Covid e le politiche discriminatorie contro la Cina

Covid e le politiche discriminatorie contro la Cina

"L'impressionante, per provocazione politica e impatto mediatico planetario, politica di screening adottata nei confronti dei visitatori cinesi da parte di alcuni paesi, tra cui Stati Uniti, Giappone, Regno Unito, Italia ha certamente un carattere del tutto discriminatorio"

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di Yasir Masood, giornalista televisivo con sede a Islamabad, da "Chinadaily", 4 gennaio 2023

(Versione italiana a cura di Fosco Giannini)

 

La recrudescenza globale di COVID-19 ha spinto i media di alcuni paesi occidentali, inclusi gli Stati Uniti, a lanciare un’altra campagna denigratoria contro la Cina, che non è la prima e non sarà l’ultima. Tali accuse, tra l’altro, sono miserabilmente speculari all’accusa-madre, che puntava a far credere al mondo che il Covid 19 fosse nato in ambigui laboratori cinesi, e ciò di fronte all’opposta e concreta possibilità che il virus possa essere invece sfuggito da qualche laboratorio chimico militare Usa.

In Occidente hanno, all’inizio, criticato Pechino per essere vera con i suoi regolamenti di blocco. Evocando meschinamente, attraverso una tortuosa speculazione su queste misure, la cosiddetta “dittatura cinese”. E ora quegli stessi media occidentali  stanno criticando, all’opposto, la Cina per aver allentato le rigide misure anti-pandemia, affermando che le nuove misure di allentamento dei blocchi potrebbe favorire la diffusione del  virus a una velocità molto più elevata.

Tutto e il contrario di tutto, al fine di rafforzare sempre più il piano strategico di attacco alla Repubblica Popolare Cinese, per alimentare sempre più la sua demonizzazione.

La verità sta nel fatto che le autorità della Cina hanno allentato le restrizioni dopo che i principali epidemiologi cinesi hanno assicurato, sulla base di attente, profonde analisi scientifiche estesesi in tutta la Cina, che tale scelta non avrebbe portato all’allargamento del virus nè ad un nuovo pericolo di morte dei cittadini. Tutto ciò dimostra ampiamente che l’obiettivo di alcuni politici e media occidentali, che con le loro critiche si inseriscono nel quadro generale d’attacco politico contro la Cina, è anche quello di minare gli sforzi nazionali e internazionali di Pechino volti a combattere la pandemia. Poichè sarebbe un sogno dell’Occidente poter parlare, come già fanno diversi editorialisti americani ed europei, di “inadeguatezza” cinese di fronte a grandi eventi come una pandemia, di arretratezza scientifica, organizzativa e sanitaria e di sconfitta del sistema cinese di fronte alla “grandezza” dell’Occidente.

Durante i primi giorni della pandemia, la Cina ha prontamente condiviso i risultati delle sue misure di prevenzione e controllo sul Covid 19, offrendo una prassi ed un importante esempio di lavoro da seguire al resto del mondo. Attuando misure rigorose, a partire dalle case e dalle famiglie stesse, ha controllato la diffusione del virus più velocemente di qualsiasi altro Paese. Ha anche inviato squadre mediche, maschere e attrezzature mediche in tanti paesi del mondo.

Negli ultimi tre anni la Cina si è impegnata a donare almeno 3 miliardi di dollari alla lotta internazionale contro la pandemia. La Cina ha anche sostenuto un profondo impegno internazionale unitario per un  vaccino contro il COVID-19, per le cure mediche e per le misure di prevenzione e controllo, continuando inoltre a sostenere il coordinamento delle misure globali per combattere il virus e costruire un meccanismo globale di risposta alle emergenze sanitarie pubbliche per combattere future pandemie.

La Cina ha superato gli Stati Uniti nello sviluppo di efficaci strategie di controllo dei virus. Prima della riapertura essa ha adottato misure rigorose ma efficaci per contenere la pandemia nella fase in cui il virus era più letale. E l’approccio rigoroso e portato avanti col massinmo sforzo ha protetto la stragrande  parte della popolazione.

Nel frattempo ha implementato attivamente la sua politica di vaccinazione per coprire gratuitamente tutti i cittadini, una strategia che ha mirato ad aiutare la maggior parte della popolazione a giungere all’immunità. Entro la fine del 2022 ha vaccinato più di 1,3 miliardi di persone nel Paese. E ha monitorato la diffusione del virus e allertato ovunque, su tutti i territori, le popolazioni locali su possibili focolai.

La Cina ha consegnato più di 2,2 miliardi di dosi di vaccini a più di 120 paesi e organizzazioni internazionali in Africa, Asia-Pacifico, Sud America ed Europa.

Quando alcuni politici e alcuni media negli Stati Uniti e in altri paesi sviluppati accusano la Cina di non riportare il numero giornaliero di infezioni, probabilmente ignorano, o più probabilmente fingono di ignorare, il fatto che gli stessi Stati Uniti hanno smesso di segnalare casi giornalieri di COVID-19 dall’ottobre del 2022 e non sono riusciti a frenare la diffusione delle varianti mortali del virus, che hanno portato il bilancio delle vittime negli Stati Uniti a oltre 1 milione, il più alto al mondo.

La CNBC ha riferito che solo negli Stati Uniti la scorsa settimana (tra fine dicembre 2022 ed inizio gennaio 2023) sono stati diagnosticati e registrati più di 100 milioni di pazienti affetti da COVID-19, ma gli esperti stimano che il numero di americani infetti dall’inizio della pandemia potrebbe essere il doppio di questa cifra ufficiale.

Inoltre, gli epidemiologi sostengono che finora non è stata osservata alcuna nuova variante Covid 19 in Cina e che dunque l’impressionante, per provocazione politica e impatto mediatico planetario, politica di screening adottata nei confronti dei visitatori cinesi da parte di alcuni paesi, tra cui Stati Uniti, Giappone, Regno Unito, Italia ha un carattere del tutto discriminatorio, soprattutto considerando che la Cina ha notevolmente allentato la propria politica di controllo in entrata, per ciò che riguarda le regole di viaggio

Incapaci di contenere la pandemia e rilanciare la loro economia, alcuni Stati occidentali stanno ora ricorrendo a politiche bizzarre e immorali per coprire i loro fallimenti, denigrando i risultati straordinari della Cina. Per attaccare la Cina si sono anche inventate diverse storie false poi propagate in tutto il mondo attraverso lobby diplomatiche e piattaforme di social media, come i media mainstream.

Dati gli incredibili progressi della Cina in molti campi, le strategie artificiose e il blitz mediatico degli Stati Uniti possono solo servire a mettere a repentaglio la cooperazione e la pace globali. Quindi, nella guerra delle narrazioni, il mondo dovrebbe decodificare razionamente tali discorsi, piuttosto che diventare una vittima di quelle “guerre ibride” dirette alla costruzione cinica di nuove  percezioni della realtà.

P.S. Si segnala questa iniziativa di Cumpanis sulla Cina che si terrà domani a Milano


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