Addio a Salvo Vitale, la voce e la penna  che tenne viva la memoria di Peppino Impastato”

Ricordiamo la persona e l'intellettuale che lottò anche  contro i tentativi  di edulcorare e depoliticizzare la figura del compagno assassinato da Cosa Nostra

1973
Addio a Salvo Vitale, la voce e la penna  che tenne viva la memoria di Peppino Impastato”


di Francesco Fustaneo

 Si è spento lo scorso 19 agosto all'età di 82 anni Salvo Vitale, docente di Filosofia e storia, poeta e scrittore, figura di rilievo dell’antimafia sociale e amico fraterno di Peppino Impastato. La sua vita è stata segnata dall'impegno politico e civile e dalla coraggiosa testimonianza contro Cosa Nostra.

Proprio ai microfoni di Radio Aut, la radio libera che contribuì a fondare, Vitale annunciò con parole indimenticabili l'omicidio dell'amico: "Stamattina Peppino avrebbe dovuto tenere il comizio conclusivo della sua campagna elettorale. Non ci sarà nessun comizio e non ci saranno più altre trasmissioni. Peppino non c'è più". Un annuncio che segnò una netta contrapposizione alla narrazione tossica di chi, già da allora, nelle redazioni della stampa che contava, tentava di bollare Impastato come "terrorista", asserendo che fosse morto in un fallito attentato dinamitardo presso i binari del treno.

Nato il 16 agosto 1943 a Cinisi, Vitale si laureò in Filosofia all'Università di Palermo e fu tra l’altro corrispondente negli anni Sessanta del quotidiano "L'Ora", testata storica d'inchiesta.

Collaborò più recentemente , con Telejato e Antimafia Duemila e occupandosi di educazione antimafia negli istituti scolastici.

Vitale inoltre, aggiungiamo  si è opposto sempre  fermamente ai tentativi di revisione della figura politica di Impastato, militante comunista; figura  che media e partiti progressisti hanno invece cercato di rabbonire, marginalizzandone il  percorso politico, rimuovendone l’appartenenza al campo “comunista “, oscurando il fatto che le lotte, incluse quelle contro la mafia,  portate avanti da lui e dai suoi compagni,  fossero proprio pratiche consequenziali alla propria formazione e percorso politico.

Noi proprio per  questo, vogliamo ricordarlo riproponendo il pezzo in cui davamo notizia di come si fosse scagliato  contro la celebre “frase sulla bellezza”, attribuita a Peppino Impastato, seppur dallo stesso mai pronunciata.

Buona lettura!

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Quella frase "revisionista" sulla bellezza che Peppino Impastato non ha mai pronunciato

Quella frase "revisionista" sulla bellezza che Peppino Impastato non ha mai pronunciato

9 maggio 2022

Perché la famosa frase sulla “bellezza” attribuita a Peppino Impastato che viene sempre tirata fuori, e con maggior frequenza il 9 maggio per l’anniversario del suo assassinio, è non solo un’invenzione cinematografica, ma finisce per avere un risvolto revisionista che distorce l’intero percorso di militanza politica e di appartenenza ideologica di Peppino Impastato?

Tale frase che compare nel film “ I 100 Passi” non è stata mai pronunciata e a spiegarlo è lo stesso Salvo Vitale, amico di gioventu’, che sarebbe poi nel film identificato con colui a cui Peppino rivolge la fantomatica (inventata) affermazione: “E allora forse più che la politica, la lotta di classe, la coscienza e tutte 'ste fesserie ... bisognerebbe ricordare alla gente cos'è la bellezza. Insegnargli a riconoscerla. A difenderla. Capisci?”

“In questo passaggio Peppino, anzi, chi parla per lui, - spiega Vitale- pone un problema di fondo, ovvero quello del primato della bellezza sulla politica e sulla lotta di classe. Era questo il suo pensiero? Non credo. Per dei marxisti ortodossi come lo eravamo, lo strumento fondamentale che muove la storia è l’economia con le sue spietate leggi, la struttura, rispetto alla quale le altre cose, a cominciare dalla bellezza, dalla morale, dalle leggi, dalla religione, dalla cultura, sono sovrastrutture, cioè conseguenze, spesso inevitabili, della struttura di fondo. Il conseguimento di una dimensione compiuta dell’uomo è la inevitabile conseguenza di un momento di rottura degli equilibri del sistema, la lotta di classe, la mitica rivoluzione. Dopo, all’interno di una palingenesi dell’umanità, di una nuova fase senza disuguaglianze, all’interno di una società “in comune”, cioè comunista, si potranno leggere sullo sfondo dimensioni di bellezza e di serenità. Anticipare la fruizione della bellezza all’interno di un sistema brutale, come quello capitalistico, significa avallare strategie e strumenti che tendono a giustificarlo, a legittimarlo, a salvarlo. Non si tratta, quindi, di “fesserie”. “

Per approfondimenti consiglio la lettura seguente

 

Francesco Fustaneo

Francesco Fustaneo

Laureato in Scienze Economiche e Finanziarie presso l'Università degli Studi di Palermo.
Giornalista pubblicista dal 2014, ha scritto su diverse testate giornalistiche e riviste tra cui l'AntiDiplomatico, Contropiano, Marx21, Quotidiano online del Giornale di Sicilia. 
Si interessa di geopolitica, politica italiana, economia e mondo sindacale

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