Foto per foto, video per video: il de-bunking della false flag dei "camion umanitari incendiati" con cui si voleva giustificare la guerra contro il Venezuela

Foto per foto, video per video: il de-bunking della false flag dei "camion umanitari incendiati" con cui si voleva giustificare la guerra contro il Venezuela

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di Max Blumenthal – Grayzoneproject

traduzione di Giuseppe Volpe per Znetitaly



Caracas, Venezuela. Il colpo di stato contro il Venezuela dell’amministrazione Trump è culminato il 23 febbraio con tentativo dell’opposizione appoggiata dagli Stati Uniti di far passare diversi camion carichi di scatole di “aiuti umanitari” di USAID attraverso il ponte Francisco de Paula Santander in precedenza inutilizzato che collega la Colombia al Venezuela.


I camion non hanno raggiunto l’altro lato ma non era mai stato questo il vero scopo della trovata. Come ha spiegato al giornalista Dan Cohen padre Sergio Munoz, un attivista venezuelano di destra che si trovava sul lato colombiano del confine, gli “aiuti” umanitari erano una provocazione puramente simbolica mirata a screditare il presidente venezuelano Nicolas Maduro agli occhi internazionali e a generare ondate di violenza destabilizzante.


Alla fine della giornata i camion allineati di fronte al ponte Francisco de Paula Santander sono stati affiancati da bande di guarimberos.




Questi erano i giovani nichilisti mascherati che costituiscono le truppe d’assalto dell’opposizione di destra che hanno messo Caracas sotto assedio con violente barricate di protesta, note come guarimbas, in diversi punti tra il 2014 e il 2017. Una folla di guarimberos nel giugno del 2017 ha bruciato a morte in pieno giorno in una strada di Caracas est Orlando Figuera, un ventiduenne nero venezuelano accusato di appoggiare Maduro.


Sul ponte Santander questo 23 febbraio i guarimberos hanno fatto piovere una salva di pietre e bottiglie molotov sugli uomini della guardia nazionale venezuelana in posizione contro i camion di USAID. Improvvisamente i camion hanno preso fuoco e i giovani mascherati hanno cominciato a scaricare casse di aiuti prima che bruciassero. Nel giro di minuti media favorevoli all’opposizione hanno riferito che degli incendi erano responsabili le forze della guardia nazionale venezuelana.


Un giornalista del canale antigovernativo privato NTN24 ha affermato senza prove che le forze di polizia venezuelane avevano causato gli incendi con candelotti lacrimogeni.


L’affermazione era palesemente assurda. Ho visto personalmente candelotti lacrimogeni colpire ogni sorta immaginabile di veicoli nella West Bank palestinese occupata e non ho mai visto un incendio come quello scoppiato sul ponte Santander.


Nel 2013 l’Ufficio dello Sceriffo di San Bernardino impiegò speciali candelotti lacrimogeni incendiari (“inceneritori”) per incendiare la casa dove si era rintanato l’assassino di poliziotti fuggitivo Chris Dorner. Ma è altamente improbabile che gli uomini della guardia nazionale venezuelana avessero qualcosa di simile a quest’arma nel loro arsenale quando hanno affrontato i rivoltosi il 23 febbraio.


La totale assenza di prove della colpevolezza venezuelana non ha impedito al senatore cubano-statunitense Marco Rubio di twittare questa accusa dai pressi di Cucuta, Colombia:


“Possono non rendersene ancora conto, ma oggi il regime di Maduro ha reso più facile isolarlo internazionalmente. Dopo oggi sarà difficile per le nazioni restare neutrali. E per i suoi alleati continuare a sostenerlo e difenderlo. Il mondo intero ha visto il regime usare forze di polizia e bande per ferire e uccidere civili disarmati.  Il mondo intero li ha visti incendiare tre camion che trasportavano cibo e altri aiuti umanitari. Si renderanno presto conto di quanto abbiano malamente esagerato oggi.”


La senatrice Dianne Feinstein, che sta affrontando richieste di dimissioni dopo l’apparizione di un video in cui lei strapazzava altezzosamente un gruppo di bambini ambientalisti, ha ripetuto l’accusa infondata di Rubio, utilizzandola per chiedere a Maduro di dimettersi.


Incolpando il governo venezuelano di aver bruciato i camion di USAID, Rubio stava chiaramente tentando di creare il casus belli che aveva cercato. Tuttavia né lui né nessuno nel “mondo intero” aveva visto la guardia nazionale appiccare l’incendio, come lui affermava. In realtà le prove indicavano la direzione esattamente opposta, suggerendo che a incendiare i camion erano stati gli stessi giovani mascherati dell’opposizione.


La giornalista di Telesur Madelein Garcia ha pubblicato fotografie che mostrano un guarimbero con un candelotto lacrimogeno vicino a uno dei camion in fiamme.





Una ripresa da un drone, pure pubblicata dalla Garcia, mostra quanto distanti i camion fossero dagli uomini della guardia nazionale venezuelana quando hanno preso fuoco e dimostra che erano chiaramente sul lato colombiano del confine: https://twitter.com/madeleintlSUR/status/1099429444345884684


Persino Bloomberg News, che ha pubblicato un flusso incessante di notizie filo-opposizione, ha pubblicato video che mostravano guarimberos sul ponte che fabbricavano bottiglie molotov che hanno facilmente potuto incendiare la cabina di un camion o il suo carico: https://twitter.com/tictoc/status/1099415428496011264


Contemporaneamente la Croce Rossa Internazionale ha diffuso una dichiarazione di condanna degli attivisti dell’opposizione venezuelana mascherati da operatori della Croce Rossa, una sfacciata violazione del protocollo umanitario. Una schermata del servizio della filo-opposizione NTN24 mostra un falso operatore della Croce Rossa vicino a uno dei camion in fiamme.



 

Giorni fa l’autoproclamato presidente ad interim Juan Guaidó ha annunciato che avrebbe guidato un’”onda umana” attraverso il ponte e in Venezuela. Ma al calar della notte del 23 febbraio, Guaidó si trovava a una tempestosa conferenza stampa con altri leader latinoamericani di destra allineati agli Stati Uniti. Al suo fianco c’era il presidente colombiano Ivan Duque, che ha ripetuto l’accusa infondata che la polizia venezuelana aver bruciato i camion degli aiuti.


Avendo fallito in ogni fase del colpo di stato che aveva tentato di organizzare, Rubio ha terminato la giornata con una sfuriata su Twitter culminata con un appello a “interventi multilaterali” contro il governo del Venezuela. Quale forma possano assumere tali interventi non è ancora chiaro, ma certamente saranno giustificati con una serie di affermazioni infondate su quanto avvenuto sul ponte Santander.

 

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