Russia: chi è davvero il principale oppositore politico di Putin?
Aleksej Naval'nyj, attivista e blogger russo di origini ucraine di posizioni nazionaliste e liberali, ha fatto discutere il mondo intero per le sue posizioni contro Putin e per le sue vicende giudiziarie.
In Italia il quotidiano La Stampa è arrivato addirittura definito il “Mandela russo”, dimenticandosi che in un suo precedente articolo del 2012 lo aveva invece etichettato come “Il blogger xenofobo che unisce la piazza contro lo zar Putin”.
Ma tralasciando il fatto che sia stata la stessa Amnesty International a ritirare a Naval'nyj la designazione di “prigioniero di coscienza” per via dei suoi video e delle sue dichiarazioni pro-nazionaliste fatte in passato che costituirebbero incitamento all'odio, (Fonte: https://www.bbc.com/news/world-europe-56181084) ), la cosa che vorremmo portare all'attenzione dei lettori, in questa sede, non è il contenuto politico dell'attività di Naval'nyj, né entrare nel merito delle vicende giudiziarie che lo coinvolgono, ma affrontare il modo in cui la stampa si approccia alla sua figura.
Partiamo dall'espressione tanto più sbandierata, quanto facilmente smentibile: la quasi totalità dei mezzi di informazione parlando di Naval'nyj, infatti, è solita definirlo come “il principale oppositore politico di Putin”.
La realtà però, dati alla mano,è ben diversa: chiunque abbia una minima dimestichezza con internet con delle semplici ricerche, potrà constatare che la fama politica di Naval'nyj, è assai maggiore all'estero che in patria.
L'apice del proprio percorso elettorale è stato raggiunto nel 2013 quando con 643.771 voti e il 29,24% delle preferenze espresse, ha ottenuto il secondo posto ottenuto nella corsa a sindaco di Mosca.
Estendendo l'analisi a livello nazionale ha sostenuto formazioni politiche che raramente si sono discostate da percentuali superiori al 2%.
In tempi recenti, nel 2018 alle elezioni presidenziali ha sostenuto Ksenija Sob?ak di Iniziativa Civica attestatasi al'1,68%.
In un sondaggio dall'Istituto demoscopico indipendente Levada, che non può essere sicuramente additato di rientrare nelle grazie presidenziali, condotto dal 29 gennaio al 2 febbraio 2021 su un campione rappresentativo tutto russo della popolazione urbana e rurale, di 1616 persone di età pari o superiore a 18 anni in 137 centri, in 50 regioni della Federazione Russa, otteneva il gradimento solo del 5% del campione intervistato (Fonte: https://www.levada.ru/en/2021/02/08/the-return-of-alexey-navalny/).
Sempre a febbraio dello stesso anno invece il livello di disapprovazione delle sue attività era tra i russi del 56%
In un altro sondaggio pubblicato nell'aprile di quest'anno quasi la metà degli intervistati (48%) ritiene che la decisione del processo ad Alexei Navalny sia stata giusta, mentre solo il 29% è di parere contrario (Fonte: https://www.levada.ru/en/2021/04/16/the-decision-of-the-trial-of-alexey-navalny/).
Insomma se è vero che nemo propheta acceptus est in patria sua è altrettanto palese che la figura di Navalny sia accreditata più presso le ambasciate politiche estere e nei media stranieri che non tra la popolazione russa.
Ma statistiche alla mano, il dato politico che sistematicamente viene omesso è che quello che con molta probabilità è il principale partito di opposizione a Russia Unita (la compagine politica che sostiene Putin) è il Partito Comunista della Federazione Russa che nelle elezioni parlamentari del 2011 e del 2016 si è attestata rispettivamente sulle seguenti percentuali di voto: 19,2% e 13,34%.
Nelle presidenziali del 2018, il proprio candidato dell'epoca, Pavel Grudinin è stato il secondo per preferenze con 8.659.20 voti e una percentuale dell' 11,77 %.
Nelle elezioni parlamentari alla Duma di Mosca del 2019, tenutesi il 13 settembre, per l'elezione dei 45 deputati il Partito Comunista della Federazione Russa è stato quello che ha ottenuto più voti , ossia 499.643, il 31,40%.
(Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_alla_Duma_di_Mosca_del_2019).
Nonostante i risultati elettorali, nonostante incalzi Putin sul tema della nazionalizzazione degli asset produttivi, sul contrasto alle oligarchie e abbia portato in piazza migliaia di russi contro la riforma dell'età pensionabile (fonte: https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2018/09/02/russia-proteste-contro-riforma-pensioni_1d3cd8ec-2936-42c9-b3c8-3cc79470d98e.html), evidentemente il partito in questione non si presta essere funzionale nella ricostruzione eteroindotta dell'opposizione alternativa alla leadership di Putin.
E nemmeno abbiamo assistito a proclami di solidarietà da esponenti europei o statunitensi verso il Partito Comunista nonostante lo stesso abbia denunciato pubblicamente in più occasioni sui social tramite i propri account e quelli del segretario Zyuganov la repressione giudiziaria dei propri militanti ed esponenti. Denunce messe nere su bianco anche nei documenti congressuali (https://gazeta-pravda.ru/issue/46-31106-30-aprelya-2021-goda/xviii-sezd-kprf-v-dokumentakh-i-materialakh/).
Insomma dovrebbe saltare evidentemente agli occhi anche agli osservatori meno attenti come alcuni personaggi vengano mediaticamente “pompati dall'esterno” per destabilizzare e far pressioni a una politica non allineata come quella della Russia attuale, mentre costantemente vengono oscurati e tenute opportunisticamente nell'ombra forze politiche di rilievo come quella guidata da Zyuganov, evidentemente non in sintonia con i programmi economici e le mire geopolitiche atlantiste.
(Versione dei tweet tradotti attraverso Google)