La Grecia capitola: Tsipras avrebbe accettato l'estensione del programma di bailout

La Grecia capitola: Tsipras avrebbe accettato l'estensione del programma di bailout

Ora il destino della Grecia è nelle mani dell'ala radicale di Syriza.. che non sembra essere disposta al compromesso

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Abbiamo a lungo detto che i negoziati tra la Grecia  e i suoi creditori sono più una questione politica (e geopolitica) di quanto non siano una questione di economia e finanza.
 
Dal punto di vista della troika, piegare la Grecia e costringere il primo ministro Alexis Tsipras ad accettare i tagli alle pensioni e un aumento dell'IVA è fondamentale, e non necessariamente perché queste misure metteranno il paese su un percorso fiscale sostenibile, ma a causa del messaggio che tali concessioni avrebbero mandato ai simpatizzanti Syriza in Spagna e Portogallo. In breve, la troika non può creare un precedente, permettendo a nazioni debitrici di ottenere concessioni sull'austerità con la minaccia della dissoluzione della zona euro.
 
Sul versante greco, Tsipras deve convincere i sostenitori della linea dura del partito Syriza che le concessioni sono preferibili alla Grexit. Per alcuni nella Piattaforma di sinistra non rispettare il mandato elettorale del partito non è un'opzione e sono questi legislatori (che appena due settimane fa hanno votato per lasciare l'euro e dichiarare default) che Tsipras dovrà convincere oppure tentare di far approvare un accordo impopolare in Parlamento in una mossa che assume implicitamente che il conseguente sconvolgimento politico è preferibile al collasso economico. Il problema di quest'ultimo approccio è che la troika è riuscita a utilizzare la leva finanziaria per sovvertire il processo democratico, un'eventualità che i sostenitori della linea dura di Syriza non possono sopportare.
 
Dopo un ultimo tentativo di presentare una proposta che mantenesse una parvenza di atteggiamento di sfida, Tsipras sembra essere stato piegato dopo un incontro con il presidente della BCE Mario Draghi, che avrebbe avvertito il premier che, senza concessioni, i fondi emergenziali che la banca centrale greca è autorizzata a dare alle banche elleniche sarebbero stati interrotti e che, naturalmente, questo avrebbe significato la fine del gioco con i greci che sarebbero scesi in piazza in massa. 

AFP riporta che "Syriza avrebbe accettato l'estensione del programma attuale di bailout  che scade alla fine del mese, al fine di rimanere in vita mentre valuta una soluzione nel lungo termine per far rientrare il suo debito"
 
"Per la prima volta, accettiamo l'estensione del programma come l'unica via per andare avanti", ha detto una fonte.  

E quindi ora il destino della Grecia è nelle mani dell'ala radicale di Syriza.. che non sembra essere disposta alla sottomissione.

"Non possiamo accettare severe misure recessive", ha avvertito Vassilis Chatzilamprou, membro interno di Syriza appartenente alla Organizzazione Comunista della Grecia, "la gente ha raggiunto il limite".  Chatzilamprou affronta anche la questione del futuro politico di Tsipras se dovesse cedere al compromesso avvertendo che se Tsipras verrà meno ai suoi principi andrà incontro a "un suicidio politico, vorrebbe dire che è un leader riciclabile, sostituibile con qualcun altro".  
 
E ancora sul fronte politico interno greco, i fondi necessari per la Grecia in vista della tranche da pagare al FMI a fine  mese richiederanno l'approvazione parlamentare. E' probabile che Tsipras tenti innanzitutto di ottenere l'approvazione del Comitato centrale di Syriza prima di portare l' accordo in parlamento. In caso di bocciatura a livello di Comitato potrebbe essere indetto un referendum. In caso di approvazione, invece, l'accordo sarà portato in Parlamento. A seconda del processo adottato, un tale voto può prendere tra 2 giorni ad una settimana. 
 
Rimarrà una grande sfida per il premier greco far adottare l'accordo in Parlamento. La stampa locale riferisce che 10-40 parlamentari di SYRIZA voterebbero contro il governo, che ha un 11 seggi di maggioranza,, mentre durante la notte il partner di coalizione, i Greci Indipendenti, 12 deputati, hanno anche sollevato la possibilità di ritirarsi dal governo. Il risultato dipende in gran parte dal numero di parlamentari che il governo potrebbe perdere. Una perdita di meno di trenta parlamentari può forzare un cambiamento nella coalizione per includere i due piccoli partiti moderati in Parlamento (PASOK e To Potami) che controllano congiuntamente 30 parlamentari. Perdite ulteriori richiederebbero il sostegno del maggior partito di opposizione, Nuova Democrazia di Samaras, che aprirebbero alla possibilità di modifiche più ampie al governo o di un referendum. 

 

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