"Ero convinto a fare il vaccino. Poi ho aperto un giornale"
Personalmente, cercando di informarmi sulle caratteristiche del vaccino finora autorizzato, mi stavo convincendo dell'opportunità di farlo.
Poi ho aperto un giornale.
In prima pagina troviamo la sottosegretaria Zampa che furoreggia, spiegando come sia giusto imporre l'obbligo vaccinale ai dipendenti pubblici.
Subito sotto Burioni che burioneggia da par suo tuonando sull'irresponsabilità di chi ha dubbi, e chiedendo a gran voce l'intervento della forza pubblica per obbligare i refrattari.
Altre tre righe sotto ed è la volta di Pietro Ichino, l'uomo che rinasce dalle bende in cui è mummificato solo quando sente la magica parola "licenziamento", che ci spiega come sia legalmente sacrosanto licenziare chi rifiuta di vaccinarsi.
La chicca qui è che l'ineffabile Ichino ti spiega anche come tu sia assolutamente LIBERO di non vaccinarti, salvo poi venire licenziato. Il che chiarisce bene il concetto di libertà dei liberisti: "O la borsa o la vita" è per loro un classico esempio di libera scelta.
Eh, niente, a pagina finita tutti i dubbi che avevo rimosso sono tornati, insieme all'irrefrenabile impulso a mettere sacchetti di sabbia alle finestre e sbarrare la porta.
E come reagire altrimenti davanti ad una batteria di aspiranti dittatorelli, privi di qualsivoglia competenza in merito, e che comunque nel merito non pensano proprio di entrare, che smaniano per vedere la gente vaccinata con TSO e il supporto dei carabinieri.
E sono gli stessi, proprio gli stessi, che si riempiono la bocca di democrazia, che fanno i cazziatoni sui diritti umani violati in giro per il mondo, e che magari poi chiederanno il consenso al popolo sovrano nelle urne.
Ciò che traspare qui è l'illimitato grado di arroganza, protervia, e ignoranza mista a spocchia di un'intera classe dirigente. Gente che pensa di essere autorizzata a trattare chiunque non siano loro stessi e la cerchia di illuminati cui si autoiscrivono, come stupido bestiame. Gente che non dovrebbe avere la responsabilità neanche della questua in chiesa o del giornalino di classe, altro che di guidare un paese.