Un nuovo ”Trimestre della Paura” sconvolge gli argentini prima delle elezioni di ottobre

Un nuovo ”Trimestre della Paura” sconvolge gli argentini prima delle elezioni di ottobre

La sentenza del giudice Thómas P. Griesa che attribuisce ai fondi-speculativi, NML Capital e Aurelius un tasso di interesse di 1600%, il “selected default” imposto da Standard & Poor’s, le attività dei servizi di intelligenza “deviati” e il falso suicidio del procuratore Alberto Nisman, confondono lo scenario politico argentino caratterizzato, sempre più, dall’attacco della destra e le contraddizioni del peronismo

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di Achille Lollo*
 
Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali e quelle legislative nel prossimo mese di ottobre, il conflitto tra il governo di Cristina Fernández Kirchner (1) e le due holding dei massi media, “Clarin” e “La Nacion” si è ampliato con la presa di posizione del canale in spagnolo della TV statunitense CNN, che in questo modo ha voluto interpretare la diffidenza del presidente Barak Obama nei confronti del governo argentino, considerato troppo benevolente con il bolivariano Nicólas Maduro. Per questo “La Nacion”, ma soprattutto il “Clarin”, “Radio Mitre” e il “Canal 13”, avvalendosi degli effetti della crisi economica scoppiata con l’abbassamento del prezzo del petrolio, hanno iniziato la campagna elettorale pubblicando velenosi reportage che attaccano soprattutto la presidentessa Cristina Fernández Kirchner.
 
Una campagna che oltrepassa i limiti della decenza violando l’etica del giornalismo, per poi produrre le premesse di un pericoloso clima di incertezza politica, che fa ricordare agli argentini i drammi del 2002. Cioè quando il “Trimestre della Paura”, creò le condizioni politiche per spingere l’Argentina in direzione della bancarotta, provocando l’implosione dello stato e la rinuncia di tre presidenti della repubblica.
 
Negli ultimi anni la holding “Clarin”, ha assunto una durissima posizione settaria nei confronti del governo sferrando continui attacchi alla presidentessa Cristina Fernández Kirchner per demoralizzare l’affermazione del nuovo partito peronista-progressista, “Alleanza per la Vittoria” (2) e quindi svilire la candidatura di Florenzio Randazzo (3). In questo modo “Clarin” è diventato il virtuale difensore degli interessi politici di tutti i gruppi oligarchici, delle multinazionali, dei militari ed in particolare della borghesia dei grandi centri urbani (Buenos Aires, Cordoba, Rosário, Mendoza, Santa Fé ecc.) estremamente reazionaria e filo-americana.   
 
È necessario sottolineare che nella congiuntura politica argentina il nuovo partito peronista-progressista “Alleanza per la Vittoria” (Frente por la Vitoria), è abbastanza fragile perché è ancora un progetto in formazione. Infatti, nel 1999, Néstor Kirchner creò all’interno del “Partido Justicialista”, la tendenza “Corriente Peronista” per unificare i gruppi della cosiddetta sinistra peronista. Dovendo sostenere Néstor Kirchner nelle primarie del 2002. La tendenza dovette trasformarsi in un fronte elettorale, chiamato “Frente por la Vitoria”. In seguito, dopo l’insperata vittoria nelle elezioni del 2003, Nestor Kirchner e la moglie Cristina cominciarono a creare le basi politiche per trasformare questo fronte elettorale in un nuovo partito di centrosinistra, che in termini ideologici faceva riferimento alla socialdemocrazia europea e ai valori progressisti del peronismo.
 
La prematura morte di Néstor Kirchner, nel 2010, riaccese le storiche contraddizioni del peronismo che provocarono la definitiva spaccatura del “Partido Justicialista”. Infatti, nel 2011, i gruppi peronisti progressisti optarono rafforzare il progetto del nuovo partito di Cristina Fernández Kirchner,” Alleanza per la Vittoria”. Da parte sua i peronisti di destra si unificavano soltanto nel gennaio del 2015, quando Sergio Massa, ex vice primo ministro di Nestor Kirchner, dopo aver rotto con Cristina Fernández Kirchner, fondava un nuovo partito, chiamato “Fronte del Rinnovamento” (Frente Renovador).
 
Una rottura che nella storia del peronismo non è una novità, visto che nel “Partido Justicialista” è sempre esistita una “destra peronista” che si identificava a menadito con la borghesia e gli Stati Uniti e che, in passato, non ha avuto scrupoli ad attaccare violentemente i peronisti “descamisados”, cioè la sinistra del partito. Comunque la rapida affermazione politica del nuovo partito di Sergio Massa si deve, soprattutto, alla complicità del “Clarin” che, in pochissimo tempo ha trasformato “el traicionero del Justicialismo” nel “candidato autentico del moderno peronismo”. In realtà l’amore tra il “Clarin” e il peronismo di destra si è definito quando la candidatura del lider della destra neoliberale, Mauricio Macri (4) si è affievolita nel 2014, preannunciando un inevitabile fracasso elettorale.
 
Attualmente, per la holding “Clarin”, è di importanza strategica appoggiare la candidatura di Sergio Massa, che, una volta eletto presidente annullerebbe la “Ley de Midia” (La Legge dei Mass Media) della presidentessa Cristina Fernández Kirchner, che il Parlamento approvò nel 2009. Una legge che pretende democratizzare i mass media riducendo la struttura monopolista delle holding: Clarin, La Nation, la statunitense Direct Tv, Prisa (editore dello spagnolo El Paìs), Telefonica e altri 80 gruppi che dovranno restituire allo stato 330 licenze di radio e di tv. Infatti, nel 2014, la Suprema Corte di Giustizia dell’Argentina ha respinto il ricorso del “Clarin” dichiarando la legge: “…Costituzionale perché rimodella la struttura dei mass media con le nuove norme anti-trust oltre a ridurre la pratica del monopolio nella comunicazione…”    
 
Il debito dollarizzato dei “fondi avvoltoio”
 
Quando gli argentini parlano del “Trimestre della Paura”, immediatamente si ricordano degli effetti disastrosi del debito dollarizzato e dell’azione speculatrice dei fondi-avvoltoi (Hedge Fund) che, nel 2001, stravolsero l’economia argentina provocando il “default”, volgarmente conosciuto con la parola “bancarotta”. In questi ultimi mesi la stampa statunitense e gli immancabile editoriali del giornale argentino “Clarin” ipotizzano un secondo default, a causa del nuovo attacco sferrato dai fondi-avvoltoio, NML Capital e Aurelius Capital Management. Infatti, questi fondi speculativi, che rappresentano appena il 7% del debito protestato nel 2005, dopo aver rifiutato la clausola RUFO (5) per negoziare il pagamento del debito, si sono rivolti al giudice municipale di New York, Thómas P. Griesa, che ha bloccato tutti i pagamenti del debito che il BCRA (Banco Centrale della Repubblica Argentina) stava facendo, richiedendo alle banche statunitensi di sequestrare il valore di quei pagamenti per coprire le assurde richieste dei  fondi-avvoltoio (NML Capital e Aurelius Capital Management), in favore dei quali il giudice Griesa  aveva fissato un tasso di interesse del 1600%!
 
È evidente che l’azione del giudice Griesa si inserisce in un contesto geopolitico che per il Ministro dell’Economia argentina, Axel Kicillof è, innanzitutto:” …una nuova strategia politica che trasforma alcune questioni finanziarie in un nuovo campo di battaglia per attaccare determinate soggetti politici e istituzionali. Infatti, non è una casualità che il fondo-avvoltoio Aurelius Capital Management dopo aver attaccato l’Argentina, abbia richiesto ai giudici di New York un’azione giuridica nei confronti dell’impresa energetica brasiliana, Petrobrás, chiamando in causa il governo brasiliano che è il principale azionista di questa azienda pubblica…”  
 
È opportuno ricordare che il problema del debito estero fu uno dei grandi successi del presidente Nestor Kirchner, che, nel 2005, dette inizio a una complessa rinegoziazione del debito con il Club di Parigi, per poi coinvolgere in questo processo le banche debitrici che accettarono un tasso di interessi del 300%.  Secondo il Ministro dell’Economia argentina, Axel Kicillof:” … All’epoca il NML Capital e l’Aurelius Capital Management non firmarono l’accordo con il governo argentino riservandosi di farlo in seguito. Infatti gli avvocati dei fondi-avvoltoi, in combutta con il giudice Griesa, ruppero il silenzio solo quando la drastica riduzione dei prezzi del petrolio aveva innescato un processo di crisi nell’America Latina e soprattutto nell’Argentina, che esporta 20% della sua produzione petrolifera…”.
 
La stampa statunitense e soprattutto quella argentina hanno massacrato il governo di Cristina Fernández Kirchner, tanto che il “Clarin” in uno dei suoi velenosi editoriali richiedeva “…la rinuncia della presidentessa per evitare che l’Argentina soffra il secondo default in meno di dieci anni…”. Non è una casualità, ma un mese dopo, anche in Brasile succedeva la stessa cosa con i giornali, le radio e il canale televisivo della holding dei mass media “Globo”, che anticipava la campagna elettorale richiedendo la rinuncia della presidentessa Dilma Roussef!!!
 
I servizi segreti deviati e il caso Nisman
 
Nel 1983 l’Inghilterra sconfiggeva con estrema facilità nelle isole Fakland (Malvinas), l’esercito argentino, per questo i prezzolati generali della Giunta Militare accettavano ritornare nelle caserme cedendo il potere ai civili. In cambio, il nuovo governo di Rui Alfonsin manteneva inalterato l’organico e le strutture militari che durante sette anni provocarono la morte di 30.000 “desaparecidos” (6) e più di 300.000 arresti. Di conseguenza, nei differenti rami dei servizi segreti, si crearono “…cellule che realizzavano operazioni di intelligenza, autonome e il più delle volte in contrasto con la politica del governo…” 
 
Un periodo storico che raggela gli argentini perché dopo gli anni tenebrosi della “guerra sporca contro l’insorgenza dell’ERP e dei Montoneros” e nonostante l’Argentina fosse ritornata in piena democrazia, le persone scomparivano, gli elicotteri cadevano quando trasportavano “eccellenze” ed i Tribunali non riuscivano a scoprire quello che stava accadendo.  
 
Su questa base, il 26 gennaio il giornale “Clarin” promoveva una campagna diffamatoria contro il governo di Cristina Fernández Kirchner, organizzando a Buenos Aires la grande manifestazione “Je Suis Nisman”. In questo modo il “Clarin” accusava personalmente la presidentessa per la morte del giudice Alberto Nisman. Infatti, il falso suicidio del giudice, accadde nello stesso giorno in cui il governo sollevava dagli incarichi il direttore dell’intelligenza argentina, Antonio Stiuso “Jaime” ed altri 40 ufficiali responsabili delle “cellule deviate”, che avevano trasformato una parte dei servizi segreti argentini in succursali della CIA e del Mossad israeliano, oltre a coprire le differenti attività del narcotraffico e del contrabbando di armi.
 
Il caso Nisman si è definitivamente chiuso con le parole dell’ex giudice della Corte Suprema, Raúl Eugenio Zaffaroni, secondo il quale:” …La morte di Alberto Nisman è stato un tentativo malriuscito di “golpe branco” (colpo di stato indolore), che deve essere inteso come un serio tentativo di destabilizzazione, non certo nuovo nei metodi. Infatti in un primo momento hanno usato e strumentalizzato Nisman e poi lo hanno ammazzato…” Infatti, il direttore dell’intelligenza, Antonio Stiuso – oggi ricercato dall’Interpol – avrebbe manipolato le prove dell’inchiesta per l’attentato all’ambasciata di Israele (17 marzo 1992, con un bilancio di 29 morti) e quello contro l’Associazione Mutualistica Israelita Argentina di Buenos Aires (18 luglio 1994), in cui persero la vita 85 persone e altre 300 restarono gravemente ferite. Quindi Stiuso avrebbe convinto il giudice Alberto Nisman a seguire unicamente la “pista iraniana” e di conseguenza ammettere che la presidentessa Cristina Fernández Kirchner avrebbe insabbiato l’inchiesta in cambio di uno sconto sulle forniture di petrolio dall’Iran.
 
Immediatamente risultò evidente che l’inchiesta del giudice Nisman era una creazione del capo dei 007 argentini, Antonio Stiuso, il quale con l’appoggio dei mass-media voleva obbligare il Parlamento a votare l’impeachment contro la presidentessa Cristina Fernández Kirchner.
 
Immediatamente la presidentessa, tralasciando la burocrazia ufficiale della Casa Rosada, si è rivolta agli argentini inviando un messaggio suo twitter, in cui affermava:” … Nisman è stato imbeccato con delle informazioni false, ricavate dalle intercettazioni di due personaggi che per il giudice sarebbero stati degli agenti segreti al servizio del governo, ma che non lo erano. Informazioni che davano per certo l’accordo tra l’Iran e la presidentessa per l'insabbiamento sull'inchiesta sulla strage all'Amia. In cambio l’Iran doveva fare uno sconto sul prezzo del petrolio. Tesi assurda visto che l'Argentina non importa greggio da Teheran, ma anzi ne esporta il 20% del totale estratto…”
 
La fuga all’estero di Antonio Stiuso, la morte del giudice Alberto Nisman sono i tasselli che mancano per sapere: a) chi, in Parlamento, avrebbe dovuto presentare la richiesta di impeachment contro Cristina Fernández Kirchner; b) fino a che punto la holding” Clarin” era invischiata nel cosiddetto “golpe branco”.
 
Comunque, l’elemento chiave del “caso Nisman” è che il governo e la presidentessa Cristina Fernández Kirchner sono usciti da questa macchinazione praticamente indenni, di modo poter garantire le regolari elezioni presidenziali nel prossimo mese di ottobre.
 
L’affermazione della svolta destroide
 
La ribellione popolare del 2001 ha messo in luce le contraddizioni politiche dei “Movimientos” legati al “Ya Basta” e ai “Piqueteiros”. Movimenti in cui è risultata evidente la mancanza fisica di avanguardie politiche preparate per essere la futura classe dirigente, capace di formulare un programma politico nazionale in grado di trasformare l’Argentina dopo i disastri della dittatura, l’iperinflazione, la dollarizzazione, la bancarotta, le privatizzazioni e la dilagante disoccupazione. In pratica sono mancati i concetti e i principi della sinistra, poiché il regime militare aveva operato “la limpieza de la basura roya” (eliminato il sudiciume comunista).
 
Dopo due anni di ribellismo spontaneista, senza una direzione politica nazionale, ma con una miriade di gruppetti e partitini estremamente settari, il “Movimiento Popular” si ridimensionò appoggiando, nel 2003, Nestor Kirchner che era l’unico peronista che prometteva riforme per migliorare le condizioni di vita, la moratoria del debito oltre a voler rompere l’impunità e il potere delle oligarchie.
 
La fase del kircherismo (il governo di Nestor e i due della moglie Cristina), hanno promosso l’affermazione di un modello politico di centro-sinistra  che ha prodotto quattro importanti cambiamenti nella società argentina: a) ha intrapreso una notevole crescita economica che ha contribuito al miglioramento delle condizioni di vita degli argentini; b) ha riaffermato l’immagine dello stato; c) ha rafforzato il processo di democratizzazione; d) ha permesso il ritorno del capitalismo argentino e quindi il recupero di tutte le forze politiche della destra, che sfruttando il clima di convivenza hanno iniziato ad attaccare il modello del kircherismo.
 
Per questo motivo, oggi, all’interno del partito della presidentessa Cristina Fernández Kirchner “Alleanza per la Vittoria”, si vivono momenti di incertezza politica, perché il candidato più quotato è Daniel Scioli che, pur essendo un moderato da molti etichettato come un “camaleonte di destra”, in realtà riceve l’appoggio della maggioranza del partito, preferendolo a Florenzio Randazzo che personifica l’ideologia di centro-sinistra del kircherismo.
 
L’affermazione della svolta destroide è, oggi, un fenomeno politico che si sta sviluppando non solo in Argentina ma in tutti quei paesi dove, in passato, ci furono importanti processi di rivolta popolare, seguiti da intensi programmi di democratizzazione. Infatti, la destra sta ritornando con forza in Brasile e in Uruguay. Nel paese di Lula il governo del PT è inciampato in una serie di errori che per inspiegabili motivi Dilma Roussef continua a ripetere. Mentre in Uruguay, la destra sta sfruttando le differenti fisonomie del governo del “Frente Amplio”, spingendo Tavarez Vasquez sempre più su posizioni moderate.
 
 
* Achille Lollo è il corrispondente da Roma del giornale brasiliano Brasil De Fato, articolista del Correio da Cidadania, collaboratore di ALBA Informazione e editor-tv del programma Quadrante Informativo di ADIATV.
 
 
 
NOTE:
 
(1)    — Nestor Kirchner: Ex-governatore dello stato di Santa Cruz (Patagonia) fu eletto presidente nel 2003. Ha cercato di riunificare il peronismo con un progetto politico progressista.
 
(2)    — Cristina Fernández Kirchner: Moglie di Néstor Kirchner.  Nel 2007 si candida al posto del marito vincendo le elezioni presidenziali. È rieletta nel 2011, ottenendo la maggioranza assoluta nel Parlamento 
 
(3)    — Alleanza per la Vittoria: fu fondato da Néstor Kirchner e Cristina Fernández Kirchner, per rompere con i peronisti di destra, in maggioranza nell’antico “Partido Justicialista” e, quindi costruire in Argentina un nuovo partito di centro sinistra.
 
(4)    — Florenzio Randazzo: Ministro dei trasporti dal 2007, lider indiscusso del peronismo progressista era il numero due del “Partido Justicialista” nella Grande Buenos Aires.
 
(5)    — Maurizio Macri: Attuale sindaco di Buenos Aires. Nel 2007, con l’appoggio del gruppo “Clarin” fondò il partito della destra neoliberale “Propuestas” (PRO). 
 
(6) — RUFO: Nel 2005, dopo aver negoziato la ricompattazione del debito estero con il Club di Parigi, il presidente Néstor Kirchner rinegoziò con le banche e i Fondi di investimento applicando la “clausola RUFO”, in base alla quale l’Argentina accettava pagare la parte “reale” del debito e non la speculazione forzata

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