La guerra non e' più il mezzo, e' diventata il fine

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La guerra non e' più il mezzo, e' diventata il fine

 

di Luca Busca

Il 15 giugno scorso La Repubblica on line titolava: Iran, il fisico Cotta-Ramusino: “Senza un accordo arriveranno alla bomba”. Com’è ormai consuetudine nel mainstream, il titolo è totalmente disconnesso dal contenuto dell’articolo che, in questo caso, consiste in un’intervista a Paolo Cotta-Ramusino che “è stato per decenni professore alla Statale di Milano, dove ha tenuto anche un corso sulle armi atomiche. E fino al primo gennaio scorso ha ricoperto il ruolo di Segretario generale delle Pugwash Conferences on Science and World Affairs, movimento di scienziati pacifisti fondato nel 1957 da Joseph Rotblat e Bertrand Russell e premiato con il Nobel per la Pace nel 1995. Ora è membro del Gruppo di lavoro per la Sicurezza Internazionale e il Controllo degli Armamenti dell’Accademia dei Lincei, presieduto dal fisico Luciano Maiani. Ma continua a viaggiare per Pugwash.” (repubblica-paolo-cotta-ramusino-attacco-israele).

Lo scienziato italiano ha evidenziato di non aver avuto problemi durante la recente visita e che “L’Iran è un grande Paese e ha molte anime: noi abbiamo parlato soprattutto con i rappresentanti dell’attuale governo. E l’establishment iraniano era preoccupato.” In maniera piuttosto esplicita poi Cotta-Ramusino sentenzia: “Il solo modo per impedire che l’Iran costruisca ordigni atomici è fare un accordo analogo a quello stipulato nel 2015 con l’Amministrazione Obama. Attaccando l’Iran lo si induce a costruirsi la bomba. È il contrario dell’obiettivo dichiarato. E poi: Israele è l’unico Paese che possiede armi nucleari senza dichiararle. E prende questa posizione nei confronti dell’Iran perché ha paura di essere aggredito?”

Ora risulta evidente anche ai bimbi delle elementari che, se vogliono ottenere un accordo amichevole con il proprio compagno di classe, come il farsi passare il compito in classe di aritmetica, l’ultima cosa da fare è picchiarlo e per giunta davanti ai maestri. Il bambino picchiato può fare solo due cose: o decide di difendersi o si rivolge all’autorità preposta per farsi proteggere. Se i maestri si comportano come il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con uno di loro che, essendo il padre padrone del bambino picchiatore, pone il veto alla risoluzione per la sospensione del bambino, reo palese di violazione del diritto scolastico, all’alunno bullizzato non resta altro che reagire. Se il bambino picchiatore è più forte, anche in funzione dell’appoggio del padre padrone maestro, quello più debole chiamerà amici e parenti per tutelarsi. Il conflitto si allargherà rischiando di far esplodere una faida lunga e violenta.

Nel caso dell’articolo di Repubblica il geniale giornalista, Luca Fraioli, sembra voler interpretare la parte del maestro: “Israele dice che ha attaccato perché l’Iran era a un passo dalla bomba. E la Iaea conferma che l’arricchimento dell’uranio è al 60%: ad arrivare al 90% necessario per gli ordigni ci vuole poco.” Nonostante lo sganassone dialettico ricevuto con la risposta precedente l’intervistatore insiste con domande retoriche che tendono a dirottare le responsabilità dell’attacco israeliano sul “mostro” di turno: “Però la Iaea ha anche evidenziato una serie di irregolarità e di mancate risposte: Teheran non è stata trasparente sui suoi programmi nucleari.” Lo scienziato italiano di Pugwash conclude esprimendo il suo parere in merito alla possibilità di trovare un accordo: “Faccio notare che il ritorno al JCPoA non l’ha voluto nemmeno l’Amministrazione Biden. L’approccio occidentale alla vicenda del nucleare iraniano è stato, per essere gentili, scoordinato. Se invece vogliamo essere cattivi, potremmo dire che è stato malintenzionato.”

Credere che l’Occidente, inclusa Israele, con la migliore “intelligence” del mondo dotata delle attrezzature di controllo più sofisticate, sia “scoordinato” è puerile. In secondo luogo, nel mondo dei social ormai i giornali li leggono in pochi e questi pochi sbirciano i titoli e basta. Nel caso preso in esame (Iran, il fisico Cotta-Ramusino: “Senza un accordo arriveranno alla bomba”) il contenuto viene appositamente distorto nello “strillo” per indurre la paura del “mostro” iraniano e della sua bomba atomica che, però, non c’è.

Lo scopo è di giustificare un attacco, da parte di chi di bombe nucleari ne ha tante, il cui intento è palesemente quello di ottenere il contrario di quanto dichiarato, ovvero la reazione del bimbo picchiato, e probabilmente l’allargamento della faida mediorientale. Trump, infatti, ha immediatamente elogiato l’operazione: “Penso che sia stato eccellente. Abbiamo dato loro una possibilità e non l’hanno colta. Sono stati colpiti duramente, molto duramente. Sono stati colpiti più o meno nel modo più duro possibile. E c’è altro in arrivo. Molto altro.”, ha detto Trump secondo quanto scritto da un giornalista della Abc su X. [... ovviamente] - Il premier Benjamin Netanyahu ha detto che Israele aveva informato gli Stati Uniti dei suoi piani di attacco all’Iran prima di attuarli. (Fonte Reuters)

Il problema ora è comprendere le ragioni che hanno indotto gli Stati Uniti ad attaccare l’Iran per mano del loro 51° Stato, Israele appunto. La logica è la stessa di sempre, come primo passo si crea un mostro, come già accaduto, in ordine cronologico, a: Slobodan Miloševi? e la Serbia intera; Bin Laden con al-Qaeda e i Talebani e tutto l’Afghanistan; Saddam Hussein e l’Iraq; Hezbollah e Hamas, in questo caso la personificazione del male ha incontrato delle difficoltà dovute alla vita breve dei vertici a causa degli “omicidi mirati” di Israele e degli Stati Uniti; Bashar al-Assad e la Siria; Mu?ammar Gheddafi e la Libia; gli Houti anche qui personificazione assente in virtù della morte prematura del leader, ?usayn Badr al-D?n al-??th?, da cui il gruppo prende il nome; Vladimir Putin e la Russia intera, inclusi artisti, letterati e sportivi; Ali Khamenei e la retrograda Repubblica Islamica dell’Iran.

La tecnica prosegue poi con l’invenzione di tremendi pericoli per il mondo intero. Il fine è quello di certificare la mostruosità del soggetto prescelto come nei casi, sempre in ordine cronologico, della pulizia etnica; della responsabilità dell’attentato alle Torri Gemelle; delle armi di distruzione di massa; delle decapitazioni di bambini e degli stupri di donne; dei massacri diffusi e dell’utilizzo di fosse comuni; della tratta di esseri umani, torture e omicidi di massa, questi ultimi in alcuni casi finanziati dall’Europa per frenare l’immigrazione; della condizione femminile e del mancato rispetto dei diritti civili; della dittatura interna e dell’intenzione di invadere l’Europa con le pale dell’Ottocento; della bomba atomica che ancora non c’è.

Una volta scritta la sceneggiatura, si realizzano i filmati, le interviste agli esperti, i dibattiti necessari a indottrinare il popolo in merito alla straordinaria cattiveria del nuovo mostro. In questo modo si nasconde la vera ragione che spinge a innescare il nuovo conflitto armato. Una piccola ricostruzione storica aiuta a capire meglio questa dinamica. Il 10 marzo 2023, Arabia Saudita e Iran, grazie alla mediazione cinese, hanno ripristinato le relazioni diplomatiche dopo anni di conflitto indiretto in Yemen. Il 24 agosto 2023, durante il 15° vertice del gruppo tenutosi in Sudafrica, i due paesi annunciano il loro prossimo ingresso nei BRICS.

Improvvisamente il 7 ottobre dello stesso anno Hamas riesce a “bucare” quello che viene considerato il migliore esercito del mondo, coadiuvato dalla più efficiente delle intelligence, con qualche deltaplano, motociclette sgangherate e altri mezzi di fortuna. Il bilancio è il peggiore di sempre per Israele con 1201 vittime e 247 persone rapite. In nome del diritto all’autodifesa, Israele scatena la rappresaglia peggiore in oltre settant’anni di persecuzione del popolo palestinese. Ne scaturisce un vero e proprio genocidio, con tanto di utilizzo della fame, della sete e del freddo come armi di sterminio. L’orrore è tale che anche nelle menti semplici, generalmente inclini ad aderire alla teoria del “mostro”, comincia a insinuarsi il dubbio che in fondo l’obbrobrio si stia trasformando in vittima.

Quella di Gaza assomiglia sempre meno a una guerra e sempre più a un massacro unilaterale, che include troppi bambini, ragazzi, donne e civili per essere considerato “giusto” da chiunque. Per mantenere alta la tensione bisogna cambiare fronte. Così Stati Uniti e Israele, di comune accordo, decidono di violare per l’ennesima volta il diritto internazionale attaccando l’Iran. La complicità statunitense è palese, non solo per le dichiarazioni di Trump e Netanyahu sopra riportate, ma anche per la consegna, avvenuta pochi giorni prima dell’attacco, di trecento missili anticarro Hellfire in dotazione agli elicotteri, non certo utili in un contesto, come quello di Gaza, in ci gli unici blindati presenti sono quelli israeliani.

Come fa notare Pino Arlacchi in un suo articolo (Pino Arlacchi Israele ha aperto il vaso di pandora dell'atomica): “Israele ha commesso un delitto di proporzioni storiche. Bombardando le installazioni nucleari civili di uno Stato parte del Tnp [Trattato di non proliferazione nucleare], posto sotto il controllo dell’Agenzia Atomica di Vienna (Aiea), Netanyahu ha violato simultaneamente il diritto internazionale, la Carta Onu e ogni principio di proporzionalità. Ma l’aspetto più grave è che questo atto ha fornito all’Iran la giustificazione giuridica perfetta per ritirarsi dal Tnp e sviluppare armi nucleari in piena legalità internazionale.

L’articolo dieci del Tnp permette il ritiro quando “eventi straordinari abbiano messo in pericolo gli interessi supremi” di uno Stato. È difficile immaginare evento più straordinario di un assalto militare. La Corea del Nord invocò lo stesso articolo nel 2003 per molto meno. E tre anni dopo aveva la bomba, in regime di legalità internazionale perché non si è mai riusciti a proibire l’atomica. L’Iran può ora citare un pesante attacco militare contro la sua sovranità territoriale e le sue installazioni militari legali. Netanyahu ha appena regalato all’Iran la strada legale verso l’arma nucleare. Gli Stati Uniti si sono resi complici di questa catastrofe diplomatica.”

Questa analisi, se ce ne fosse stato bisogno, smentisce categoricamente la motivazione data da Usa e Israele per l’avvio dell’ennesima guerra. Non sempre è semplice, però, capire la ragione reale per cui l’Occidente tende a scatenare la guerra contro il “mostro” di turno. A volte si possono fare delle supposizioni, sempre in ordine cronologico: la Jugoslavia era l’ultima enclave socialista rimasta in Europa, anche se non allineata, e andava smembrata. Operazione perfettamente riuscita nel giro di sette anni. In Iraq e in Libia si può supporre che facessero gola le risorse petrolifere, assenti però in Afghanistan e irrilevanti in Siria per non parlare della Palestina. In Ucraina l’intento, oltre alle risorse, probabilmente era anche quello di deteriorare i rapporti tra Europa e Russia, deleteri dal punto di vista economico per gli Stati Uniti.

Un altro dato va però esaminato prima di giungere a facili conclusioni: la cronologia delle crisi economiche occidentali. Nel 2000 la bolla delle Dot-com venne a galla e, nell’anno seguente, molte compagnie digitali fallirono creando una crisi finanziaria ed economica. L’11 settembre del 2001 due aerei piombarono sulle Torri Gemelle, un altro andò disperso nei pressi del Pentagono e uno, probabilmente diretto a Washington si schiantò in Pennsylvania, a seguito della rivolta dei passeggeri. Il più grave attacco subito dagli USA sul proprio suolo dopo Pearl Harbour diede l’avvio alle guerre d’Afghanistan e Iraq.

Tra il 2007 e il 2009 il mondo occidentale subì la più grave crisi economica dal 1929, a causa della bolla finanziaria dei mutui sub-prime. La crisi divenne strutturale, tanto è vero che nel 2010-2011 l’Europa era ancora in recessione, per effetto di quella che fu chiamata “crisi del debito sovrano”. Le conseguenze peggiori, com’è noto, le pagò la Grecia. Nel 2020 la gestione della pandemia, “per essere gentili, scoordinata, se invece vogliamo essere cattivi, potremmo dire che è stata malintenzionata”, ha indotto una nuova crisi economica, quando ancora non era del tutto risolta quella che ha attanagliato l’Occidente dal 2007 al 2015.

Durante tutti questi anni sono state avviate guerre in Libia, in Siria, nello Yemen, in Donbass a cui ha fatto seguito l’intervento russo in Ucraina. È stato promosso un genocidio, crimine che mancava da ottant’anni. Sono stati mantenuti diversi conflitti armati preesistenti in Africa e sobillati altri in Centro e in Sud America, sempre con l’invenzione di “mostri” cubani, venezuelani, nicaraguensi, etc. Contemporaneamente i due terzi del mondo, che non appartengono all’Occidente, stanno cercando di vivere in pace, nonostante le continue ingerenze, e tentano di affrontare le problematiche economiche in modo diverso.

Si sono organizzati, hanno fondato i BRICS, li hanno allargati, hanno creato un nuovo sistema per le transazioni economiche internazionali e stanno procedendo alla de-dollarizzazione delle stesse. In quest’ottica le guerre che l’Occidente va promuovendo in giro per il mondo sembrano assumere un’unica ragion d’essere, destabilizzare gli altri due terzi del mondo per inficiare la loro condizione economica. Allo stesso tempo le guerre servono a occultare lo stato dell’economia occidentale, non proprio idilliaco e, attraverso l’ampliamento del debito pubblico, a risanarla, anche se solo momentaneamente, fino all’esplosione della prossima bolla finanziaria. In sostanza, la guerra ha smesso di essere il mezzo per raggiungere uno scopo come la conquista di territori e risorse. È diventata il fine che si vuole raggiungere: uno stato permanente di conflitto che destabilizzi la concorrenza “orientale” e nasconda la crisi strutturale dell’economia finanziaria.

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