensky ha accennato all'arresto di Igor Kolomoisky.

Il presidente ha criticato coloro che "hanno saccheggiato l'Ucraina e si sono posti al di sopra della legge e di ogni regola".

"Ringrazio le forze dell'ordine ucraine per la loro determinazione nel portare a un risultato giusto ciascuno dei casi che sono stati ostacolati per decenni. La legge deve funzionare", ha detto Zelensky.

Perché Zelensky “ha sacrificato” Kolomoisky

"È stato estremamente cinico consegnare le incriminazioni nello Shabbat. Inoltre, questo mese è considerato sacro per gli ebrei, con due importanti festività: Rosh Hashanah (il capodanno ebraico - ndr) e Yom Kippur - il giorno del giudizio", ha detto una fonte vicina a Kolomoisky, secondo quanto riporta Strana.

Ci si potrebbe chiedere il perché di questo accanimento contro l’ex capo di PrivatBank e perché proprio adesso.

Naturalmente non si può dare una risposta certa, ma si possono avanzare alcune ipotesi. Gli analisti di BRIEF e Strana concordano nel ritenere che la principale ragione sia il tentativo di Zelensky di battere sul tempo la NABU nella lotta alla corruzione. Secondo alcune indiscrezioni riportate da BRIEF, l’anticorruzione avrebbe dovuto consegnare un avviso di indagine a Kolomoisky attorno al 7 settembre, ma la SBU – subordinata al presidente – lo ha arrestato prima. In tal modo Zelensky avrebbe ottenuto il duplice risultato di accentrare il suo potere e accreditarsi davanti agli Stati Uniti, dove si recherà a settembre in occasione dell’Assemblea generale dell’ONU per parlare di negoziati.   

Con l’arresto di sabato, Zelensky ha mostrato di aver rotto ogni legame con il suo benefattore, eliminando la possibilità che Kolomoisky possa sostenere un altro candidato se le elezioni presidenziali potranno tenersi nel 2024 (è in corso un dibattito fra Bankova e Washington). Avrebbe dunque consolidato il suo potere, mandando un avvertimento ai suoi possibili avversari.




Tuttavia potrebbe esserci un’altra lettura. Kolomoisky è per la Casa Bianca il centro della corruzione in Ucraina. Dall’aprile 2019 è sotto indagine dall’FBI, dal 2021 è sotto sanzione degli Stati Uniti e gli è impedito l’ingresso negli Stati Uniti. Nella designazione pubblica del Dipartimento di Stato, Anthony Blinken esprime preoccupazione “per gli sforzi attuali e continui di Kolomoisky volti a indebolire i processi e le istituzioni democratiche dell'Ucraina, che rappresentano una seria minaccia per il suo futuro”.

Con tutta evidenza Kolomoisky rappresenta un elemento di imbarazzo per il progetto di Washington di inserire l’Ucraina nel club dei “Paesi democratici” in funzione anti-russa. La volontà di “risolvere” questo problema potrebbe essere arrivata da Washington, non da Kiev. Pertanto Zelensky si è soltanto mostrato più fedele della NABU nel servire gli interessi degli Stati Uniti. Non si è emancipato dal suo burattinaio, ma ha soltanto cambiato padrone.

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