Referendum 8 e 9 Giugno. "Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso"
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di Michele Blanco
A tutti è chiaro che chi invita all’astensione ai 5 referendum dell’8 e 9 giugno prossimi, non piace la nostra Costituzione.
Questa opportunità del voto referendario sarà un’occasione storica, unica, per milioni di lavoratori, cittadine e cittadini di esprimersi direttamente su questioni che riguardano la loro condizione quotidiana sia materiale e che sociale. Solo questo è, chiaramente, un fatto di straordinaria, enorme rilevanza democratica e partecipativa.
Ricordiamo a tutti che l’attacco al lavoro, ai diritti dei lavoratori, forte esenza precedenti, in nome della libertà del mercato, degli ultimi 40 anni. Che ha portato oltre agli stipendi e salari più bassi tra le nazioni ricche alla perdita stessa della dignità del lavoro.
La grande e trionfante controrivoluzione reazionaria neoliberista si è potuta affermare, senza essere contrastata dai sindacati e dai partiti che si autodefiscono di sinistra, nel nostro Paese perché è riuscita a far passare, come altrove, i tre principi cardini, che dovevano festare intocabili della licenziabilità, precarietà e insicurezza del lavoro.
La vergogna più triste e dolorosa sono tre morti di media al giorno sul lavoro e di ben oltre 500 mila denunce d’infortunio all’anno.
Per quel che riguarda i licenziamenti, l’operazione che pone in essere il primo quesito è quella di ripristinare l’Art.18 per le aziende con più di 15 addetti. Ciò comporta il diritto alla «reintegra» nel posto di lavoro nei casi di licenziamenti ritenuti da un giudice, non dai lavoratori o dai sindacati, illegittimi cioè con motivazioni false e ingiustificate.
Si tratterebbe in caso di vittoria del SI di cancellare la possibilità dei licenziamenti facili che l’introduzione nel marzo 2015 del Jobs Act di renzi ha reso vergognosamente possibile. Oggi sono circa tre milioni e mezzo i dipendenti su cui grava la possibilità di essere licenziati senza nessun motivo, si tratta di un vero e proprio vuoto di tutela.
Il secondo quesito interviene sulle aziende fino a 15 addetti. In questo caso non si è potuto fissare il principio della «reintegra», ma se vince il SI viene tolto l’iniquo tetto delle sei mensilità in caso di licenziamenti illegittimi. Sarà un giudice del lavoro a decidere una misura equa dell’indennizzo a seguito di un licenziamento ritenuto ingiusto, che tenga conto, per gli oltre tre milioni e 700 mila lavoratori interessati, dei carichi familiari e dell’età del lavoratore coinvolto.
Della precarizzazione si occupa il terzo quesito che vuole ripristinare nel caso di rapporto di lavoro a tempo determinato, che riguarda attualmente due milioni e 300 mila persone, la «causale obbligatoria» sin dall’istaurarsi del rapporto, ribadendo così che la regola è il lavoro stabile a tempo indeterminato. Causali, è bene precisare, non discrezionali ma che siano quelle previste dalla legge e dai contratti collettivi vigenti. Ricordiamo che tra i primi atti dell’attuale governo Meloni è stato quello dell’abolizione delle causali, che servono esattamente a segnalare il carattere transitorio e sporadico del lavoro a termine.
Il quarto quesito tende a restituire responsabilità piena in tema di sicurezza all’impresa appaltante o committente, che al contrario, negli ultimi decenni ha teso a scaricare in basso, lungo i rivoli degli appalti e subappalti. Il meccanismo degli appalti da che era un modo per selezionare specializzazioni e competenze specialistiche è divenuta una gravissima e insana corsa al massimo ribasso dei costi e allo scarico di responsabilità dei «rischi specifici», a completo detrimento della tutela di milioni di lavoratrici e lavoratori.
I 4 referendum sul lavoro, rappresentano un attacco di un modello di produzione e d’impresa ingiusto e malato che ci ha voluti potenzialmente tutti precari, licenziabili, mal retribuiti, ricattabili e soprattutto a rischio sin dalle aule scolastiche. In tanti, troppi, lavoratori escono all’alba, per lavorare, per non farvi più ritorno e non si sa mai di chi sia stata la colpa.
Ricordiamo i morti di Suviana, Toyota, Brandizzo, Calenzano, Casteldaccia, Ercolano e di tutte le migliaia di vittime innocenti del lavoro.
A tutti gli indecisi, i dubbiosi i riluttanti se vince il si ai 4 referendum il lavoro sarà più stabile, sarà meno precario, sarà più sicuro, insomma sarà più libero. Questa occasione non va sprecata in caso contrario vivremo, sempre piu, in una società ingiusta, dove la stragrande maggioranza della popolazione italiana vivrà sempre meno tutelata.