Armi italiane a Israele dopo il 7 ottobre. L'Agenzia delle Dogane toglie ogni alibi al governo Meloni

Armi italiane a Israele dopo il 7 ottobre. L'Agenzia delle Dogane toglie ogni alibi al governo Meloni

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Le armi esportate dall’Italia ad Israele per un valore di 2 milioni di euro, dal 7 ottobre, quando Tel Aviv ha attaccato la Striscia di Gaza provocando quasi 36.000 morti per la maggior parte donne e bambini, dopo l’operazione di Hamas, ‘Tempesta di Al Aqsa’, non erano come fatto credere dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, per uso civile.

A rivelarlo il portale Altraeconomia citando i dati dell’Agenzia delle Dogane.

Secondo Altreconomia, “i valori forniti dall’Agenzia governativa tolgono ogni alibi all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, che nelle scorse settimane, dopo che le nostre inchieste sull’export di armi a Tel Aviv avevano smentito le rassicurazioni fornite da diversi ministri (Tajani e Crosetto su tutti) circa uno stop integrale, aveva tentato di mettere in dubbio la correttezza e l’interpretazione dei dati forniti dalle Statistiche del commercio estero dell’Istat, sostenendo che quelle cifre pubblicate includessero anche componenti di natura “civile” (rivoltelle, pistole, sciabole, spade, baionette e così via), distorcendo così la realtà.”

In particolare, “impressiona il valore dell’export della categoria ‘Bombe, granate, siluri, mine, missili, cartucce ed altre munizioni e proiettili, e loro parti’ relativo ai mesi di dicembre 2023 e gennaio 2024, cioè nel pieno dell’attacco militare di Israele a danno della popolazione civile della Striscia di Gaza e dell’assunzione di misure cautelari da parte della Corte internazionale di giustizia dell’Aia per “plausibili” atti di genocidio commessi da Tel Aviv: 730.869,5 euro a dicembre dello scorso anno, quasi raddoppiati a 1.352.675 euro a gennaio 2024.”

A tal proposito si cita Giorgio Beretta, analista esperto dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere, il quale ha spiegato: “Cifre elaborate sottraendo la quota di munizioni comuni non oscurate dall’Istat: ciò significa che si tratta di materiale interamente a uso militare”.

Tale condotta, ha avvertito Altreconomia, potrebbe costare al nostro Paese un’accusa di complicità nella violazione del diritto internazionale di fronte alle Corti dell’Aia.”

Triestino Mariniello, docente di Diritto penale internazionale alla John Moores University di Liverpool, già nel team legale delle vittime di Gaza di fronte alla Corte penale internazionale ha ricordato che “l’esportazione di armi a Israele da parte di Paesi europei è un fatto estremamente rilevante dinanzi alla Corte penale internazionale così come alla Corte internazionale di giustizia”.

Il giurista rileva con quali differenze:

“Partiamo dalla Corte internazionale di giustizia e dalla causa intentata dal Sudafrica a carico di Israele per violazione della Convenzione sul genocidio: i giudici a gennaio e a marzo di quest’anno hanno imposto misure cautelari per porre fine ad atti di plausibile genocidio e per garantire l’ingresso di beni essenziali a Gaza. Esportando armi a Israele, il nostro Paese starebbe perciò violando precisi obblighi di prevenzione di atti di genocidio e si sarebbe reso complice della facilitazione della commissione di atti plausibilmente genocidiari, nella piena consapevolezza di questo rischio. E uno Stato terzo potrebbe richiamarci alle nostre responsabilità, così come ha fatto il Nicaragua nei confronti della Germania per la medesima questione”.

Sulla Corte penale internazionale, secondo il giurista “il discorso è diverso. Occorre attendere infatti gli sviluppi a seguito della richiesta del procuratore capo Khan. Se la Camera dei giudici, in via preliminare, dovesse individuare prove sufficienti contro i leader israeliani incriminati, allora anche in quel caso si potrebbe configurare una responsabilità penale individuale in capo agli esponenti al vertice del governo italiano per aver facilitato la commissione di gravi crimini internazionali, cioè crimini di guerra e contro l’umanità. Il procuratore contesta infatti l’aver affamato intenzionalmente la popolazione civile, il crimine di guerra di sterminio, l’aver condotto attacchi intenzionali contro i civili, violando così il principio di distinzione”.

Altraeconomia ricorda che “il ministro della Difesa Guido Crosetto, dopo aver inizialmente sostenuto che le ‘vendite armi ad Israele’ fossero state ‘sospese dopo il 7 ottobre’, ha dovuto ammettere in Senato a metà marzo di quest’anno dopo l’inchiesta di Altreconomia che quelle “licenze di esportazione verso Israele autorizzate prima del 7 ottobre erano già state in gran parte utilizzate, mentre su quelle non ancora utilizzate, cioè quelle già autorizzate prima, l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama) ha fatto una valutazione caso per caso”.

Le giustificazioni di Crosetto non convincono Mariniello:

“La tesi del governo circa una valutazione caso per caso fatta da Uama e una presunta inoffensività delle armi è assolutamente irrilevante agli occhi delle Corti. Non è infatti oggetto di sindacato l’offensività o meno di quelle forniture ma il fatto di averle esportate o meno nella piena consapevolezza del gravissimo rischio che si correva. Di fronte all’evidenza, lo Stato e i decisori politici avevano e hanno il preciso obbligo di fermare la vendita di armi così come di interrompere finanziamenti a questo scopo, training o anche la cessione di strumenti di possibile ‘dual use’. Queste rassicurazioni paventate dal governo non escludono affatto una precisa responsabilità per complicità”.

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