Martin Jay - L'esclusione di Le Pen potrebbe rivelarsi il più grande errore esistenziale dell'UE
di Martin Jay* - Strategic-Culture
È stato definito il momento “Trump” di Marine Le Pen, ma il processo che ha condannato la leader dell'estrema destra, escludendola dalla possibilità di candidarsi alle prossime elezioni della Repubblica nel 2027, potrebbe rivelarsi il più grande errore esistenziale dell'UE nella sua intera storia. Non c'è nulla di paragonabile se lo si confronta con altre trovate antidemocratiche, come quella di far indire per la seconda volta i referendum in Francia e in Irlanda, visto che la prima volta non si è ottenuto il risultato sperato, o quella più recente di annullare le elezioni presidenziali in Romania, quando è emerso che un candidato anti-establishment avrebbe vinto al ballottaggio.
La trovata della Le Pen quasi certamente si ritorcerà contro e produrrà un risultato che non era affatto nelle intenzioni sia dell'élite di Parigi che dei vertici di Bruxelles. La Le Pen guadagnerà ancora più sostenitori mettendo in ginocchio l'establishment politico quando lo slancio trumpiano negli Stati Uniti che ha portato alla vittoria di Donald si ripeterà in modo convincente in Francia.
Il processo contro di lei è una farsa a molti livelli, ma soprattutto a causa dell'ipocrisia dell'UE. Il Parlamento europeo è un concentrato di deputati corrotti che operano al di fuori delle regole e in molti casi abusano del sistema di spese. Tuttavia, l'OLAF, l'autorità antifrode che governa a Bruxelles, ha storicamente l'abitudine di indagare solo sugli eurodeputati di estrema destra per irregolarità nelle spese, ma fallisce clamorosamente nell'estendere la sua indagine a coloro che rappresentano l'establishment. Il padre della Le Pen è stato vittima della stessa bravata e quindi la storia si ripete.
La sentenza pone quasi certamente fine al suo tentativo di sostituire Emmanuel Macron come presidente della Francia alle elezioni del 2027, dove potrebbe essere la vincitrice, visto quanto ci è andata vicina nelle scorse elezioni presidenziali.
Secondo quanto riferito, il giudice ha dichiarato che Le Pen è stata “al centro” di uno schema di appropriazione indebita di fondi UE per pagare il personale del partito.
È probabile che la Le Pen ricorra in appello, il che significa che la pena detentiva di quattro anni e la multa saranno sospese, ma il divieto è stato applicato immediatamente e ovviamente solleva una serie di interrogativi sulla possibilità di vincere l'appello e candidarsi alla presidenza.
Tuttavia, potrebbe semplicemente approfittare della decisione per promuoversi ulteriormente dal punto di vista politico, portando probabilmente a un conflitto civile in Francia. La sentenza è un enorme autogol per l'élite al potere in Europa, poiché sicuramente aumenterà ulteriormente la popolarità della Le Pen, il che porrà all'establishment ulteriori problemi da risolvere se vogliono bloccarne l'ascesa politica.
Quasi subito dopo l'annuncio della sentenza, diversi leader populisti in Europa hanno capito la situazione e le hanno dato pieno sostegno, in particolare l'Ungheria e l'Italia.
Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio italiano, ha dichiarato che la decisione è una “dichiarazione di guerra da parte di Bruxelles” e che “chi teme il giudizio degli elettori spesso trova rassicurazione nella sentenza dei tribunali”.
“A Parigi hanno condannato Marine Le Pen e vorrebbero escluderla dalla vita politica. Un brutto film che stiamo vedendo anche in altri Paesi come la Romania” ha aggiunto.
E il vicepremier italiano non ha usato mezzi termini contro coloro che, secondo lui, sono dietro lo stratagemma sia a Parigi che a Bruxelles.
“Quella contro @MLP_officiel è una dichiarazione di guerra da parte di Bruxelles, in un momento in cui gli impulsi bellicosi di von der Leyen e Macron fanno paura”. Bruxelles si dà ancora una volta la zappa sui piedi e si presenta come una superpotenza totalitaria determinata a rimanere al potere anche a costo di distruggere se stessa e l'economia degli Stati membri dell'UE. La Le Pen si è arrabbiata il giorno dell'udienza e ha abbandonato il tribunale prima che il giudice finisse di leggere la sentenza, ma sarà più felice di vedere la reazione del popolo francese quando si accorgerà della sentenza.
(Traduzione de l'AntiDiplomatico)
*Martin Jay è un pluripremiato giornalista britannico residente in Marocco, dove è corrispondente del Daily Mail. In precedenza ha raccontato la Primavera araba per la CNN e per Euronews. Dal 2012 al 2019 ha lavorato a Beirut per diverse testate internazionali, tra le quali BBC, Al Jazeera, RT, DW, oltre ad aver collaborato come freelance con il Daily Mail britannico, il Sunday Times e TRT World. La sua carriera lo ha portato a lavorare in quasi 50 Paesi dall'Africa, dal Medio Oriente e dall'Europa per una serie di importanti testate giornalistiche. Ha vissuto e lavorato in Marocco, Belgio, Kenya e Libano.