Attentato a Bryansk: sangue sulle trattative di Istanbul

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Attentato a Bryansk: sangue sulle trattative di Istanbul



di Francesco Corrado

 

Questa notte nella regione di Bryansk è avvenuto un attacco terroristico sulla linea ferroviaria  Klimov-Mosca che ha causato la morte di almeno 7 persone. I responsabili hanno fatto saltare un ponte ferroviario proprio mentre stava passando un treno passeggeri. Oltre alle 7 vittime già confermate ci sono almeno 69 feriti, a cui vanno aggiunti altri passeggeri che i soccorritori stanno cercando di estrarre dalle lamiere del treno in cui sono ancora intrappolati.

Ovviamente questi atti terroristici sono tesi a far saltare le trattative che domani si terranno ad Istanbul tra russi ed ucraini. Chiunque abbia una comprensione base di ciò che sta accadendo nel conflitto, ha ben chiaro che ci sono determinati paesi, cioè quelli dell'Europa occidentale, che anche di fronte al totale disastro della sconfitta ucraina e della NATO, non desistono dal tentativo, dichiarato anche ufficialmente, di continuare la guerra al fine di far crollare la Russia. Questo anche se dell'Ucraina non dovesse rimanere nulla, cosa di cui ai francesi, britannici e tedeschi sembra non interessare niente.

In questo solco si deve interpretare il tentativo, di una settimana or sono, di abbattere l'elicottero di Putin in viaggio proprio verso Kursk, tentativo reso possibile solo grazie ai dati forniti dall'intelligence occidentale (soprattutto USA).

La situazione per l'Ucraina è disastrosa. Come ha detto uno degli emissari ucraini, i russi devono portare, sul tavolo delle trattative, solo le proprie richieste, mentre gli ucraini hanno molti padroni. Cioè se da un lato ci sarebbero gli interessi nazionali (quelli che avevano portato gli ucraini a firmare gli accordi di Istanbul di aprile 2022), dall'altra parte ci sono gli incomprensibili "interessi" dei paesi europei che vogliono che la guerra continui e infine quelli degli USA di Trump che vorrebbero smarcarsi dal conflitto: almeno a parole.

I russi hanno stabilito da un pezzo cosa vogliono e le loro clausole le hanno messe in chiaro da prima che ci fosse l'invasione del 2022. Cosa vogliano gli altri attori si capisce solo relativamente. C'è poi da considerare il giallo relativo al tentativo di abbattere l'elicottero su cui viaggiava Putin. Tentativo di cui incredibilmente Trump pare proprio che non sapesse niente. La cosa non è di poco conto e la dice lunga sulle difficoltà del presidente a tenere sotto controllo il suo deep state. Per questo, per esempio, Trump non si fida più nemmeno del suo staff e affida a Witkoff le trattative in Medioriente. Ad Istanbul invece ci andrà di persona.

Una cosa è certa: sia l'Ucraina che i paesi più bellicosi hanno bisogno dell'aiuto degli USA altrimenti i giochi sul terreno di battaglia sono fatti. Macron, Starmer e Merz sono tre oche che starnazzano ma sono del tutto impotenti. I loro eserciti sono ridotti al lumicino e non si capisce nemmeno come potrebbero portare le proprie truppe al fronte, viste le capacità del sistema di sorveglianza satellitare russo combinato alle capacità missilistiche. 

Possono mandare qualche sistema d'arma come i Taurus con cui possono fare dei danni alla Russia ma niente di sostanziale. Il centro della questione, come detto, sono gli USA: se Trump lascia le trattative e si ritira a livello diplomatico, niente cambierà nella sostanza e si continuerà la guerra, nei limiti in cui l'esercito ucraino potrà durare. Se invece gli USA si ritirano dal conflitto, cui partecipano attivamente, allora l'Ucraina ha i giorni contati. Spieghiamo meglio.

Se gli USA smettessero di fornire armi, ma soprattutto, e questa è la chiave, se smettessero di fornire intelligence militare e le comunicazioni, l'esercito ucraino si ritroverebbe paralizzato. Perderebbe le comunicazioni tra unità combattenti, quelle tra unità combattenti e lo stato maggiore e, peggio ancora, perderebbe la possibilità di localizzare le truppe russe le quali, di conseguenza, agirebbero indisturbate.  

L'Unione Europea non potrebbe assolutamente assolvere la funzione che svolgono gli USA. Per questo si vuole una tregua che è diplomaticamente ridicola e a cui i russi diranno di no: o si tratta sul serio o si continua sul campo di battaglia. Ma senza tregua che servirebbe solo a far riposare le truppe ucraine stremate. 

Quindi? Le provocazioni come l'attacco terroristico di questa notte cosa possono cambiare nel panorama delle trattative di Istanbul? La Russia è stata molto paziente fino ad ora. Proprio in questi giorni le autorità civili di Kursk hanno fatto presente che mancano all'appello centinaia di civili che sono stati certamente assassinati dai militari ucraini e dai mercenari occidentali. Questo ulteriore attentato ferroviario farà perdere la calma ai russi?

L'ipotesi di qualche provocazione che porti ad un'escalation imprevedibile (giocare con la terza guerra mondiale) converrebbe solo ai paesi europei più bellicosi, perché loro hanno perso questa guerra. L'hanno persa militarmente e la stanno pagando con la devastazione del proprio apparato produttivo. 

Francesco Corrado

Francesco Corrado

Giornalista 

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