"Quando opporsi al genocidio è visto come radicale, il radicalismo diventa un imperativo morale"

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"Quando opporsi al genocidio è visto come radicale, il radicalismo diventa un imperativo morale"

 

 
di Caitlin Johnstone*
 
 
La cosa più stupida che ci viene chiesto di credere su Biden è che un politico che è stato un sionista entusiasta e un guerrafondaio ostinato per tutta la sua (fin troppo) lunga carriera politica abbia privatamente profonde remore morali sul genocidio che ha sostenuto incondizionatamente a Gaza.
 
Ogni volta che ascolto la canzone Hind's Hall provo sempre più disprezzo per tutti gli inutili e vuoti artisti famosi che si rifiutano di andare oltre e di fare qualcosa di concreto per una volta nella loro patetica vita.
 
I sostenitori di Israele sono così psicopatici che stanno gridando a pieni polmoni contro Biden per aver fatto una dichiarazione puramente simbolica volta solo a salvare la faccia. Dire che non darà a Israele le armi per annientare Rafah, nonostante l'abbia già rifornita di tutte le armi necessarie è emblematico.
 
Del resto, il Washington Post, citando un funzionario dell'amministrazione, ha scritto che "l'esercito israeliano ha abbastanza armi fornite dagli Stati Uniti e da altri partner per condurre l'operazione di Rafah qualora decidesse di mettere da parte le obiezioni degli Stati Uniti". Lo stesso lo ha confermato l'esercito israeliano, che ha dichiarato di possedere le armi sufficienti per procedere con l'invasione di Rafah e che i piani andranno avanti.
 
Un nuovo sondaggio di Data for Progress e Zeteo ha rilevato che la maggioranza dei democratici ritiene che Israele stia commettendo un genocidio a Gaza e che la repressione della polizia contro i manifestanti sia sbagliata. Cosa dire dunque dei sostenitori di Biden che credono che l'attuale presidente sia colpevole di genocidio?
 
Intanto il New York Times ha ricevuto un Pulitzer per la sua copertura scandalosamente screditata, faziosa e ampiamente derisa dei fatti di Gaza. La cerimonia di premiazione del Premio Pulitzer è ormai un triste consesso di propagandisti che si danno trofei tra di loro. Riceverne uno dovrebbe essere considerato un insulto da chiunque abbia una coscienza.
 
Ci sono poi i democratici della Camera che hanno salvato mercoledì il presidente dell'istituzione Mike Johnson dall'iniziativa della repubblicana Marjorie Taylor Greene volta a estrometterlo dalla carica per il suo sostegno alla legge di spesa per la terza guerra mondiale. È stata la prima volta nella storia degli Stati Uniti che una minoranza di uno dei due partiti è intervenuta per impedire al partito di maggioranza di rimuovere il proprio speaker, perché i democratici amano così tanto la guerra.
 
E poi ci sono i repubblicani, ancora più pazzi, che hanno promosso una legge per inviare i manifestanti universitari a Gaza (alla Camera) e un'altra proposta di legge (al Senato) per inserirli in una lista di "terroristi". 
 
Questo nuovo movimento di protesta sta mandando fuori di testa i "manager dell'impero", il che significa che sta funzionando e deve continuare. Quando opporsi al genocidio viene visto come radicale, il radicalismo diventa un imperativo morale.
 
Come se non bastasse, non siamo ancora usciti dalla situazione di tensione nucleare con l'Ucraina, e anzi la situazione sta diventando sempre più pericolosa. 
 
A causa degli avventati commenti di Londra che approvavano l'uso di armi britanniche per attaccare il territorio russo, Mosca ha formalmente avvertito che se ciò dovesse avvenire potrebbe attaccare direttamente le installazioni militari britanniche in Ucraina. 
 
La Russia ha anche annunciato che terrà esercitazioni per simulare l'uso di armi nucleari tattiche in risposta alle ripetute affermazioni del presidente francese Emmanuel Macron, secondo cui l'invio di truppe NATO in Ucraina per combattere direttamente la Russia è un'opzione ancora sul tavolo. Anche la Bielorussia, dove Mosca ha recentemente dispiegato armi nucleari, ha annunciato che condurrà esercitazioni per testare la propria preparazione alla guerra nucleare.
 
Ovviamente la guerra diretta tra la NATO e la Russia è uno scenario da incubo che deve essere evitato a tutti i costi per il bene di ogni organismo su questo pianeta, e ci siamo già troppo vicini.
 
Dobbiamo invertire la rotta e fermare questo impero maniacale prima che ci faccia ammazzare tutti.
 

*Articolo pubblicato sulla newsletter personale dell'Autrice. Traduzione de l'AntiDiplomatico


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