Una nuova espansione militare degli Stati Uniti in Africa è già iniziata?

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Qualche giorno fa in Niger ben quattro soldati americani sono stati uccisi in un agguato orchestrato da una banda armata probabilmente collegata in qualche modo all’Isis. La notizia, come prevedibile, non è passata inosservata e ha contribuito a originare una reazione dal Pentagono che potrebbe comportare a significative conseguenze nel breve e medio periodo.



Attualmente sarebbero circa 6000 i soldati americani attivi nello scenario africano (Fonte Rt.com https://www.rt.com/usa/407588-niger-dunford-africa-troops/), e anche se sono solamente ipotesi questo numero potrebbe crescere nei prossimi mesi. Lunedì 23 ottobre il Capo dello stato maggiore congiunto Joseph Dunford nel corso di una conferenza stampa al Pentagono ha confermato ai giornalisti che ci sarebbe la mano del Daesh dietro la morte dei quattro soldati americani.


Presumibilmente i guerriglieri che hanno attaccato i soldati Usa sarebbero arrivati in Niger dal vicino Mali, paese che è diventato instabile ormai da diversi anni e la cui situazione interna è peggiorata dopo il collasso della Libia di Gheddafi nel 2011. Da quando la Libia non è più riuscita a controllare formalmente i propri confini, il numero di attacchi terroristici nella regione è aumentato sempre di più, coinvolgendo direttamente il Mali. Attualmente, come specificato dallo stesso Dunford, in Niger sarebbero attivi circa 800 soldati americani. Il grosso del continente americano in Africa comunque sarebbe concentrato a Camp Lemonnier, in Gibuti. Il senatore Lindsey Graham del Sout Carolina nei giorni scorsi aveva persino ammesso alla stampa di essere del tutto ignaro del fatto che ci fossero così tanti soldati americani in Niger.


Qualche giorno prima era stato invece il Segretario alla Difesa Jim Mattis a dire alla stampa (Washington Post https://www.washingtonpost.com/powerpost/defense-secretary-mattis-to-meet-with-sen-mccain-after-subpoena-threat-over-niger-attack/2017/10/20/7a4a12de-b5bf-11e7-9e58-e6288544af98_story.html?utm_term=.bad998d7ac01) che nei prossimi mesi si vedranno più azioni in Africa anche perché le minacce terroristiche stanno diventano sempre più globali e incontrollabili. A corroborare le sue parole proprio Dunford che ha parlato delle truppe americane dislocate in giro per il mondo come “parte di una strategia globale”.


E in tutto questo il governo americano deve anche tenere conto di una crescente preoccupazione dell’opinione pubblica circa il coinvolgimento militare americano in giro per il mondo. La minaccia del terrorismo da questo punto di vista rappresenta un motivo più che credibile per giustificare l’impiego di truppe americane ufficialmente per “mettere pressione” ai gruppi terroristici e “anticipare dove saranno in futuro”, utilizzando le parole scelte da Dunford.


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