Marx e l'ecologia
di Alessandra Ciattani
Vi sono numerosi ambientalisti che in buona fede continuano a presentare il pensiero di Karl Marx come completamente alieno dalla crisi ecologica e insistono nel presentarlo come un rozzo economista, entusiasmato dal produttivismo e per questo in certi casi persino elogiatore del sistema capitalistico.
Eppure al centro del suo pensiero sta il concetto di totalità, che applicato all’analisi dialettica della “formazione economico-sociale”, mostra che il suo interesse va a tutte le istanze della vita sociale e soprattutto alla complesse e contraddittorie relazioni che esse intrattengono tra di loro. In particolare, in questo caso, la relazione tra produzione e degrado ambientale. Purtroppo l’assenza di tale concetto di totalità conduce alla convinzione che i problemi strutturali di un sistema si possano risolvere con riforme, con interventi parziali, miglioramenti di alcuni suoi aspetti, mentre la vera soluzione sta nella sostituzione del sistema stesso. Inoltre, non auspicando questa drastica soluzione, ci vogliono convincere che siamo noi i colpevoli di questa catastrofe e tutti i giorni, magari non usando più le borse di plastica o impiantando un pannello solare, potremo dare il nostro piccolo contributo a una soluzione a questo drammatico problema.
In tutt’altra logica il video illustra in maniera semplice ma profonda la contraddizione fondamentale del capitalismo che sta alla base della gravissima crisi ecologica, che certamente le attuali guerre non posso che peggiorare. Questa contraddizione è incarnata nell’essenza stessa del capitalismo, il cui obiettivo è costituito dalla crescita infinita, da cui scaturisce la valorizzazione infinita del capitale, che però si realizza in un pianeta che ha risorse finite. Quest scelta economico-politica ha prodotto la rottura del rapporto metabolico uomo/natura, la quale si basa sul fatto che il capitalista non si preoccupa dei costi distruttivi della produzione di ogni tipo di merce e li scarica semplicemente su di noi e sull’ambiente circostante, che risulta sempre più contaminato fino a diventare invivibile. D’altra parte, il capitalista non può fare a meno di comportarsi così, perché se non lo facesse le sue merci sarebbero più care e suoi concorrenti lo sconfiggerebbero. Il risultato finale di questi processi è la feticizzazione della merce, posta al di sopra di tutto, e l’alienazione: è il lavoratore è separato ha ciò che ha prodotto, che appartiene al capitalista, allo stesso tempo è separato dalla natura, che non è più il grembo che lo accoglie, ma il nemico da cui bisogna estrarre tutte le risorse. La conclusione dell’intero ragionamento è che il capitalismo verde è del tutto impossibile e contraddittorio.