Per i media mainstream era morto nel 2022. Il generale Mordvichev guida le forze russe
di Fabrizio Verde
Il generale Mordvichev non è mai morto: la nomina a capo delle Forze russe svela l’ennesima bufala dei media mainstream italiani, tra cui non poteva mancare l’ineffabile Open.
A distanza di anni, arriva la smentita definitiva: il generale russo Andrei Mordvichev è vivo e anzi, è stato appena nominato Comandante in Capo delle Forze di Terra delle Forze Armate russe, come riportato da fonti ufficiali russe, dall’agenzia internazionale Reuters (notizia del 16 maggio 2025) e persino da un media come il Kyiv Independent, schierato con il governo ucraino e quindi non imputabile di alcuna simpatia per Mosca.
La notizia, ormai consolidata, dà il colpo di grazia a un’altra clamorosa bufala mediatica orchestrata nel marzo 2022 da gran parte dei media italiani, tra cui Il Fatto Quotidiano, l’agenzia ANSA, Il Corriere della Sera, Rai News e soprattutto Open, portale presentato come campione del fact checking ma che ha diffuso una notizia palesemente infondata, senza alcun controllo serio né tantomeno verifica su fonti attendibili.
Secondo quanto riferito da Reuters, Mordvichev ha sostituito Oleg Salyukov, comandante in carica dal 2014, nominato ora vice-segretario del Consiglio di Sicurezza russo. Il generale è stato insignito del titolo onorifico di “Eroe della Russia” da Vladimir Putin dopo aver guidato la presa di Avdiivka nell’aprile 2024.
Ma ancora più significativa è la conferma proveniente dal Kyiv Independent, che inquadrando Mordvichev come figura chiave nelle offensive russe, lo descrive pieno di vita e al comando durante l’assedio di Mariupol nel 2022, indicando che non solo non è mai morto, ma ha avuto un ruolo attivo e documentato nel corso del conflitto.
Questo particolare è fondamentale: un uomo che si diceva caduto in battaglia nell’inverno 2022 era in realtà protagonista di eventi bellici coevi o successivi e ora è salito ai vertici dell’esercito russo. Una contraddizione lampante rispetto a quanto asserito da molti organi di stampa italiani, che hanno dato la notizia della sua morte sulla base di comunicati ucraini non verificabili, senza mai effettuare controlli incrociati o confrontarsi con fonti russe.
Oggi, a distanza di anni, quegli stessi media ovviamente tacciono. Nessuna smentita, nessun articolo di correzione, nessun atto di responsabilità. Solo silenzio. Un silenzio che parla chiaro.
Open e la tecnica della “bufala condizionale”
Tra tutti i media citati, merita un discorso a parte Open, che si presenta come paladino dell’informazione “responsabile”, ma che in questa occasione ha semplicemente contribuito alla diffusione di una fake news allineata alla narrazione occidentale. Insieme agli altri mezzi di comunicazione mainstream italiani non hanno prodotto prove concrete, immagini verificate o dichiarazioni ufficiali russe prima di pubblicare la notizia della morte di Mordvichev.
Un esempio emblematico è il seguente passaggio apparso su Open:
"Come avvenuto ad esempio a Chornobaivka, che: «passerà alla storia della guerra», là dove l’esercito russo è stato respinto in diversi attacchi e dove sarebbe morto il quinto generale russo, Andrej Mordvichev, comandante dell’ottava Armata del Distretto Militare meridionale delle Forze armate della federazione russa: «Questo è un luogo in cui l’esercito russo e i suoi comandanti si sono mostrati completamente come sono: incompetenti, in grado di spingere semplicemente il loro popolo al massacro»".
Questo tipo di linguaggio non è altro che una formula dubitativa strumentale, una tecnica subdola e sempre più comune in un certo modo di fare giornalismo che ben conosciamo alle nostre latitudini: si usa il condizionale (“sarebbe morto”) per evitare accuse dirette di disinformazione, ma si inserisce la notizia falsa in un contesto retoricamente forte, che ne amplifica la circolazione come se fosse reale.
In altre parole: Open sapeva di non poter dimostrare la morte del generale, ma ha scelto comunque di pubblicarla, accompagnandola con giudizi polemici e moralistici – tratti da un discorso di Zelesnky rilanciato come verità assoluta – al fine di aumentarne la credibilità agli occhi del lettore.
La credibilità dei media mainstream è compromessa
Il caso Mordvichev non è isolato. È l’ennesimo esempio di come l’informazione italiana sia schierata, faziosa e spesso strumentalizzata da dinamiche geopolitiche ben superiori al giornalismo. Quando si parla di guerra, la fretta di lanciare notizie sensazionalistiche e funzionali alla propaganda occidentale, prevale sulla ricerca rigorosa della verità.
Servirebbe invece un giornalismo onesto, serio, autonomo, critico e libero da logiche di potere. Perché fino a quando i media continueranno a cavalcare la propaganda di un sistema occidentale unipolare ormai in disfacimento, non potremo mai fare affidamento su quanto viene apoditticamente affermato.