Dal caso Skripal ai Mondiali di Putin: ancora fake news sulla Russia
Svaporato il “caso Skipral” e l’altrettanto grottesco “caso Babchenko”, ormai si raschia il fondo del barile per avvelenare il clima dei Mondiali di Calcio “Russia 2018”. In prima fila, Repubblica-L’Espresso che non trovano nulla di meglio da rifilare che "A World Cup of Spies". La "guerra fredda" tra Russia e Inghilterra per il Mondiale 2018”; uno sbracato documentario che - come annunciato da una star del Gruppo editoriale De Benedetti, già autore di una davvero memorabile inchiesta - “…ricostruisce la grande guerra di spie e di governi che si è combattuta tra Russia e Inghilterra nel 2010. E' utile a capire anche i recenti dissidi tra Mosca e Londra, come nel caso dell'avvelenamento in territorio britannico dell'ex spia russa Sergej Skripal, e per conoscere il sistema di potere russo nel momento in cui il governo italiano vuole a tutti i costi superare le sanzioni".
E andiamolo a vedere questo documentario che esordisce con la dichiarazione di Peter Hargitay (già consulente della Federazione calcisitica inglese): "Di alcuni imbroglioni non è stato ancora fatto il nome" che autorizzerebbe la speranza di conoscere dal documentario il nome di questi. Speranza delusa. Che si protrae per tutti i 52 minuti del filmato strapieno di chiacchierate infarcite di assoluta banalità (“eventi come i mondiali di Calcio sono, sostanzialmente, una questione politica”) e di “sospetti” (privi di qualsiasi riscontro) sulla Russia sponsorizzata da Beckenbauer per favorire un contratto tra Gazprom e Germania. Insomma, aria fritta. Niente di paragonabile, per intenderci, al carico di armi che, per “Germania 2006” - come documentato da Die Zeit – fu mandato all’Arabia Saudita.
Comunque, è verso la fine l’unica parte interessante del documentario; quando riesuma il “caso Skipral” e le roboanti dichiarazioni di Teresa May di non fare partecipare ai Mondiali di Mosca la nazionale inglese. Speriamo che non serva come pendant con la psicosi dei “tifosi” inglesi aggrediti da “hooligans” russi (ovviamente addestrati da uomini di Putin) che i media stanno disseminando a piene mani e che potrebbe precludere a qualche provocazione. Speriamo. Rassegniamoci, comunque, alle evergreen iniziative anti-Putin che certamente costelleranno Mosca 2018. Come l’immancabile protesta contro i lager per gay, gia vista a Soci. O per l’ennesima “strage di cani randagi”, già messa in atto per gli Europei di Calcio in Ucraina. Ovviamente, nel 2012, quando a Kiev c’era il “filo-russo” Yanukovych.
Francesco Santoianni