Crimini e violazioni commesse dagli Stati Uniti e dalla Nato mentre l’Occidente taceva

Crimini e violazioni commesse dagli Stati Uniti e dalla Nato mentre l’Occidente taceva

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In questo articolo segnalerò anche un video di Daniel Ganser il cui contenuto parla degli interventi armati degli Stati Uniti, e in parte della NATO, in altri paesi. Per questo, prima di sviluppare l’argomento dell’articolo, voglio chiarire che non è mia intenzione contrapporre la moltitudine dei morti causati in quelle guerre contro quelli che sta subendo ora il popolo ucraino per l’intervento russo. I morti non si pesano, si piangono. E per questo colgo l’occasione di segnalare l’appello lanciato da Antonio Di Siena per la creazione del “Comitato No alla Guerra”.

Anche se il fine di questo articolo non è quello di contare chi ha sparso più guerre sul pianeta causando milioni di morti tra i civili – perché anche un bambino saprebbe chi è il vincitore – alla fine mi troverò comunque obbligato a parlare di alcuni interventi di aggressione degli Stati Uniti e NATO, ma sarà solo per evidenziare la disparità di trattamento che i governi occidentali, le Organizzazioni internazionali e i grandi mezzi d’informazione riservano a loro favore.

Sarò forse ripetitivo, dato che nei miei articoli parlo spesso di manipolazione informativa, doppiopesismo dei nostri governi e delle Organizzazioni internazionali, ma lo faccio perché consapevole di quanto questa spregevole attitudine influenzi fortemente l’emotività e la conseguente reazione dell’opinione pubblica davanti a drammatici eventi, con lo scopo di poter legittimare qualsiasi decisione essi prendano, senza che la maggioranza dei cittadini gli si opponga.

Tutti noi abbiamo letto, visto e ascoltato come i grandi giornali, le trasmissioni televisive e quelle radiofoniche ci raccontato h24 questa guerra.

Ascoltiamo quotidianamente descrivere Putin come il nuovo Hitler, l’uomo più spregevole e disumano che sia esistito negli ultimi ottant’anni dopo il dittatore nazista. Abbiamo sentito accusare l’esercito russo di uccidere deliberatamente i civili. Ogni minuto immagini di profughi e morti vengono sottoposte ai nostri sensi, e si imprimono in modo indelebile nella coscienza dell’opinione pubblica. Con il rischio che tutto questo fomenti una “russofobia” che in alcuni casi abbiamo già visto sfociare in prese di posizioni deliranti e paranoiche.

Va tutto “bene” – si fa per dire – e mi dispongo anche a “prendere per buona” l’intera narrazione che costantemente ci viene “inoculata”, e a questa voglio anche aggiungere alcuni passaggi che il Professor Sabino Cassese, ex Giudice della Corte Costituzionale, ha scritto su un articolo pubblicato dal ‘Corriere’ il 7 marzo, dal titolo “Russia fuorilegge per il diritto internazionale: ecco le violazioni”:

«Ordinando l’aggressione all’Ucraina, il presidente russo ha violato molti principi che reggono l’Onu: il rispetto della sovranità degli Stati, la regola dell’autodeterminazione dei popoli, l’obbligo di risolvere in modo pacifico le controversie, il dovere di astenersi dall’uso della forza, l’obbligo di non interferire con le competenze interne di altri Stati. […] Questa anomia della Russia è stata prontamente denunciata dal Parlamento europeo il 28 febbraio, con una risoluzione di condanna […] e dall’Assemblea generale dell’Onu, il 2 marzo, con una decisione di condanna presa con il voto di 141 Stati su 193, 5 contrari, 35 astenuti.»

Ma dopo aver preso “per buono” tutto questo, mi chiedo perché i più importanti Organismi internazionali, i governi occidentali e tutti i media mainstream non abbiano mai denunciato così energicamente i crimini di guerra e le violazioni del diritto internazionale che gli Stati Uniti - NATO hanno perpetrato fino ad oggi.

La mia riflessione è ovviamente retorica, il perché accada questo non ha certo bisogno di approfondite e raffinate analisi.

In questo video, Daniele Ganser, elenca alcuni di quegli interventi armati messi in atto. Ci sono i più conosciuti, che vanno dal dopoguerra al 2016, anno della pubblicazione del suo libro “Guerre illegali: come i paesi della NATO sabotano le Nazioni Unite - Una cronaca da Cuba alla Siria”, denunciando molte delle azioni militari USA, e spesso NATO, come violazioni sistematiche del diritto internazionale".

 

Oltre alle parole del pacifista Daniele Ganser, storico svizzero, specializzato in storia contemporanea e politica internazionale (qui alcuni suoi interventi con sottotitoli in italiano), si potrebbero portare decine di esempi sull’ipocrisia, il doppiopesismo e la manipolazione dell’informazione che avviene nelle nostre democrazie, ma mi fermo soltanto a ricordarne uno, emblematico, che con poche parole li racchiude tutti, ed è l’affermazione fatta da Madeleine Albright, Segretario di Stato degli Stati Uniti dal 1997 al 2001, sotto la presidenza del “Democratico” Bill Clinton.

L’accaduto trovò spazio in qualche articolo di giornale e commento televisivo, e dopo pochi giorni dimenticato come se fosse cosa di poca importanza, tanto è che mi domando quante persone se lo ricordino ancora.

Cosa ci avrebbero raccontato i nostri media se un atto del genere l’avesse compiuto qualsiasi altro Paese non prono alle volontà dell’Impero statunitense? E quale sarebbe stata la reazione della Comunità internazionale difronte a tale crimine? E infine, cosa avrebbero detto sulla scioccante affermazione della Albright se l’avesse pronunciata un alto rappresentante governativo di un Paese non allineato alle direttive USA?

Per sapere di cosa sto parlando traduco il brevissimo passaggio estratto dall’intervista fatta dalla giornalista Lesley Stahl alla Sottosegretaria di Stato Madeleine Albright, nel programma televisivo "60 minutes" (12 maggio 1996), dove le viene chiesto se le conseguenze delle durissime sanzioni imposte dagli USA nei confronti dell’Iraq fossero la soluzione migliore.

La domanda di Lesley Stahl fu questa:«Abbiamo saputo che sono morti mezzo milione di bambini. Vuol dire che sono molti più di quanti ne abbia ucciso la bomba di Hiroshima. Valeva la pena far pagare un simile prezzo?»

Questa la risposta di Madeleine Albright:

«Penso sia stata una scelta molto difficile, ma, quanto al prezzo, noi pensiamo che ne valga la pena».

Roberto Cursi

Roberto Cursi

Sono nato a Roma nel 1965, passando la mia infanzia in un grande cortile di un quartiere popolare. Sin da adolescente mi sono avvicinato alla politica, ma lontano dai partiti. A vent'anni il mio primo viaggio intercontinentale in Messico; a ventitré apro in società uno studio di grafica; a ventiquattro decido di andare a vivere da solo. Affascinato dall'esperienza messicana seguiranno altri viaggi in solitaria in terre lontane: Vietnam, Guatemala, deserto del Sahara, Belize, Laos... fino a Cuba.

Il rapporto consolidato negli anni con l'isola caraibica mi induce maggiormente a interessarmi della complessa realtà cubana.

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