Accordo sul grano: la 'patriota' Meloni sacrifica gli agricoltori italiani per gli interessi del capitale transnazionale

Accordo sul grano: la 'patriota' Meloni sacrifica gli agricoltori italiani per gli interessi del capitale transnazionale

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La Russia ha comunicato la sua uscita dall’accordo sul grano raggiunto l’anno passato con l’Ucraina con la mediazione di Turchia e Nazioni Unite. Nella giornata di ieri il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov aveva affermato che alla luce della mancata applicazione di tutti i punti previsti nell’accordo (quelli riguardanti la Russia) questo restava privo di effetto.

Non sono mancate le solite reazioni dei leader occidentali che non si lasciano sfuggire alcuna occasione per dare sfogo alla loro russofobia, unita a una massiccia dose di malafede.

Tra queste reazioni spicca quella di Giorgia Meloni. "La decisione della Russia di interrompere l'accordo del grano è l'ulteriore prova su chi è amico e chi è nemico dei Paesi più poveri”, ha affermato il Presidente del Consiglio italiano. Per poi aggiungere senza curarsi di quanto siano gravi e fuori dalla realtà le sue dichiarazioni dal sapore decisamente russofobo: “Riflettano i leader di quelle nazioni che non vogliono distinguere tra aggredito e aggressore. Usare la materia prima che sfama il mondo come un’arma è un’altra offesa contro l’umanità”.

Non vi era alcun dubbio sulla natura di Giorgia Meloni e del suo partito ultra-atlantista. La sua azione di governo la porta alla pari di quei leader atlantisti che hanno spinto l’Europa di fatto in guerra con la Russia per conto di Washington e a quei personaggi politici italiani colpevoli di aver consentito l’Italia perdesse un partner importante come la Russia.

Inoltre le parole di Meloni sono smentite dai fatti. Prima di lanciarsi in simili uscite il Presidente del Consiglio italiano farebbe bene a informarsi meglio per evitare di andare incontro a certe brutte figure evitate solo perché i media mainstream sono talmente permeati di atlantismo e russofobia da tenere occultata la realtà su questo accordo tutt’altro che fondamentale per i paesi poveri come vorrebbe far credere certa propaganda.

La Russia ha infatti ripetutamente denunciato che l'iniziativa si è trasformata in "l'esportazione strettamente commerciale di prodotti alimentari ucraini verso paesi 'ben nutriti'". Il ministero degli Esteri russo ha osservato che dei 32,6 milioni di tonnellate di grano esportati dal 1° agosto 2022 dai porti di Odessa, Chernomorsk e Yuzhni, la maggior parte - 26,2 milioni di tonnellate (81%) - è andata verso paesi a reddito alto e medio-alto, mentre gli Stati più poveri hanno ricevuto solo 862.086 tonnellate, ovvero il 2,6% del carico.

Nel settembre dello scorso anno Putin denunciava che il grano proveniente dai porti ucraini veniva destinato all’Europa, mentre solo il 5% raggiungeva i paesi poveri. "Ecco che ora esportano grano dall'Ucraina con il pretesto di garantire la sicurezza alimentare dei Paesi più poveri del mondo. Dove va a finire? Tutto va agli stessi Paesi europei, solo il 5% è andato ai Paesi più poveri del mondo. Questo è un altro inganno e un inganno diretto”, affermava il presidente russo.

Quanto denunciato da Putin viene indirettamente confermato dagli agricoltori dell’Unione Europea sul piede di guerra a causa 'dell’invasione' subita dall’Ucraina.

Gli agricoltori dell’UE si oppongono fortemente all'importazione di grano dall'Ucraina esente da dazi. L'importazione di prodotti agricoli nell'UE dall'Ucraina ha subito una forte crescita tanto da creare grosse preoccupazioni. Polonia, Bulgaria, Romania, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia sono i Paesi maggiormente attivi nell'opposizione. Questi Paesi sostengono che l'anno scorso le importazioni ucraine di mais nei Paesi vicini dell'UE (rispetto all'anno precedente) sono aumentate di un ordine di grandezza - da migliaia a milioni di tonnellate.

Ad esempio, le importazioni in Polonia sono passate da meno di 10 mila tonnellate a più di 1,5 milioni di tonnellate. Complessivamente, le importazioni di mais ucraino nell'UE sono aumentate di quasi il 75%, passando da poco più di 7 milioni di tonnellate a quasi 12 milioni di tonnellate. Anche altre categorie di importazioni dall'Ucraina mostrano una crescita significativa: le importazioni di grano sono aumentate di 10 volte (fino a quasi 3 milioni di tonnellate) e quelle di girasole di 70 volte (fino a quasi 2 milioni di tonnellate).

I polacchi, insieme ad alcuni Paesi dell'Europa orientale, chiedono la reintroduzione dei dazi doganali sui prodotti agricoli ucraini, poiché la loro assenza complica il lavoro delle aziende agricole. Il grano ucraino, che Bruxelles e Washington assicurano essere inviato ai Paesi poveri dell'Africa, in realtà arriva in Europa, inondando i mercati europei e causando gravi perdite agli agricoltori europei.

Questa situazione si inserisce in un quadro dove l’UE ha fortemente ridotto i sussidi per le aziende agricole e redistribuito quelli rimanenti a favore delle imprese agricole "verdi". La riduzione dei sussidi ha già incoraggiato il mercato ad aumentare la redditività, e ora a galla nel complesso agroindustriale europeo riusciranno a  rimanere solo quei produttori in grado di reggere la concorrenza con i prodotti ucraini, venduti a prezzi stracciati.

L’impatto sull’Italia del grano ucraino

Il massiccio afflusso in Europa di quel grano che Giorgia Meloni e gli altri leader occidentali assicurano sia diretto ai paesi poveri ha avuto un forte impatto anche sul settore agricolo italiano. Da un’analisi Coldiretti si evince che le “importazioni in Italia di grano proveniente dall’Ucraina sono aumentate del 318% per un quantitativo pari a circa 90 milioni di chili nel primo bimestre del 2023”. Un afflusso che ha provocato speculazioni commerciali al ribasso. Così in Italia le quotazioni del grano nazionale sono crollate del 30% nell’ultimo anno, pari a un valore di appena 28 centesimi al chilo.

Invece che fronteggiare il pericolo carestia nei paesi poveri - a cui comunque la Russia continua a garantire esportazioni di grano a prezzo calmierato - il grano proveniente dall’Ucraina è servito per la realizzazione di profitti stratosferici da circa 1,9 miliardi di dollari da parte dei 10 più grandi hedge funds del mondo attraverso manovre speculative sui prezzi nel commercio di cereali e semi di soia.

L’azione degli Hedge fund – spiega la Coldiretti secondo quanto riportato dall’agenzia Sir – ha creato prima una bolla speculativa facendo rialzare i prezzi dei prodotti agricoli, rendendoli inaccessibili alle popolazioni più povere del mondo e poi, anche a seguito dei rallentamenti del trasporto via mare, ha inondato via treno l’Ue di prodotti di bassa qualità e basso costo che ha fatto partire anche in Italia una spirale al ribasso, così come in altri paesi europei, che ha  portato al crollo delle quotazioni del grano nazionale.

Questa è la vera questione che la autoproclamata ‘patriota’ Giorgia Meloni finge di non vedere. Gli agricoltori italiani, così come i lavoratori e in generale la popolazione italiana vengono sacrificati sull’altare dell’interesse del capitale transnazionale che in combutta con il governo di Washington realizza profitti stratosferici.

Quindi benché Giorgia Meloni si atteggi a ‘patriota’ e vaneggi di voler lanciare un fantomatico ‘Piano Mattei’ per l’Africa, in realtà agisce come una quisling proprio come il suo predecessore Mario Draghi a cui il suo governo sembra essersi allineato in sostanziale continuità.

 
 

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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