Prova a giustificare il golpe in Venezuela dal punto di vista legale. E non poteva che finire così...
di Fabrizio Verde
Oltre le fake news propalate per giustificare e cercare di dare un appiglio legale al colpo di Stato in corso d’opera in Venezuela con l’oppositore Guaidò autoproclamatosi presidente ad interim su ordine di Washington per rovesciare il governo guidato dall’unico e legittimo presidente Nicolas Maduro l’opposizione non ha argomenti.
In una trasmissione televisiva argentina dove si dibatteva della situazione venutasi a creare in Venezuela ne abbiamo avuta la prova plastica.
Adriana Flores, membro dei Difensori Attivi del Foro Penale venezuelano è rimasta senza argomenti e letteralmente senza parole in un programma televisivo in onda sul canale C5N, dove cercava di difendere l'auto-proclamazione come ‘presidente incaricato’ del deputato di estrema destra Juan Guaidó.
La giovane avvocato è stata contestata dall'ambasciatrice venezuelana Alicia Castro, che ha effettuato l’analisi dell'articolo 233 con cui l’opposizione intende giustificare l'azione del deputato di Voluntad Popular.
¡Vídeo VIRAL!
— ? Orlenys ???????? (@OrlenysOV) 27 gennaio 2019
(Abogada venezolana en Argentina, se queda SIN PALABRAS cuando le leen su propia Constitución)
Qué manera tan sencilla y CONTUNDENTE de tumbarle TODA LA FARSA a la oposición injerencista y golpista, nacional e internacional, sobre quién es Presidente en Venezuela. pic.twitter.com/z1TRCdFJBc
A quel punto la giurista venezuelana resta interdetta e senza parole per poi affermare che in Venezuela non c’è nessun presidente eletto, aggiungendo che il Nicolás Maduro «è un usurpatore». Senza però portare nessun argomento concreto in sostegno a questa tesi. Un po’ come agiscono stampa mainstream e politici occidentali, i quali si lanciano in ardite accuse contro Maduro, senza però riuscire a portare uno straccio di argomento concreto a sostegno di certe grottesche, oltre che gravi, accuse lanciate nei confronti di un presidente che nello scorso mese di maggio ha vinto le elezioni presidenziali con il 67% delle preferenze. In un’elezione dove nesun osservatore internazionale ha avanzato alcun dubbio circa la regolarità.