Le città statunitensi in stato di allerta nei giorni dell’attacco contro l’Iran
“In seguito al coraggioso (sic!) attacco militare degli Stati Uniti contro gli impianti nucleari iraniani, il governatore del Texas Greg Abbott ha adottato misure rapide per rafforzare la sicurezza nello Stato”.
Ambasciator non porta pena, noi ci siamo limitati a citare l’incipit di un articolo pubblicato lo scorso 22 giugno da una testata a stelle e strisce, e riguardo all’aggettivo coraggioso consentiteci di risparmiare ogni commento.
Le misure di sicurezza, secondo quanto ripreso dall’autore del pezzo, avrebbero riguardo i luoghi ad alto rischio, mobilitando le forze di polizia e sicurezza, per garantire maggiore vigilanza in un momento giudicato critico, pur precisando – bontà loro – che al momento mancavano ragioni di preoccupazione e dissertando perfino di un “eccesso di cautela”.
Le misure hanno fatto seguito agli attacchi statunitensi contro i principali impianti nucleari iraniani di Fordow, Natanz ed Esfahan, volte a frenare le “ambizioni nucleari” dell’Iran, smentite dalla stessa AIEA. Inutile aggiungere che il governatore texano Abbot si è schierato senza se e senza ma con la decisione del presidente Trump di avviare l’incursione.
E non finisce qui, perché se qualcuno potrebbe dire che la comune appartenenza politica possa spiegare una simile presa di posizione circa pericolo giudicati, a quanto pare dalla stessa amministrazione texana, non contingenti, anche in stati o città a guida democratica si è assistito a dinamiche del tutto similari.
Vedasi, per esempio, le analoghe misure e decisioni adottate a New York e Washington D.C., messe in stato di massima allerta dopo gli attacchi aerei statunitensi dello scorso sabato, al pari del sindaco di Los Angeles, Karen Bass, che ha parlato di un costante monitoraggio contro qualunque minaccia alla sicurezza pubblica. E si potrebbe continuare a lungo.
Una cosa, però, sfugge alla comprensione logica. Se la minaccia non esisteva, perché condurre questi “coraggiosi” attacchi? Se l’Iran non rappresenta una minaccia così importante, perché mettere sul chi vive i cittadini delle principali metropoli d’Oltreoceano? A meno di non voler credere alla calata dei barbari, pronti ad arrivare non solo a Lisbona, ma a varcare l’Oceano, oppure immaginare il ritorno dei pericolosi terroristi, magari tra coloro che non ancora si fossero insediati in qualche edificio governativo
A noi sembra che creare un clima di tensione e paura sia un film già visto, e conosciamo bene il finale.