Maduro accusa: Il narcotraffico è la scusa. Gli USA vogliono invaderci per il petrolio
In un’intervista con Rafael Correa, il Presidente della Repubblica bolivariana del Venezuela Nicolás Maduro ha lanciato un severo monito: una consistente flotta navale statunitense è attivamente posizionata vicino alle acque venezuelane con il falso pretesto di combattere il narcotraffico.
Maduro ha precisato che questa forza comprende cacciatorpediniere, fregate e navi della Guardia Costiera, che stanno conducendo manovre che egli interpreta come una minaccia diretta e imminente. “In totale vi sono 8 navi con 1200 missili che puntano alla nostra testa”, ha dichiarato. Inoltre, ha negato con veemenza tutte le accuse degli Stati Uniti sul coinvolgimento del suo governo nel traffico di droga, definendole una totale invenzione, citando vari report di organizzazioni internazionali, tra cui l’UE, che smentiscono il coinvolgimento diretto del Venezuela e mostrano come le rotte principali del traffico di cocaina in America Latina passino per la Colombia. La marijuana, invece, è legalmente prodotta direttamente negli USA, che restano il principale consumatore finale.
Il vero obiettivo, sostiene Maduro, non è la droga, ma il controllo strategico delle vaste risorse naturali del Venezuela, comprese le più grandi riserve di petrolio del pianeta. Siamo dentro alla trama di un film di Hollywood già visto, in cui gli Usa provano a costruire l’immagine del nemico cattivo. Ha tracciato un parallelo diretto con l'invasione statunitense dell'Iraq, giustificata da presunte armi di distruzione di massa che non sono mai state trovate.
“Quello che sta facendo l'attuale governo degli Stati Uniti è una narrazione mendace per giustificare un'azione militare e iniziare una guerra in Sudamerica per un cambio di regime e per colonizzare il Venezuela”.
Secondo Maduro questa pressione militare è parte di una più ampia guerra ibrida, che combina dure sanzioni economiche, persecuzioni giudiziarie e una campagna mediatica per creare un pretesto per l'aggressione e, in ultima analisi, impadronirsi delle ricchezze della nazione.