L'occupazione turca e i suoi mercenari bloccano da 8 giorni il flusso di acqua potabile a 1 milione di persone nella Siria nord-orientale
L'occupazione turca ed i suoi mercenari presenti nelle campagne della città di Ras al-Ain continuano a paralizzare il funzionamento dell'impianto di Aluk, tagliando così l'acqua potabile alla città di Hassaka per l'ottavo giorno consecutivo, minacciando di sete di un milione dei cittadini all'ombra della forte diffusione del nuovo coronavirus.
In una dichiarazione al corrispondente dell'agenzia SANA, il direttore dell'istituto idrico di Hassaka, Ing. Mahmoud al-Oklah, ha affermato che gli sforzi per mettere in funzione l'impianto idrico di Aluk non hanno avuto successo fino ad ora, mentre continua la sofferenza della popolazione all'ombra delle alte temperature e dell'aumento della richiesta di acqua, soprattutto dal momento che non c'è altra alternativa.
“Attualmente l'acqua potabile viene portata alla popolazione attraverso cisterne statali e ONG da sorgenti vicine come Nafasha, Tel Brak e Himma, poiché l'acqua dei pozzi scavati dalla popolazione locale non è adatta al consumo umano, ma solo per uso domestico ", ha aggiunto.
L'ing. Al-Oklah ha sottolineato che l'unica soluzione alla situazione idrica ad Hassaka è rimuovere l'occupante turco dell'impianto di Aluk e consegnarlo completamente ai lavoratori dell'istituzione, poiché le altre soluzioni sono temporanee e se il problema persiste rischierebbero la vita un milione di persone.
Il taglio dell'acqua e l'estorsione praticata dall'occupante turco nella regione è considerato un crimine contro l'umanità nei confronti di un milione di persone che vivono lungo l'acquedotto che va da Aluk ad Hassakahe ai suoi comuni.
Il geologo Aziz Mikhail, esperto di questioni idriche, ha affermato che la centrale di Aluk è attualmente essenziale e deve essere rimessa in funzione e l'occupante turco rimosso, poiché la realizzazione di progetti alternativi richiederebbe tempo.
Mikhail ha evidenziato la necessità di realizzare progetti all'ombra dell'occupante turco, suggerendo lo scavo di 10 pozzi nell'area di Tel Khalid nel comune di Amuda, e le acque della diga di al-Basil potrebbero essere rese potabili anche attraverso realizzazione di due impianti: uno per la decontaminazione e l'altro per la depurazione.