Thomas Piketty e il capitalismo finanziario

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Thomas Piketty e il capitalismo finanziario

 

di Michele Blanco

Per l'economista francese Thomas Piketty i maggiori problemi e ingiustizie nella distribuzione dei redditi nelle società contemporanee sono dovuti al prevalere nelle preferenze degli investitori per la speculazione finanziaria al posto degli investimenti nell'economia reale e produttiva.

Naturalmente questa preferenza deleteria degli investitori va anche a discapito della economia ambientale e delle energie alternative, che sarebbero senza ombra di dubbio il vero investimento per il futuro dell'umanità e del nostro pianeta.  

Il modo per capire il funzionamento del capitalismo speculativo finanziario attuale, secondo il pensiero di Piketty è studiare l’equazione che collega il rapporto capitale / reddito (β) moltiplicato per il tasso di rendimento del capitale (π) come risultato della quota rispetto al reddito (α). Secondo la formula a α = β × π, la quota di profitto è collegata al rendimento del tasso di capitale. Insomma il rapporto capitale / reddito β è il risultato del rapporto tra la propensione al risparmio (s) e il tasso di crescita economica (g). β = s / g,   egli imputa sostanzialmente le cause della crescente disuguaglianza mondiale all’aumento della propensione al risparmio, dei ricchissimi, in primo luogo, che a livello mondiale sono sempre meno, si calcola che siano in tutto 500mila persone su 8 miliardi di abitanti del pianeta, rispetto alla crescita economica nel corso di questo ultimo mezzo secolo, Piketty considera il capitale come il patrimonio detenuto e di conseguenza uno stock di capitale (o capitale fisso) che può aumentare di anno in anno mentre per il reddito può valere lo stesso ragionamento a patto che si consideri come un flusso di capitale e non uno stock.

Inoltre, l’economista francese considera il rapporto capitale / reddito uno strumento molto importante per l’analisi dei flussi di capitali, per questo cerca di dimostrare come sono determinanti per l'aumento delle disuguaglianze gli abusi dei mercati finanziari; sostenendo, in particolare, che l’accumulazione di capitale diviene possibile quando tale accumulazione non aumenta più del tasso di crescita e il meccanismo di concorrenza funziona al fine di equalizzare le sfere di accumulazione e distribuzione. Semplificando fino a quando le rendite finanziare saranno così alte e redditizie chi le detiene preferirà investire in rendita invece che investire nell'economia reale, produttiva che crea lavoro, ricchezza e maggiore distribuzione dei redditi.

Alla fine del XIX secolo, ritiene Piketty la diffusione della conoscenza e il progresso tecnico hanno permesso di evitare l’apocalisse descritta da Marx. Secondo lui, il problema della disuguaglianza viene determinato massimamente da un processo di distribuzione del capitale che viene condizionato dal tasso di risparmio e dal sistema finanziario. Fondamentalmente l’analisi di Piketty considera l’azione speculativa del mercato finanziario globalizzato come la principale causa di disuguaglianza nel mondo contemporaneo. Il problema resta sempre lo stesso, cioè la non distribuzione del reddito complessivo in modo che ci sia una maggiore giustizia, con una migliore distribuzione della ricchezza.

L’elevato livello del coefficiente di Gini, che registra la grande disuguaglianza che si sta ampliando, sempre più, a livello mondiale, secondo Piketty, viene determinata massimamente da un elevato livello di accumulazione finanziaria rispetto al tasso di crescita dell'economia reale. Ma se le rendite finanziare non vengono tassate, anzi il più delle volte evadono e/o eludono i già bassi tassi che si dovrebbero pagare, come i redditi derivanti da salari e stipendi, si capisce chiaramente che manca la totale volontà politica di ridurre effettivamente le disuguaglianze.

Piketty ritiene necessario un grande accordo tra tutte le nazioni del mondo per fermare la speculazione finanziaria, solo imponendo una tassazione unica, giusta e certa, senza più paradisi fiscali per i superricchi, si potrà avere una migliore redistribuzione dei redditi e quindi minori disuguaglianze. Ma nessuno, allo stato attuale delle cose, si può illudere che questo possa mai realmente realizzarsi, almeno fino a quando i circa 8 miliardi di persone, meno i 500000 supericchi che determinano questo stato di cose, non lo capiscono.

Alcuni testi di riferimento importanti e molto letti a livello mondiale di Thomas Piketty: -Capitale e ideologia, Milano, La nave di Teseo, 2020. -Il capitale nel XXI secolo, Milano, Bompiani, 2013. -Una breve storia dell'uguaglianza, Milano, La nave di Teseo, 2020. -Disuguaglianze, Milano, Università Bocconi, 2018. -Si può salvare l'Europa? Cronache 2004-2015, Milano, Bompiani, 2015. -Capitale e disuguaglianza: Cronache dal mondo, Milano, Bompiani, 2017.

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