Slai Cobas. Referendum: SI o NO, un'inutile farsa che non serve ai lavoratori

Slai Cobas. Referendum: SI o NO, un'inutile farsa che non serve ai lavoratori

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Il coordinamento provinciale di Napoli dello Slai Cobas, unico negli ultimi decenni a lottare senza ipocrisie contro la Fiat, si esprime con una "dura e opportuna presa di posizione" in merito al prossimo Referendum sul taglio dei parlamentari.
 
In merito, Mara Malavenda, del coordinamento nazionale dello Slai cobas, ha dichiarato: "Quegli stessi che in questi anni hanno sostanzialmente sottratto i diritti e le tutele ai lavoratori stravolgendo tra l' altro l' inderogabile 'Principio Lavorista' - principio fondativo e incardinate della Costituzione italiana - oggi alimentano l' "ammuina referendaria" dei SI e dei NO nella strumentale logica gattopardesca del cambiare tutto per non cambiare niente.
 
Nel suo comunicato il sindacato di base ricorda che "quando si abbassano la democrazia e le garanzie nei luoghi di lavoro si abbassano anche i diritti sociali e quelli civili.
Si riempiono la bocca di democrazia e negano i diritti nei luoghi di lavoro."
 
Altro che referendum!
 
Segue comunicato.
 
Quando l’intero quadro politico-istituzionale, quelli del SI e quelli del NO, in nome di una presunta modernità neo-liberista si adopera al progressivo azzeramento della democrazia nei luoghi di lavoro e dell’insieme dei diritti sociali e civili mettendo il sistema economico in posizione dominante ed i lavoratori in inferiorità sociale e normativa;
 
Quando la precarietà sociale, data dai falsi piani industriali che si susseguono da decenni, abbassa la sicurezza economica degli operai e delle loro famiglie (come in FCA, ILVA, ALITALIA ecc...)
 
Quando le multinazionali esercitano una diretta influenza di Governo sui governicchi populisti dei singoli Stati inducendo frammentazione contrattuale, razzismo e contrapposizione sociale, generazionale e di genere;
 
Quando con le leggi Fornero, Jobs Act di Renzi e Decreto Dignità di Di Maio si azzerano i fondamentali diritti dei lavoratori per trasformare il lavoro in merce di valore inferiore alle merci stesse;
 
Quando la delegificazione dei diritti dei lavoratori a favore di quelli padronali è sostenuta dalla ‘contrattazione sindacale a perdere’ (per i lavoratori) appoggiata e fatta propria dai vari governi ‘più o meno gialli’ (dal colore dei sindacati di comodo sostenuti e foraggiati dal potere economico e dalle collegate lobby politico-clientelari);
 
Quando la progressiva mercificazione dei diritti dei lavoratori determina conseguenze devastanti sulla condizione delle donne italiane ed immigrate, costrette a pagare giorno dopo giorno prezzi sempre più alti nella moderna società capitalistica;
 
Infine, quando in Italia si viola sistematicamente il diritto antidiscriminatorio europeo in FCA e nel resto dei luoghi di lavoro sia privati che pubblici come certificato dalla stessa Corte di Cassazione con la prima sentenza del 2020 su ricorso Slai cobas, allora possiamo ben dire che la misura è colma !
L’annichilimento della democrazia all’interno dei rapporti sociali di produzione non solo viola quell’inderogabile “principio lavorista” su cui è incardinata la stessa Costituzione italiana, ma vanifica l’essenza stessa della democrazia in ogni sua rappresentazione.
 
Altro che farsa referendaria!
 
In un momento storico di grande debolezza dei lavoratori bisogna contrastare e ridimensionare lo strapotere padronale nei luoghi di lavoro. Oggi, parlare di democrazia significa mandare a gambe all’aria gli insidiosi contenuti normativi di ‘legge Fornero’, ‘ jobs act’ di Renzi’ e ‘decreto dignità’ di Di Maio, provvedimenti che consentono di fatto la copertura dei licenziamenti discriminatori sotto il camuffamento dei licenziamenti per motivi economici e/o di crisi di azienda ma di
fatto tendenti a colpire le convinzioni personali e/o ideologiche, l’appartenenza sindacale, di genere, di “razza”, le condizioni di salute, handicap, età, tendenze sessuali ecc...
 
Come sindacato stiamo realizzando l’obiettivo dato di ‘rompere le moderne catene del ricatto padronale’ per l’assoggettamento dei lavoratori. E questa è una rilevante questione di civiltà, prima ancora che sindacale e politica.
 

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