La casta di Bankitalia: Visco guadagna 450.000 euro all'anno

Continua quello che il Prof. Alberto Bagnai chiamò il "golpe" della Banca d'Italia..

3867
La casta di Bankitalia: Visco guadagna 450.000 euro all'anno


 
di Francesca Morandi
 

Non un taglio netto agli stipendi per i vertici della Banca d’Italia, ma solo qualche “sforbiciata”. Secondo le recenti decisioni del Consiglio Superiore di Via Nazionale la retribuzione annua del governatore Ignazio Visco calerà da 496mila a 450mila euro lordi all’anno, con una diminuzione di 46mila euro. La remunerazione del direttore generale Salvatore Rossi passerà da 450mila a 400mila euro. Troppo poco per il presidente di Adusbef (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari), Elio Lannutti che in una nota, nei giorni scorsi, ha definito il sacrificio .

Resteranno invariati i compensi dei vicedirettori generali della Banca d’Italia, che ammontano a 315 mila euro annui. Cifre astronomiche per la “gente comune” e numeri eccessivi anche per il governo che, con il decreto sulla riduzione degli stipendi dei manager pubblici aveva fissato, lo scorso aprile, un tetto di 240mila euro annui a tutti gli stipendi statali. 
 
Tuttavia, Bankitalia ha deciso di non adeguarsi giustificando la sua decisione in virtù dell’indipendenza finanziaria dell’Istituto di via Nazionale.  Sebbene la Banca d’Italia sia riconosciuta come “istituzione dello Stato italiano” - motivo per il quale la nomina del governatore avviene con decreto del  presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia -,  è una società a capitale privato. Ma lo schiaffo ai “cittadini normali”, milioni dei quali vessati dai debiti e disoccupati, resta sonoro.  Finora il governatore della Banca d’Italia Visco ha guadagnato 496.000 euro all’anno,  più del presidente della Bce, Mario Draghi, (375.000 euro l’anno) e del presidente della Federal Reserve, Janet Yellen (346 mila euro l’anno). 
 
Ma gli stipendi stellari dei vertici di Bankitalia sono solo la punta dell’iceberg di quello che l’economista Alberto Bagnai ha chiamato un 'golpe' nel suo libro “Il Tramonto dell’Euro” (ed. Imprimatur – 2012), in riferimento al cosiddetto “divorzio” avvenuto tra la Banca d’Italia e il Ministero del Tesoro nel 1981, un provvedimento ufficialmente giustificato dall’obiettivo di controllare le dinamiche inflattive prodotte a partire dallo shock petrolifero del 1973 e seguite all’ingresso dell’Italia nel Sistema Monetario Europeo (SME), ma che  ebbe effetti devastanti sull’economia italiana. .  
 
Prima del “divorzio” la Banca d’Italia si impegnava ad acquistare tutti i titoli non collocati presso gli investitori privati. Un sistema che garantiva il finanziamento della spesa pubblica e la creazione della base monetaria che provvedevano alla crescita dell’economia reale del Paese.  In seguito alla separazione tra la Banca d’Italia il Tesoro, lo Stato italiano dovette invece collocare i titoli del proprio debito pubblico sul mercato finanziario privato a tassi d’interesse molto più alti, e con un conseguente indebitamento estero maggiore. 
 
Secondo Marco Saba, direttore di ricerca presso il Centro Studi Monetari di Milano (http://www.studimonetari.org/), privatizzazione della Banca d’Italia, diventata ufficiale con il decreto Imu-Bankitalia del gennaio 2014, sta nel fatto che tutte le sue proprietà, che appartenevano allo Stato italiano, tra cui le riserve della Lira, non sono state restituite al Ministero del Tesoro. Così le 2.700 tonnellate d’oro, gli 800 immobili e le riserve valutarie della Banca d’Italia che andavano restituite allo Stato italiano sono state lasciate in eredità agli stessi banchieri che si sono appropriati di una massa enorme di denaro pubblico. Con la privatizzazione della Banca d'Italia non solo si è fatto un “regalo” ai banchieri di 7.5 miliardi di euro in virtù della rivalutazione delle quote voluta dal governo con il recente decreto, ma si è consegnato alla Banca d’Italia un patrimonio che vale almeno 700 miliardi di euro>. 

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale" di Fabio Massimo Paernti La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale"

La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale"

La "Pipeline" degli aiuti a Kiev e il precedente dell'Afghanistan di Loretta Napoleoni La "Pipeline" degli aiuti a Kiev e il precedente dell'Afghanistan

La "Pipeline" degli aiuti a Kiev e il precedente dell'Afghanistan

Trump abbandona i vassalli europei e la NATO?    di Giuseppe Masala Trump abbandona i vassalli europei e la NATO?   

Trump abbandona i vassalli europei e la NATO?  

Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra... di Francesco Santoianni Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra...

Fubini che prova a convincerci che l'Ucraina sta vincendo la guerra...

Chi parla a nome di Cavallo Pazzo? di Raffaella Milandri Chi parla a nome di Cavallo Pazzo?

Chi parla a nome di Cavallo Pazzo?

Halloween e il fascismo di Francesco Erspamer  Halloween e il fascismo

Halloween e il fascismo

Ma che c'entra La Russa con Pasolini? di Paolo Desogus Ma che c'entra La Russa con Pasolini?

Ma che c'entra La Russa con Pasolini?

Nel “bunker” di Maduro di Geraldina Colotti Nel “bunker” di Maduro

Nel “bunker” di Maduro

Le Kessler, l’astensionismo e i cuochi di bordo di Alessandro Mariani Le Kessler, l’astensionismo e i cuochi di bordo

Le Kessler, l’astensionismo e i cuochi di bordo

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Nessun altro posto di Giuseppe Giannini Nessun altro posto

Nessun altro posto

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente di Gilberto Trombetta Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Il non voto. Un grave pericolo di Michele Blanco Il non voto. Un grave pericolo

Il non voto. Un grave pericolo

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti