Chi si indigna sui 4 criminali di guerra indultati ma tace su Assange

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Ha suscitato grande indignazione la concessione della grazia da parte del Presidente USA, Donald Trump, a 15 persone, fra le quali, 4 ex dipendenti della famigerata compagnia militare privata Blackwater, i quali stavano scontando lunghe pene detentive, incluso l'ergastolo in un caso, per il massacro di Nisour Square, uno degli episodi più noti dell'impegno militare degli Stati Uniti in Iraq.

Diciassette civili iracheni, tra cui un bambino, furono uccisi nell'affollata piazza di Baghdad nel settembre 2007, dopo che i contrctor statunitensi aprirono il fuoco sulle persone con mitragliatrici, fucili di precisione e lanciagranate. L'inchiesta concluse che almeno 14 di loro furono uccisi senza alcun motivo. 

A proposito di crimini di guerra commessi anche in Iraq dagli USA, chi li ha rivelati al mondo, coraggiosamente, come Julian Assange, fondatore di Wikileaks non è stato fra coloro che ha usufruito della grazia.

Proprio ieri, il relatore delle Nazioni Unite, Nils Melzer ha scritto una lettera aperta a Trump per chiedere clemenza per Assange.

La lettera è stata legittima e doverosa, anche per non far calare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla vicenda del fondatore di Wikileaks che langue in una prigione di massima sicurezza a Londra, subendo soprusi e in precarie condizioni fisiche e mentali.

Resta il fatto che nella missiva in pratica si chiede a Trump, ma per forze di cose anche all'apparato che rappresenta gli Stati Uniti di riconoscere il suo ruolo genocida, devastante nel loro coler esportare "democrazia e diritti umani".

Ecco, che Trump magari neanche legga gli appelli, le lettere, può essere normale, non lo è il silenzio sulla vicenda Assange di tanti paladini dei diritti umani e della libertà di informazione che, non solo non si esprimono sulla vicenda Assange, ma lo accusano magari di essere al soldo di Mosca.

La nostra speranza è che la vicenda di Assange si concluda con la sua liberazione, ma in caso contrario, se verrà estradato negli USA o in caso di sua morte, peseranno certamente, non tanto sul Trump, l'Obama o il Biden di turno.

Assange sarà la cattiva coscienza di coloro che lo hanno calunniato o hanno taciuto senza far sentire la propria voce in sua difesa.

La sola colpa del fondatore di WikiLeaks resta quella di aver aperto gli occhi dell'opinione pubblica mondiale sui crimini e l'ipocrisia degli Stati Uniti d'America.

 

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