E ora che Renzi ha gettato la maschera che hanno da dire i piddini?
di Francesco Erspamer
Sto ancora aspettando l'harakiri politico e in qualche caso anche fisico (per questo ho scritto harakiri; se avessi scritto suicidio mi avrebbero accusato di istigazione alla violenza) degli innumerevoli piddini che per anni hanno sostenuto Renzi insultando chiunque, come me, osasse sostenere che era un liberista più liberista di Berlusconi e comunque un pericoloso megalomane. Conoscendo i miei connazionali mi accontenterei di un atto di sincera contrizione, o se preferite un termine laico, un'autocritica; qualcosa tipo: lo confesso, ho sbagliato, e non perché confuso ma perché sono un verme e mi importava continuare a sentirmi di sinistra ma al tempo stesso dare sfogo al mio rampantismo o al mio desiderio compulsivo di consumismo.
Macchè.
Renzi ha gettato la maschera e solo la sua personale clientela può ancora dargli credito; però, a chiedere agli attuali piddini, nessuno di loro era mai stato renziano; ancor peggio degli italiani che nel 1945, al 90%, non erano mai stati fascisti. Perché allora, almeno, si poteva imputare la propria debolezza alla brutalità della dittatura; ma come si giustificano i tanti che già alle primarie del 2012 avevano votato per Renzi -- il 39% mica due gatti? E gli altri che si aggiunsero pochi mesi dopo, incoronandolo segretario e padrone del partito con un clamoroso 68%? Mica male per un ex democristiano mai pentito. Ma soprattutto: come si giustifica quel 69%, che lo confermò nelle primarie del 2017, ossia dopo quattro anni di governo con poteri assoluti e risultati quali il jobs act, l'abolizione dell'articolo 18, le privatizzazioni, la buona scuola, l'aereo di lusso di stato?
Non si giustificano. Hanno dimenticato; anzi neppure: non è mai successo. Li invidio: deve essere facile vivere così, senza rimorsi, senza responsabilità. Ogni volta puri, come nuovi; basta che si dicano di esserlo.