Auschwitz, l'incredibile censura operata da Change.org



di Massimo Recchioni

Quante richieste di petizioni tramite Change ci arrivano? Non si contano più, su qualsiasi tema, anche più di una per ogni tema, ogni giorno. Alcune le firmiamo, altre le ignoriamo.

Tanto, alla fine, serviranno? Chissà.

Questa volta – ed è in assoluto la prima volta – la petizione l’abbiamo fatta noi, sentendoci «offesi», nel profondo, dall’incredibile rovesciamento della storia recente.

Il Museo statale di Auschwitz-Birkenau, in occasione della commemorazione del 78° anniversario della Liberazione del campo di sterminio, ha inviato, come oggi anno, i suoi inviti di partecipazione. Cosa è cambiato rispetto agli scorsi anni? Non è stata invitata la Russia! Un ulteriore «colpo di spugna» da parte del revisionismo storico, teso a cancellare l’enorme contributo di sangue che l’Unione Sovietica versò nella lotta al nazifascismo. La narrazione della Seconda guerra mondiale è sempre stata funzionale, nel blocco occidentale nato dagli accordi di Jalta, proprio alla collocazione del nostro Paese – e non solo – in quell’area di influenza geopolitica e militare. Il nostro Paese è stato sì liberato con il grande contributo degli Alleati, ma le sorti della guerra cambiarono radicalmente soprattutto perché resse il fronte orientale (di pochi giorni fa l’anniversario dell’eroica resistenza di Stalingrado), perché sul quel fronte la Germania fu costretta a spostare enormi truppe, e questo favorì lo sfondamento degli Alleati a Ovest. I morti sovietici nel conflitto furono un numero non precisabile (nell’ordine dei 25 milioni), gli statunitensi circa 400.000, oltre sessanta volte di meno! I numeri, pur se le vittime sono tutte vittime, una loro importanza la hanno: se non altro per dimostrare chi – e in che misura – ha contribuito.

Certo, la guerra con l’Ucraina influisce in maniera profonda sull’escalation russofoba. Ma si tratta solo di un ultimo pretesto di una campagna iniziata già nel lontano 1917, contro i primi che sovvertirono completamente i rapporti politico-economici della società moderna. Poi si possono fare tante considerazioni: sulla «tregua» durante il conflitto mondiale, che vide Alleati e Sovietici alleati sullo stesso fronte, contro un nemico «impazzito», ma pur sempre creatura del capitalismo; sugli sviluppi della società sovietica nel dopoguerra; sulla caduta del muro di Berlino ecc.

La campagna di demonizzazione statunitense ha vissuto punte profondamente oscure come il «maccartismo»; e il nemico strategico dell’Occidente è sempre stata, finché è esistita, l’Unione Sovietica. La NATO, che ci raccontano essersi formata in contrapposizione al Patto di Varsavia, in realtà nacque sei anni prima di esso. Ma anche questo fa parte del revisionismo. Che ci porta a oscurare come proprio la NATO (e soprattutto gli Stati Uniti) siano stati protagonisti di addestramento e supporto militare, organizzazioni di golpe, azioni belliche e bombardamenti in decine di Paesi in tutti i continenti. E così, negli stessi giorni in cui la Polonia si «dimenticava» dei suoi liberatori, qualcuno in Italia scriveva una balla colossale: furono dei soldati ucraini a entrare ad Auschwitz. Com’è è possibile mentire anche su questo, visto che l’Ucraina era parte integrante dell’Unione Sovietica e i suoi soldati tutti soldati dell’Armata Rossa? Eppure, in questo clima, hanno cercato di «venderci» anche questa... tanto la gente ha poco memoria e si beve tutto. L’Unione Sovietica non esiste più da oltre trent’anni, ma una Russia (che è certo qualcosa di completamente diverso rispetto all’URSS) debole e con conflitti interni, è inutile negarlo, all’Occidente piace molto di più.

Tornando alla petizione, oltre al danno è arrivata la beffa: dopo circa venti ore essa è stata rimossa da Change!



Alla nostra richiesta di spiegazioni, ci è stato risposto che «vìola gli standard della comunità, infrangendone le linee-guida».

Sabrina Provenzani, il giorno successivo alla cancellazione, riflette, nel suo articolo su Il Fatto, sui possibili motivi di rimozione: «Il testo non incita a odio né violenza, non è spam, non è intimidatorio, non riporta notizie false anzi ne rettifica una».

Allora ci viene da pensare che la democrazia e la libertà di stampa e di opinione esistono – e sono davvero belle – ma forse si fermano quando il nostro pensiero non combacia con quello dei gestori delle piattaforme, dei mezzi di informazione, dei salotti televisivi. E che gli standard e le linee-guida sono esattamente, e nient’altro, quello che pensano loro... Benvenuti nell’Occidente libero.

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