Claudio Baglioni emblema della 'sinistra di Versailles'
di Francesco Erspamer*
Si dice che la regina Maria Antonietta, quando finalmente anche a Versailles si accorsero che il popolo era davvero incazzato, si domandasse stupita perché mai, visto che non c'era pane, non mangiassero brioche. Anche suo marito, Luigi XVI, fu profondamente sorpreso dalla rivoluzione, anzi indignato dalla irriconoscenza dei francesi. Così Claudio Baglioni, il ricco, bello, famoso Baglioni, che in vita sua gli sono andate tutte bene e proprio non lo capisce che a quelle condizioni è facile essere buoni e buonisti e anche cosmopoliti: e allora siccome il popolo non è spensierato e generoso e multiculturalista come lo vorrebbe lui, invece di domandarsi quali siano le responsabilità sue e della casta che ha dominato per trent'anni (magari ha sbagliato a imporre le privatizzazioni e la globalizzazione? a celebrare l'individualismo e la superficialità? a promuovere un consumismo compulsivo, il culto del successo e delle celebrity, la deregulation morale e culturale?), invece insomma di fare autocritica o (più in linea con il personaggio) un esame di coscienza, si amareggia e accusa il paese di essere (testuale) "disarmonico, confuso, cieco", peggio, "incattivito e rancoroso". Chi non è d'accordo, insomma, non solo è fascista e razzista: è proprio cattivo.
Questa è la sinistra italiana, quella da sempre liberista e quella che un tempo era marxista e oggi è liberal e radicale: chiusa nella sua Versailles, nelle ville e negli attici del privilegio, dove fa finta di restare umana perché non le costa proprio nulla e perché la sua definizione di umanità rispecchia esattamente i suoi valori, i valori che l'hanno resa vincente; e coloro che non li condividono hanno torto; fossero pure in maggioranza (roba da populisti dare ascolto alla maggioranza) sono confusi e ciechi, anzi incattiviti e rancorosi, che roba contessa.
*post Facebook del 12/01/2019