La strategia di Draghi ha qualcosa di inquietante. O siamo noi che la pensiamo male?

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La strategia di Draghi ha qualcosa di inquietante. O siamo noi che la pensiamo male?

 

di Sergio Cararo - Contropiano

 

L’obiettivo di militarizzare l'”emergenza Covid” e la Protezione Civile non poteva avverarsi se non con un governo di “unità nazionale”, come quello comandato da Draghi. Tanto è vero che questa scelta è stata salutata con grandi fanfare anche da Salvini e dalla Meloni.

Da adesso sarà il generale Francesco Paolo Figliuolo il nuovo Commissario straordinario per l’emergenza Covid al posto di Domenico Arcuri.

E’ stato direttamente il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, a nominare il Generale di Corpo d’Armata come Commissario all’emergenza rimuovendo e ringraziando Arcuri a nome del Governo “per l’impegno e lo spirito di dedizione con cui ha svolto il compito a lui affidato in un momento di particolare emergenza per il Paese”.

Questa nomina fa seguito, e “completa”, quella di Fabrizio Curcio – considerato uomo di fiducia dell’ex capo della polizia Gabrielli, alla guida della Protezione Civile, al posto di Angelo Borrelli.

Così dopo aver messo “uno del mestiere” come Gabrielli alla funzione di controllo di Palazzo Chigi sui servizi segreti (funzione per consuetudine istituzionale riservata ad un civile cioè alla politica, ndr), adesso Draghi ha piazzato un militare come commissario straordinario all’emergenza sanitaria.

 

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Il Generale Francesco Paolo Figliuolo, ha ricoperto numerosi incarichi nell’Esercito, sia a livello di interforze che a livello internazionale. In questo secondo ambito è stato Comandante del Contingente militare italiano in Afghanistan, nell’ambito dell’operazione ISAF/Nato e Comandante delle Forze NATO in Kosovo (settembre 2014 – agosto 2015).

Insomma un alto ufficiale con il pedigree perfetto per rappresentare l’atlantismo rivendicato da Draghi nel suo discorso di insediamento.

Inoltre ha ricoperto anche l’incarico di Capo Ufficio Generale del Capo di Stato Maggiore della Difesa e dal 7 novembre 2018 è il Comandante Logistico dell’Esercito. Quest’ultimo incarico sembra essere quello che ha spianato la sua nomina a commissario straordinario.

Tale decisione sembra rispondere ai desiderata manifestati anche da alcuni ambienti finanziari – ben linkati con Draghi – che in questi giorni hanno invocato la militarizzazione per far fronte alla pandemia di Covid. “Il Paese è vittima di una direzione politica insicura, sia a livello nazionale che a livello regionale, quando sarebbe necessaria una sorta di “militarizzazione civile” degli italiani, dando a tutti un quadro semplice, comprensibile di cosa non si deve fare”,  ha scritto ad esempio il quotidiano Milano/Finanza.

In realtà il giornale della finanza milanese aveva in mente un esperto di malattie infettive, magari con pieni poteri, ma quando evochi la militarizzazione non puoi sorprenderti se poi ti arriva invece proprio un militare nella cabina di regia.

Questo scenario era stato ben intuito da un osservatore attento come Antonio Mazzeo, le cui considerazioni in merito abbiamo recentemente pubblicato anche sulle pagine del nostro giornale.

Adesso la cabina di comando sulla pandemia non è più nella mani del “manager” dall’eloquenza lenta come Arcuri, ma di un generale con esperienza di guerra (Afghanistan), di conflitti a bassa intensità (Kosovo) ma anche di comando logistico dell’Esercito.

Non è comunque affatto detto che un generale sappia funzionare meglio di un civile. Soprattutto in materia di sanità un po’ tutti ricordano la figura barbina fatta dall’ex generale dei carabinieri Cotticelli nominato commissario straordinario della sanità in Calabria, uno che neanche sapeva di essere il responsabile del piano pandemico in quella regione.

Eravamo poi rimasti con la convinzione che, in alcune occasioni (ma solo in alcune occasioni), il “rosso vincesse sull’esperto”, ossia che la guida politica fosse in grado di padroneggiare la “competenza tecnica”. Ma ora ci troviamo di fronte ad un serio cambio di paradigma: lì dove ci si aspettava la nomina di un competente vero (cioè un sanitario con esperienza di pandemie) è stato invece nominato un generale.

Neanche negli Stati Uniti, ai vertici della FEMA – che è una organizzazione che dispone di pieni poteri durante le emergenze – è mai stato nominato un militare.

Non abbiamo ancora visto all’opera il Gen. Figliuolo sull’emergenza pandemica, per cui è prematuro giudicarlo sui fatti. Diciamo però che dopo la nomina del dott. Gabrielli alla delega sui servizi segreti,  l'”impostazione strategia” mostrata da Draghi anche con questa nomina ha un qualcosa di inquietante.

O siamo noi che la pensiamo male?

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