L’industria della morte dalla Colombia all’Afghanistan

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L’industria della morte dalla Colombia all’Afghanistan

Samuel Moncada, ambasciatore del Venezuela all’Onu, ha denunciato presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite la persistenza di “una rete transnazionale del crimine organizzato, composta da mercenari colombiani e statunitensi che hanno perpetrato atti di terrorismo, omicidio o tentato omicidio di presidenti, come nel caso di Haiti e del Venezuela”. Moncada è tornato così a mettere l’accento su un’industria della morte su vasta scala, una macchina internazionale di assassini su commissione, di mercenari, che hanno nella Colombia una delle fonti più abbondanti di manodopera, esportata in tutto il mondo.

Oggi esiste un mercato globale legato all’appalto della sicurezza che raggiunge circa 400 miliardi di dollari e interessa principalmente Stati Uniti, Israele, Gran Bretagna e paesi del Commonwealth, Francia e paesi francofoni. Più recente l’ingresso della Cina (dove, però, le imprese private per la sicurezza dipendono dallo Stato), e della Russia.

Le società militari e quelle della sicurezza privata (Private Military and Security Companies -PMS’Cs -) prevedono tre tipologie di contractors: Combattente legittimo, Civile al seguito delle Forze Armate, oppure Civile, definite dal tipo di impresa che li ha ingaggiati. Dagli Stati Uniti all’Europa, il crescente peso del complesso militare-industriale nell’economia globale capitalista crea però il cosiddetto effetto “revolving doors”: l’intreccio tra interventi militari e “antiterrorismo”, guerre commerciali e politiche, con relativi passaggi di ruoli direttivi dalle forze armate alle grandi società e agli incarichi pubblici, e viceversa. Un ibrido che si rispecchia anche nell’opacità di indirizzo delle PMS’Cs.

Le principali PMS’Cs, soprattutto dedite alla protezione della proprietà privata e a compiti di addestramento degli eserciti nei paesi occupati, come Iraq o Afghanistan, sono di origine europea o statunitense. La manovalanza mercenaria, però, viene reclutata soprattutto in America Latina o nei paesi che hanno vissuto lunghi conflitti armati, specialmente nel continente africano: perché sono più a buon mercato, a differenza del personale Usa e europeo proveniente di solito dai corpi speciali e dagli eserciti più competitivi a livello tecnologico e di intelligence.

Il primo posto nel campo della difesa e della sicurezza, in America Latina, è occupato dal Brasile, dove il settore rappresenta circa il 4% del Pil, più o meno pari a 50.000 milioni di euro, e dà lavoro a oltre 60.000 persone. La spesa militare del Brasile, in crescita dopo l’arrivo di Bolsonaro, è d’altronde la più alta della regione (circa 30.000 milioni di euro), quasi tre volte di più del secondo paese latinoamericano, la Colombia, che spende circa 11.000 milioni di euro.

 

In America Latina, secondo un rapporto del Centro para el Control Democrático de las Fuerzas Armadas de Ginebra (DCAF), già nel 2017 le imprese di difesa e di sicurezza privata erano oltre 16.000 e conoscevano un aumento esponenziale, dando lavoro a più di 2,4 milioni di persone. Un mercato che in Colombia, in 10 anni è cresciuto del 126%, mentre in Cile è aumentato del 50% in 5 anni. Moncada ricorda che, in Colombia, nel 2014 esistevano oltre 740 compagnie private per la sicurezza. Nel 2018, il mercato valeva 11 miliardi di dollari. Per il 2024, si prevede che arriverà a 47 miliardi di dollari.

Oggi, in Colombia, Brasile e Messico, per un membro delle forze dell’ordine vi sono 4 guardie per la sicurezza privata, e in paesi come il Guatemala o l’Honduras, il rapporto può essere di 1 a 7. C’è inoltre da calcolare che molti poliziotti fanno il doppio lavoro, sia per lo Stato che per le imprese private.

I mercenari colombiani provengono dall’eccedenza di manodopera allenata per l’interminabile guerra civile, che data dal 1948, quando venne ucciso il leader liberale Eliecer Gaitán. Ogni anno tra 10-15.000 soldati si congedano, e un elevato numero di loro va ad alimentare il mercato mercenario internazionale, giacché la loro pensione è di 400 dollari al mese, mentre un contractor può guadagnare fino a 200.000 dollari annuali esentasse.

 I mercenari sono sempre esistiti, ma le imprese private per la sicurezza hanno cominciato a diffondersi dopo la Seconda guerra mondiale e sono cresciute nel corso dei processi di decolonizzazione che si sono prodotti negli anni Sessanta e Settanta come strumento usato dalle antiche potenze coloniali per salvaguardare i propri interessi.

Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, le PMS’Cs sono diventate sempre più un elemento consustanziale all’economia di guerra e alla strategia del “caos controllato”, utile ai processi di “balcanizzazione” del mondo messi in atto dall’imperialismo nordamericano e dai suoi alleati.

La globalizzazione capitalista ha costituito l’occasione per molti governi neoliberisti di privatizzare sempre più sia l’industria del controllo e dell’ordine pubblico all’interno, sia gli interventi militari all’estero nelle guerre per procura che evitano ai governi imperialisti di pagare un prezzo elevato in termini di soldati morti negli attacchi di terra, e le reazioni di rigetto nell’opinione pubblica come ai tempi della guerra del Vietnam.

Le PMS’Cs non hanno bisogno di autorizzazione parlamentare, possono rapidamente operare in ogni parte del mondo senza alcun intoppo burocratico, e il peso della loro morte di contractor in patria non è certo paragonabile a quella dei soldati.

Le lobby che sostengono le PMS’Cs all’interno del complesso militare-industriale, le presentano come un risparmio per i governi e per i contribuenti, perché hanno un costo intermittente e forniscono servizi a prezzi inferiori. Erik Price, ed ex capo della compagnia Blackwater, che ha erogato servizi bellici alla Cia e al dipartimento di Stato Usa sia in Afghanistan che in Iraq, ha proposto a Trump di privatizzare la guerra in Afghanistan, appunto, per ridurne i costi e 5 miliardi di dollari annuali rispetto ai 50 che Washington spendeva in media. Il minor investimento militare di Obama in politica estera, ha fatto d’altronde registrare un incremento stellare dei contractors nelle missioni all’estero. Una tendenza destinata a crescere anche nell’attuale situazione in Afghanistan e in Iraq.

Oggi, queste imprese offrono i propri servizi a oltre 100 paesi. Servizi diversificati, che vanno dalla presenza nei teatri di guerra alla protezione delle grandi multinazionali come Shell o Coca Cola, alla gestione delle carceri private, alla sicurezza delle ambasciate o a quella delle Ong, e anche a quella del personale Onu. Attività tradizionalmente svolte dalla polizia e dall’esercito, ma sempre più subappaltate perché confinate in una zona grigia sul piano giuridico, che vieta molti imbarazzi ai governi neoliberisti avvezzi alla retorica sui “diritti umani” (ma sempre in casa d’altri). Gli esempi non mancano, basta ricordare il caso della Spearhead Ltd di Yair Klein, ex militare israeliano che compare nelle inchieste come addestratore dei sicari del cartello di Medellin di Pablo Escobar e dei paramilitari che formeranno gli assassini delle AUC colombiane.

Il senatore progressista colombiano, Gustavo Petro, ha denunciato che gli assassini del presidente haitiano Juvenel Moise erano stati contrattati da una delle imprese che ha fornito il software per le elezioni in Colombia: comprese le consultazioni per il referendum sugli accordi di pace, che hanno dato la vittoria al No a ottobre del 2016. Secondo il senatore, si tratta di firme legate ai circoli uribisti di Miami. Dalle indagini seguite all’assassinio del presidente haitiano, è stato accertato il coinvolgimento della CTU Security, registrata come Counter Terrorist Unit Federal Academy LLC, con sede en Doral Beach, Miami, e diretta dall’oppositore venezuelano Antonio Enmanuel Intriago Valera.

Secondo gli inquirenti haitiani e colombiani, la Ctu security ha contrattato gli ex militari colombiani Duberney Capador e Germán Rivera, i quali si sono incaricati poi di reclutare il resto dei mercenari. Da Miami, gli avvocati di Intriago hanno detto che il loro assistito è rimasto “vittima di uno schema per la presa del potere ad Haiti”. La compagnia sarebbe stata assunta per prestare servizi di sicurezza a un progetto di infrastruttura “umanitario” ad Haiti. In corso d’opera, sarebbe stata informata che la missione aveva “cambiato direzione” e che i mercenari contrattati avrebbero dovuto accompagnare un giudice e personale di polizia a consegnare al presidente Moise un mandato di arresto. Appartenevano a imprese per la sicurezza privata statunitense anche i mercenari contrattati a Miami dall’autoproclamato presidente a interim Juan Guaido, per invadere il Venezuela con l’operazione Gedeon.

Geraldina Colotti

Geraldina Colotti

Giornalista e scrittrice, cura la versione italiana del mensile di politica internazionale Le Monde diplomatique. Esperta di America Latina, scrive per diversi quotidiani e riviste internazionali. È corrispondente per l’Europa di Resumen Latinoamericano e del Cuatro F, la rivista del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV). Fa parte della segreteria internazionale del Consejo Nacional y Internacional de la comunicación Popular (CONAICOP), delle Brigate Internazionali della Comunicazione Solidale (BRICS-PSUV), della Rete Europea di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e della Rete degli Intellettuali in difesa dell’Umanità.

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