Addio a Salvo Vitale, la voce e la penna che tenne viva la memoria di Peppino Impastato”
Ricordiamo la persona e l'intellettuale che lottò anche contro i tentativi di edulcorare e depoliticizzare la figura del compagno assassinato da Cosa Nostra
di Francesco Fustaneo
Si è spento lo scorso 19 agosto all'età di 82 anni Salvo Vitale, docente di Filosofia e storia, poeta e scrittore, figura di rilievo dell’antimafia sociale e amico fraterno di Peppino Impastato. La sua vita è stata segnata dall'impegno politico e civile e dalla coraggiosa testimonianza contro Cosa Nostra.
Proprio ai microfoni di Radio Aut, la radio libera che contribuì a fondare, Vitale annunciò con parole indimenticabili l'omicidio dell'amico: "Stamattina Peppino avrebbe dovuto tenere il comizio conclusivo della sua campagna elettorale. Non ci sarà nessun comizio e non ci saranno più altre trasmissioni. Peppino non c'è più". Un annuncio che segnò una netta contrapposizione alla narrazione tossica di chi, già da allora, nelle redazioni della stampa che contava, tentava di bollare Impastato come "terrorista", asserendo che fosse morto in un fallito attentato dinamitardo presso i binari del treno.
Nato il 16 agosto 1943 a Cinisi, Vitale si laureò in Filosofia all'Università di Palermo e fu tra l’altro corrispondente negli anni Sessanta del quotidiano "L'Ora", testata storica d'inchiesta.
Collaborò più recentemente , con Telejato e Antimafia Duemila e occupandosi di educazione antimafia negli istituti scolastici.
Vitale inoltre, aggiungiamo si è opposto sempre fermamente ai tentativi di revisione della figura politica di Impastato, militante comunista; figura che media e partiti progressisti hanno invece cercato di rabbonire, marginalizzandone il percorso politico, rimuovendone l’appartenenza al campo “comunista “, oscurando il fatto che le lotte, incluse quelle contro la mafia, portate avanti da lui e dai suoi compagni, fossero proprio pratiche consequenziali alla propria formazione e percorso politico.
Noi proprio per questo, vogliamo ricordarlo riproponendo il pezzo in cui davamo notizia di come si fosse scagliato contro la celebre “frase sulla bellezza”, attribuita a Peppino Impastato, seppur dallo stesso mai pronunciata.
Buona lettura!
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Quella frase "revisionista" sulla bellezza che Peppino Impastato non ha mai pronunciato
9 maggio 2022
Perché la famosa frase sulla “bellezza” attribuita a Peppino Impastato che viene sempre tirata fuori, e con maggior frequenza il 9 maggio per l’anniversario del suo assassinio, è non solo un’invenzione cinematografica, ma finisce per avere un risvolto revisionista che distorce l’intero percorso di militanza politica e di appartenenza ideologica di Peppino Impastato?
Tale frase che compare nel film “ I 100 Passi” non è stata mai pronunciata e a spiegarlo è lo stesso Salvo Vitale, amico di gioventu’, che sarebbe poi nel film identificato con colui a cui Peppino rivolge la fantomatica (inventata) affermazione: “E allora forse più che la politica, la lotta di classe, la coscienza e tutte 'ste fesserie ... bisognerebbe ricordare alla gente cos'è la bellezza. Insegnargli a riconoscerla. A difenderla. Capisci?”
“In questo passaggio Peppino, anzi, chi parla per lui, - spiega Vitale- pone un problema di fondo, ovvero quello del primato della bellezza sulla politica e sulla lotta di classe. Era questo il suo pensiero? Non credo. Per dei marxisti ortodossi come lo eravamo, lo strumento fondamentale che muove la storia è l’economia con le sue spietate leggi, la struttura, rispetto alla quale le altre cose, a cominciare dalla bellezza, dalla morale, dalle leggi, dalla religione, dalla cultura, sono sovrastrutture, cioè conseguenze, spesso inevitabili, della struttura di fondo. Il conseguimento di una dimensione compiuta dell’uomo è la inevitabile conseguenza di un momento di rottura degli equilibri del sistema, la lotta di classe, la mitica rivoluzione. Dopo, all’interno di una palingenesi dell’umanità, di una nuova fase senza disuguaglianze, all’interno di una società “in comune”, cioè comunista, si potranno leggere sullo sfondo dimensioni di bellezza e di serenità. Anticipare la fruizione della bellezza all’interno di un sistema brutale, come quello capitalistico, significa avallare strategie e strumenti che tendono a giustificarlo, a legittimarlo, a salvarlo. Non si tratta, quindi, di “fesserie”. “
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