La giusta protesta dei lavoratori in Germania. E noi?
di Paolo Arigotti
Hanno ripreso il via l’8 gennaio le proteste degli agricoltori tedeschi, oramai estese all’intero paese, con migliaia di adesioni. I manifestanti si scagliano contro la politica del governo, guidato dal cancelliere Olaf Scholz, alla testa dell’esecutivo federale dal dicembre del 2021, che per i dimostranti sarebbe, assieme ad altri ministri, tra i principali responsabili della gravissima crisi che attanaglia il settore.
Tra gli aspetti, se vogliamo, più folcloristici delle proteste lo slogan “una montagna di letame vi seppellirà”, che ha visto scaricare montagne di materiale organico dinanzi a sedi istituzionali e/o di noti fast food: episodi del genere si erano già verificati in Francia, e ora pure i coltivatori tedeschi si associano[1].
Le immagini dei mezzi, camion e trattori, stanno circolando sui principali social media, ed erano centinaia nei giorni scorsi i veicoli riunitisi nei pressi della Porta di Brandeburgo, nel centro di Berlino; allo stesso tempo, blocchi stradali e ingorghi stanno paralizzando le principali arterie di comunicazione del paese: in Sassonia, uno dei più importanti Land tedeschi, perfino gli accessi alle autostrade sono rimasti interdetti, così come in Brandeburgo e in Baviera, dove si segnalava nelle scorse ore l’afflusso di migliaia di mezzi verso la capitale Monaco; e lo stesso dicasi per diverse altre regioni.
Cosa è stato a scatenare una protesta così forte?
Innanzitutto, l’annunciata intenzione del governo di abolire diversi sussidi al settore primario, nell’ottica di una politica di austerity volta a contenere il deficit del bilancio federale, acutizzato dalla denunzia del novembre scorso della Corte costituzionale tedesca, che dichiarò incostituzionale la decisione del Governo di riallocare la somma 60 miliardi di euro di debito, inutilizzato nell'era della pandemia, destinandola al fondo per il clima[2]. E non finisce qui, perché ad agosto scorso un’altra importante istanza giudiziaria del paese, la Corte dei conti, aveva elencato ben 29 fondi speciali al di fuori del bilancio annuale, per un importo pari a circa 870 miliardi di euro, bocciati per contrasto con le regole contabili, che prescrivono limitazioni all’indebitamento federale e regionale[3].
Le migliaia di operatori del settore, guidati dall’Associazione tedesca degli agricoltori (DBV), hanno lanciato un chiaro avvertimento al governo: le proteste non si fermeranno fino al formale ritiro dei provvedimenti. Per il momento è stata annunciata una grande manifestazione a Berlino per il prossimo 15 gennaio, nonostante l’annunzio governativo di un parziale dietrofront, con blocchi che mettono in pericolo i rifornimenti dei generi di prima necessità.
Ma c’è anche un altro pacchetto di misure che ha scatenato il malcontento: l’ipotizzata cancellazione delle esenzioni fiscali per i veicoli a motore, mentre per quelle sul gasolio, a parziale accoglimento delle richieste degli operatori, è stata prevista una progressiva riduzione nel prossimo triennio.
I dimostranti si scagliano pure contro il cosiddetto Green Deal, promosso dalla connazionale e presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen. Non a caso, gli agricoltori hanno potuto contare sull’appoggio e sostegno dei lavoratori delle aziende di trasporto, a loro volta preoccupati dall’aumento dei pedaggi e per la contrazione dei sussidi, che rischiano di tradursi in disagi anche per il funzionamento di scuole e uffici. Tra le misure allo studio l’incremento dell’imposta sui biglietti aerei, per i quali si stima un aumento del 20 per cento, mentre per il giorno 10 gennaio è stato indetto dal sindacato di categoria (GDL) lo sciopero dei macchinisti dei treni, che rivendicano aumenti contrattuali e migliori condizioni di lavoro.
I manifestanti hanno chiesto alla cittadinanza di comprendere ed essere solidali con le proteste, cosa che in molti casi è avvenuta, mentre Robert Habeck, ministro per l’Economia e la protezione del clima, ha denunziato la presenza di sovversivi ed estremisti nelle fila dei dimostranti.
Al di là delle diverse prese di posizione, è evidente che ignorare da parte dell’Esecutivo il clima di sfiducia e malessere presente nel paese non contribuirà di sicuro a rasserenare gli animi, come la dichiarata ostilità verso scelte politiche, magari in linea con certe agende o parametri contabili, che rischiano di avere ripercussioni molto negative sulla vita e sulle condizioni di lavoro di migliaia di cittadini, che si stanno muovendo per tutelare i propri interessi.
Olaf Scholz sta conoscendo un forte calo di popolarità: è stato duramente contestato a inizio anno nel corso di una visita a Oberröblingen, un quartiere della città di Sangerhausen, nella Sassonia-Anhalt, colpita da un’alluvione, come il ministro Habeck al suo rientro da Schlüttsiel, nello stato settentrionale dello Schleswig-Holstein, al quale è stato impedito di sbarcare dal traghetto sul quale viaggiava[4]. Tutti chiari segnali del profondo malessere sociale, per quanto l’ultimo episodio sia stato stigmatizzato persino dell’associazione degli agricoltori.
Come scrive l’autore tedesco Ernst Wolff[5] “la rabbia degli agricoltori è comprensibile, poiché da anni sono sottoposti a pressioni crescenti, con il risultato che sempre più aziende agricole di piccole e medie dimensioni sono costrette a cedere il passo alle grandi imprese agricole. Se nel 1995 in Germania c’erano ancora circa 390.000 aziende agricole, nel 2020 ce ne saranno solo 240.000. Le cifre per l’Unione Europea sono ancora più allarmanti. Dal 2005 al 2020, il numero di aziende agricole è sceso da 14,4 milioni a 9,1 milioni, con un calo di circa il 37%.”, senza contare gli aumenti energetici e la crisi del periodo pandemico, che hanno ulteriormente peggiorato il quadro.
Al Jazeera[6] parla de “I lavoratori di settori in tutta la Germania, dalla metallurgia, ai trasporti, all’istruzione, si sono rivolti alle azioni sindacali nelle ultime settimane. Le trattative salariali hanno preso una piega amara mentre la più grande economia europea lotta con una crescita debole e le famiglie devono far fronte a prezzi in forte aumento.”
La crisi di fiducia nei riguardi delle istituzioni porta nuova linfa alle componenti euroscettiche. Da un lato Alternative für Deutschland, forza politica nazional conservatrice e interprete di questo sentimento, che si è schierata coi dimostranti, ricevendo l’adesione anche dell’ex numero uno dell’intelligence tedesca, Hans-Georg Maaßen; sull’altro versante l’ex parlamentare di La Sinistra Sahra Wagenknecht ha annunciato la volontà di dare vita a un partito radicale. E non sono cose da poco, perché in Germania quest’anno ci saranno importanti appuntamenti elettorali: le europee di giugno e il voto nei Länder di Sassonia, Turingia e Brandeburgo, che potrebbero far registrare nuovi avanzamenti delle cosiddette forze antisistema.
Ora, sarebbe fin troppo facile prendersela con l’estremista di turno, e difatti anche in alcuni organi di stampa se ne può vedere traccia. Ma la Storia ci insegna che nelle fasi più critiche questi fenomeni si ripresentano, e il vero problema è che, come diceva saggiamente Antonio Gramsci, “la storia insegna, ma non ha scolari”. Oppure, citando una nota pubblicità degli anni Ottanta: “prevenire è meglio che curare!”.
Vedere esclusivamente negli annunciati tagli la ragione delle proteste potrebbe essere un errore di valutazione. Più in generale sono le cosiddette politiche green al centro delle contestazioni, indirizzo che vede nei verdi (non a caso, in caduta libera nei sondaggi[7]) il maggiore alfiere: il perseguimento di finalità astrattamente condivisibili, come la difesa dell’ambiente, si trasforma spesso nel linguaggio politico in una sorta di ideologismo avulso dalla realtà, che finisce per suscitare gli strali delle classi lavoratrici.
Al centro delle polemiche, così, troviamo il cosiddetto Nature restoration law[8], una proposta della Commissione che mira a proteggere circa il 20 per centro della superficie terrestre e marina della UE entro la fine del decennio, rischiando di impattare fortemente sulle attività economiche, col pericolo di rendere insufficiente la produzione e costringere all’importazione di derrate alimentari. Altri aspetti investono la conversione al biologico di un quarto della superficie coltivabile, l’abbattimento dell’uso dei concimi e dei fitofarmaci, e la rotazione forzata dei cereali.
E mentre in Germania si protesta, nel nostro Paese pensiamo a festeggiare le ricorrenze e/o al gossip ispirato ad alcuni noti episodi ripresi dalle cronache. Se questo potrebbe essere comprensibile per il cittadino comune, specialmente coloro che passano gran parte del loro tempo libero attaccati a schermi grandi o piccoli, ben difficilmente potrebbe esserlo per associazioni e operatori dei settori coinvolti, che dovrebbero farsi interpreti del disagio provocato da certe misure, approvate e/o allo studio, avviando iniziative di legittima protesta (non violenta, sia chiaro) che sono – o dovrebbero essere – il sale della democrazia.
Anche perché la Germania, in piena crisi da industrializzazione dovuta alla perdita delle forniture russe[9] e agli aumenti energetici, non è da sola. Gli operatori francesi si stanno scagliando da tempo contro l’eccesso di burocrazia riguardo l’erogazione dei fondi comunitari, mentre in Belgio e Olanda le dimostrazioni sono iniziate già a marzo scorso.
A questo punto, attendiamo fiduciosi che gli italiani digeriscano il pandoro – e le altre fesserie propinate come arma di distrazione di massa - per vedere qualche segnale di vita, magari senza per questo affidarsi al buffone di turno per cavalcare (e/o canalizzare) il malcontento.
Se qualcuno parla di opportunità nel momento che viviamo[10], a nostro parere – con tutto il rispetto e le riserve del caso – la situazione del belpaese non è per nulla esaltante, come dimostrano diversi indicatori (come un PIL in rallentamento per il 2024[11]) e alcuni rapporti di recente pubblicazione[12].
In altre parole, sarebbe il caso di darsi una mossa!
FONTI
ilmanifesto.it/lafd-con-gli-agricoltori-protesta-a-berlino
www.ansa.it/sito/photogallery/primopiano/2024/01/09/germania-paralizzata-dalla-protesta-degli-agricoltori_840ba622-a4da-42a5-a1e0-e2bb725907cc.html
www.agenzianova.com/news/germania-la-deputata-di-sinistra-wagenknecht-presenta-il-suo-partito/
www.aljazeera.com/gallery/2024/1/9/farmers-stage-tractor-blockades-across-germany
www.aljazeera.com/news/2024/1/8/farmers-block-roads-across-germany-to-protest-against-subsidy-cuts
ilmitte.com/2024/01/nuovo-partito-a-destra-della-cdu-avanza-la-werteunion-di-maasen/
www.nogeoingegneria.com/motivazioni/cibo/germania-la-protesta-degli-agricoltori-e-il-great-reset/
www.panorama.it/news/dal-mondo/sciopero-generale-germania-trasporti-agricoltori
it.insideover.com/dossier/il-tramonto-tedesco
giubberosse.news/2023/08/05/germania-la-deindustrializzazione-e-iniziata/
www.linkiesta.it/2024/01/il-complicato-anno-elettorale-in-germania/
[1] www.youtube.com/watch?v=t_drezNtUcM
[2] www.milanofinanza.it/news/germania-la-corte-costituzionale-boccia-il-passaggio-dei-fondi-per-il-covid-al-clima-cosa-succede-202311151110086894
[3] www.ilgiornale.it/news/economia/germania-770-miliardi-aiuti-illegali-2242570.html
[4] www.ilpost.it/2024/01/05/proteste-agricoltori-germania-porto/?homepagePosition=10
[5] www.nogeoingegneria.com/motivazioni/cibo/germania-la-protesta-degli-agricoltori-e-il-great-reset/
[6] www.aljazeera.com/gallery/2024/1/9/farmers-stage-tractor-blockades-across-germany;
www.aljazeera.com/news/2024/1/8/farmers-block-roads-across-germany-to-protest-against-subsidy-cuts
[7] electomagazine.it/verdi-in-caduta-libera-e-gli-agricoltori-tedeschi-dichiarano-guerra-a-scholz/
[8] www.consilium.europa.eu/en/policies/nature-restoration/#:~:text=The%20nature%20restoration%20law%20would%20require%20EU%20countries%20to%20develop,the%20period%20up%20to%202050.
[9] www.wired.it/article/germania-crisi-energia-gas-russia-afd-destra/
[10] formiche.net/2024/01/francia-germania-affanno-stabilita-ue-italia/
[11] www.istat.it/it/archivio/291840
[12] www.censis.it/rapporto-annuale/57%C2%B0-rapporto-sulla-situazione-sociale-del-paese2023