Dazi. Arrivano le frustate dal padrone e i servi ringraziano
di Alex Marsaglia
Ieri Trump dai campi da golf della Scozia ha rifilato sonore frustate a tutti i suoi schiavi delle piantagioni di cotone europee senza che questi opponessero resistenza alcuna. Anzi, Von der Leyen, sostenuta anche dal nostro Governo - amico anche di Trump, pensate se gli eravamo nemici come andava a finire - ha congedato ossequiosamente il Presidente statunitense tra i ringraziamenti per il dimezzamento dei dazi.
I dazi che entreranno in vigore dal 1 Agosto prevedono: 15% per la stragrande maggioranza delle esportazioni dell’Ue, saranno invece del 50% per materie prime fondamentali come acciaio e alluminio. Ma questo non è nulla in confronto del vincolo al mercato americano accettato dai 27 paesi UE: firmati accordi per l’acquisto di energia per 750 miliardi di dollari dagli Stati Uniti, con l’impegno di investirvi ulteriori 600 miliardi di dollari ai quali si aggiungeranno i “miliardi e miliardi” che l’UE dovrà acquistare in armi dal complesso militare-industriale statunitense.
In poche parole d'ora in poi in Europa si mangerà solo quando la cuoca del padrone americano suonerà la campana. Ci troviamo quindi a vivere in un’Unione Europea che da secondo cortile di casa statunitense si sta trasformando letteralmente in piantagione di cotone del Mississippi, in cui vivono tanti schiavi da cui estrarre valore a suon di frustate e da mandare al fronte alla bisogna.
Questa sorta di gabbia per schiavi statunitense è stata costruita minuziosamente in questi anni (vedi l’ottimo Guido Salerno Aletta: https://m.youtube.com/watch?v=xQDByov7iFo&fbclid=IwQ0xDSwLz2q1leHRuA2FlbQIxMAABHgdfdOD6P5XraVKQiBreGzuAf2pEj4xVEG1DD2p3v_5-PBfGjQaYjUH8fjjN_aem_Hy4SMwuAiSAsX2w-B7i-Lg) e dopo il colpo di Stato di Euromaidan è stata ufficializzata, quando da un lato si è costretta l’UE ad applicare sanzioni all'economia russa e dall’altro la si costringerà pure a subire i dazi americani dopo aver avviato questa guerra al suo principale fornitore di materie prime e partner economico di punta. Quello che si staglia davanti all’orizzonte europeo ora è un vero e proprio riassestamento delle basi economiche. Le materie prime energetiche non verranno più acquistate dal partner storico russo, ridisegnando letteralmente le mappe di approvvigionamento del vecchio continente a costi crescenti. Questo ovviamente inciderà sulla produzione industriale che verrà ulteriormente distrutta, favorendo desertificazione e decentralizzazione. Le esportazioni negli Stati Uniti verranno messe fuori mercato, a vantaggio della produzione interna americana. Parallelamente gli europei hanno accettato di ridursi a principale compratore di armi statunitensi, pagando il pizzo al complesso militare-industriale statunitense che esigerà il suo tributo di sangue sul fronte orientale russo.
Ci troviamo così come europei a vivere nel paradosso per cui la Cina che è il principale competitor mondiale statunitense, non solo è già riuscita a strappare condizioni migliori delle nostre, se pensiamo che attualmente la loro base di trattativa sui dazi parte dal 30%, come la nostra, ma dopo aver sottratto gran parte del mercato mondiale di merci all’Occidente. In più si tenga conto che i cinesi non hanno dovuto sostenere una guerra commerciale e militare con la Russia, affare di certo non da poco.
D'altra parte le relazioni internazionali discendono dai rapporti di forza e in questo mondo chi si fa agnello viene sbranato dai lupi, o peggio, come nel caso europeo, ridotto a schiavo. La Cina entro il prossimo 12 agosto, data di scadenza dell'entrata in vigore dei loro dazi, terrà la schiena dritta e non sarà di certo agnello di fronte al lupo americano. Invece l'UE, ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno, ha dimostrato di essere un'entità servile creata appositamente per soggiogare i popoli europei al volere del padrone americano.
Dalle piantagioni di cotone di Baton Rouge al di qua del Volga nell'Anno del Signore 2025 è tutto, per ora.