La Norvegia vieta beni e servizi dagli insediamenti illegali israeliani

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La Norvegia ha annunciato il divieto di importazione di beni e servizi di società che contribuiscono direttamente o indirettamente agli insediamenti illegali israeliani nei territori occupati, in quanto costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale.

Nel 2022, il governo norvegese aveva già annunciato che l'etichetta "made in Israel" è consentita solo sui prodotti realizzati in Israele piuttosto che dai territori conquistati dalle forze israeliane dopo il 4 giugno 1967. Durante la Guerra dei Sei Giorni le forze israeliane occuparono la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, la Striscia di Gaza e le alture del Golan.

La risoluzione 242 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite impone a Israele di ritirarsi da questi territori palestinesi conquistati. Israele ha invece cercato di confiscare la terra ai palestinesi nei territori occupati per costruire illegalmente insediamenti in cui solo i cittadini ebrei israeliani possono vivere.

Oslo ha precisato che "i prodotti alimentari provenienti dalle aree occupate da Israele devono essere etichettati con l'area da cui proviene il prodotto e devono indicare che proviene da un insediamento israeliano se questa è la sua fonte".

Il governo norvegese ha indicato che il divieto si applicherà ai territori occupati nelle alture del Golan e in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est.

Nel dicembre dello scorso anno, il fondo sovrano norvegese, che vale circa 1,3 trilioni di dollari e possiede circa l'1,3% delle società quotate in borsa a livello mondiale, ha annunciato che stava rivedendo i suoi investimenti in Israele e ha suggerito che potrebbe interromperli del tutto a causa del coinvolgimento delle banche israeliane nelle imprese situate negli insediamenti della Cisgiordania, ha riferito il Times of Israel.

Il fondo gestisce e investe i proventi delle grandi riserve di petrolio e gas del paese a beneficio del budget di sviluppo del governo.

A quel tempo, il fondo aveva investito in circa 80 aziende israeliane. Successivamente ha ceduto numerose società in tutto il mondo per attività che considerava non etiche, comprese diverse società israeliane degli insediamenti della Cisgiordania.

Il media di Israele, Channel 12, ha riferito che i funzionari del fondo hanno espresso ulteriore preoccupazione per gli investimenti in tali società dopo l'elezione del nuovo governo israeliano a dicembre. La coalizione formata per riportare Benjamin Netanyahu al potere come primo ministro comprendeva diversi ministri ferocemente antipalestinesi.

Il governo di Netanyahu si è impegnato ad annettere ulteriori territori palestinesi, rilasciando una dichiarazione in cui afferma che il popolo ebraico "ha un diritto naturale sulla Terra di Israele" e, pertanto, "il primo ministro guiderà la formulazione e l'avanzamento delle politiche nel quadro dell'applicazione della sovranità in [Cisgiordania]”.

La notizia dalla Norvegia ha fatto seguito all'annuncio del 25 aprile scorso della città belga di Liegi che ha votato per porre fine a tutti i legami con Israele citando il suo regime di "apartheid, colonizzazione e occupazione militare" contro i palestinesi. Liegi ora si unisce ai comuni di Oslo e Barcellona nel porre fine alla complicità nelle gravi violazioni dei diritti umani da parte di Israele.

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