Bielorussia, la leader golpista si rifugia in Lituania (dove si perseguitano comunisti e pacifisti nel silenzio assenso dell'UE)

Bielorussia, la leader golpista si rifugia in Lituania (dove si perseguitano comunisti e pacifisti nel silenzio assenso dell'UE)

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di Mauro Gemma 


La leader dei golpisti bielorussi Tikhanovskaya, che è stata rilasciata quasi subito dopo il suo fermo a Minsk, si rifugia in Lituania il cui governo annuncia "è al sicuro da noi".

Bell'esempio di democrazia la Lituania! Un paese, dove si perseguitano e si incarcerano (con detenuti ancora in attesa di processo) i comunisti, i pacifisti e gli antimperialisti. Dove si riabilitano le SS locali, responsabili di massacri di partigiani e civili e di pogrom di ebrei. Nel silenzio complice dell'Unione Europea, che ben si guarda dall'imporre sanzioni ai servi dell'imperialismo USA/UE/Nato, nostalgici del fascismo, che governano il paese baltico.

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Il silenzio degli “atlantisti” e degli “europeisti” copre la nostalgia del fascismo e le più sfacciate violazioni dei diritti umani nelle repubbliche baltiche


di Mauro Gemma per Marx21.it


5 maggio 2020


Mentre (giustamente) gran parte dell’apparato mediatico e politico italiano esprime la sua indignazione per le misure di stampo autoritario e liberticida varate dal governo ungherese di Orban, il silenzio più assordante continua a circondare quanto sta avvenendo nelle repubbliche baltiche (Lituania, Lettonia ed Estonia), in ragione della loro assoluta fedeltà alle direttive di carattere economico e sociale imposte dall’Unione Europea e dello zelo che manifestano nel rispettare le imposizioni degli USA e della NATO, nella loro azione di progressivo accerchiamento della Russia: ospitando basi militari straniere; aumentando le spese per la difesa e obbedendo rigorosamente alle richieste statunitensi di incremento dei contributi all’Alleanza Atlantica a detrimento delle condizioni di vita dei loro popoli; e ospitando imponenti e provocatorie esercitazioni militari, a cui partecipano anche le forze armate del nostro paese.


E’ in questo contesto che da tempo nelle repubbliche baltiche viene attuata una sistematica politica di limitazione delle libertà democratiche e di repressione feroce di tutte le manifestazioni di dissenso portate avanti dai settori comunisti (i partiti comunisti sono stati messi fuorilegge, senza che la cosa abbia provocato scandalo dalle nostre parti, persino “a sinistra”), socialisti, progressisti e pacifisti, ricorrendo alle accuse più infamanti che tanto ricordano i dispositivi delle sentenze del Tribunale Speciale fascista operante in Italia nel ventennio mussoliniano.

E’ in questo contesto che le repubbliche baltiche hanno svolto il ruolo di battistrada delle più odiose operazioni di revisionismo storico riguardanti le vicende della Seconda Guerra Mondiale, con la rivalutazione del ruolo che i collaborazionisti del nazismo (arruolati in formazioni SS) hanno avuto nel contrastare il grandioso contributo che l’Unione Sovietica, l’Armata Rossa e i combattenti della Resistenza lituana, lettone ed estone hanno dato alla sconfitta di Hitler e dei suoi alleati locali. Non passa giorno che si abbiano notizie di abbattimenti di monumenti all’eroismo dei soldati sovietici e di cerimonie di riabilitazione dei più biechi collaborazionisti, equiparabili ai nostri famigerati repubblichini di Salò. E chi osa criticare, viene immediatamente colpito e accusato di “collusione con il nemico russo”.

Ad esempio in Lituania, Alexei Greychus , coraggioso attivista per i diritti umani della città di Klaipeda, direttore dell'organizzazione Juvenius, da tre mesi è rinchiuso nel carcere di Šiauliai, con l’assurda accusa “di spionaggio a favore della Russia”, che può comportare la condanna da tre a 15 anni di carcere.

A nessuno è permesso entrare in contatto con Greychus, per qualsiasi ragione, anche di carattere umanitario, viste le sue precarie condizioni di salute. Suo fratello e suo padre sono ancora alla ricerca di un avvocato e stanno raccogliendo fondi per quello che si annuncia un lungo processo.

Ma di che cosa, in realtà, sarebbe colpevole Alexey Greychus?

La vera ragione della sua incriminazione va ricercata nella tenacia con cui questo coraggioso combattente antifascista si è battuto in questi anni oscuri, seguiti al crollo dell’URSS, per preservare i simboli storici della lotta contro il nazi-fascismo: il Giorno della Vittoria, il Giorno della Liberazione di Klaipeda, la conservazione dei monumenti del periodo sovietico - tutto quanto è collegato a quella che in Unione Sovietica è stata definita la Grande Guerra Patriottica. 

La detenzione di Greychus in Lituania è percepita da molti come un tentativo di sopprimere il dissenso, distruggere i valori più nobili dell’antifascismo e interrompere anche la celebrazione, il 9 maggio, del 75 ° anniversario della Vittoria contro la peste hitleriana. La Vilnius ufficiale sta infatti cercando di interrompere questa celebrazione, un comportamento naturale per uno Stato i cui attuali "eroi" erano complici di Hitler, uno Stato che ha avuto un ruolo propulsivo nell’approvazione da parte del Parlamento Europeo (con la convergenza dei gruppi reazionari e fascisti con quello dei “socialisti europei” i quali, in questo caso, non hanno provato alcun imbarazzo a votare con gli europarlamentari di Orban e di Salvini) della odiosa risoluzione che equipara il comunismo alla barbarie fascista, mettendo sullo stesso piano i crimini delle belve naziste e il sacrificio dei 22 milioni di morti sovietici nella lotta per la libertà di tutta l’Europa. 

L'organizzazione "Juvenius" guidata da Greychus è tra gli organizzatori delle celebrazioni del "Reggimento Immortale".

Coperto come è dalle autorità dei paesi dell’UE e degli Stati Uniti, il governo lituano si sente impunito: si può essere certi che nessuno degli zelanti “difensori dei diritti umani” dell’Occidente imperialista (che ha da dire a questo proposito Amnesty International?) alzerà un solo dito per impedire che una persona marcisca in prigione senza motivo e il più a lungo possibile.

Sulla drammatica situazione delle libertà democratiche in Lituania:

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