Francesco Rosi, la ricerca della verità e la riflessione sulla nostra storia

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Francesco Rosi, la ricerca della verità e la riflessione sulla nostra storia

 

Otto anni fa ci lasciava Francesco Rosi, un maestro del cinema italiano. Lo scorso anno sono partite anche le celebrazioni per il centenario della sua nascita.

Come tutti gli anniversari, si rischia sempre di cadere nella retorica delle celebrazioni.

Con Rosi probabilmente non si corre questo rischio, in quanto il suo cinema ha descritto le storture, la corruzione, i misteri irrisolti italiani in un modo che non lascia spazio alla retorica.

Oltre al lato artistico dei suoi lavori che i critici hanno già ampiamente lodato e analizzato, vogliamo evidenziare, nel nostro piccolo la modalità, l’uso della macchina da presa, il significato, la forza del cinema di Rosi nel descrivere la realtà.

Rosi ha avuto nei suoi film, soprattutto quelli strettamente legati all’impegno civile e politico, la capacità di analizzare, dare chiavi di lettura e anticipare nell’immediato fatti che ancora oggi risultano complessi e con grande coraggio.

Nel film Salvatore Giuliano, con un taglio quasi documentaristico, denunciò le trame che all’indomani della guerra vedeva confluire la mafia, il potere democristiano le ingerenze statunitensi per impedire l’avanzata del partito comunista e delle forze di sinistra senza mai offrire una verità assoluta, proponendo allo spettatore uno spunto di riflessione. Emblematica la scena dell’eccidio del 1° maggio 1947 di Portella della Ginestra, dove si sentono i colpi ma non si vede chi spara sul corteo dei contadini, per indicare la mano occulta che si nascondeva dietro quello che molti storici definiscono il primo dei tanti misteri dell’Italia repubblicana.

Con il cinema che avevi tempi diversi rispetto a quello che poteva essere un’inchiesta giornalistica ha colto le trasformazioni della Camorra che cominciava a strutturarsi in vero potere criminale mentre ancora si contendeva i mercati agricoli nel napoletano nel film La Sfida, così come ne Le Mani sulla Città mostrava l’aberrante stupro urbanistico di Napoli. Sono ancora oggi pellicole di riferimento per capire le origini dei mali che ancora ci affliggono e, allo stesso tempo, l’ineluttabilità del potere e delle sue trame con gli scempi che continuano a ripetersi.

Un film tra tutti che con gli acquisisce sempre più valore storico, di impegno, è sicuramente il Caso Mattei del 1972, sulla morte del Presidente dell’ENI ucciso in un attentato mentre era a bordo con il suo aereo che scoppio nei cieli di Bascapè in Provincia di Pavia il 27 ottobre del 1962. Interpretato magistralmente da Gian Maria Volontè.

La morte di Mattei fu derubricata come incidente nonostante le minacce e il suo ruolo di disturbo contro la prepotenza coloniale delle 7 sorelle del petrolio statunitensi. Non fu un film facile, Rosi subì delle minacce, come lui stesso raccontò in un’intervista Rai nel 1998: “Ho fatto molti film sulla mafia e sulla camorra ma non ho mai ricevuto minacce. Per Mattei ho avuto minacce, le ho avute. Non mi chiedere nomi, come e quando, però le ho avute. Sono state [minacce] esplicite, esplicite, molto esplicite.”

Nella preparazione del film incaricò il giornalista de L’Ora di Palermo, Mauro de Mauro di raccogliere materiale per ricostruire l’ultimo giorno di Mattei in Sicilia. La raccolta di quel materiale stimolò De Mauro che probabilmente trovò prove scottanti sulla morte di Mattei al punto che fu rapito il 16 settembre del 1970. Pier Paolo Pasolini che in quegli anni stava scrivendo il suo romanzo Petrolio fu molto colpito dalla scomparsa di De Mauro. Infatti, sulla vicenda chiedeva spesso al suo amico e allievo David Grieco, all’epoca giornalista de L’Unità, gli articoli sulla scomparsa di De Mauro.

A TAL PROPOSITO LEGGI “PASSIONE PASOLINI- UN VIAGGIO CON DAVID GRIECO” 

Precisazioni necessarie per capire in quale ginepraio di misteri, insabbiamenti, minacce si è dovuto districare Rosi, quale sia stata la forza del suo impegno. Solo negli anni ’90 del Novecento grazie al Giudice Vincenzo Calia ci sarà un po’ più di chiarezza sul caso Mattei come ben spiegato dal Professor Sidoti.

Emblematico anche un altro capolavoro di Rosi, grazie ad un felice incontro con lo scrittore Leonardo Sciascia. Dal libro Il contesto il regista napoletano realizzò il film Cadaveri eccellenti.

Un film che resta simbolico di tante vicende italiane. L’ispettore Rogas, eroe solitario al servizio delle istituzioni abbandonato, ucciso e infamato, gli apparati dello stato che si scannano per il potere, le trame, gli insabbiamenti per ingannare l’opzione pubblica, ma non manca una denuncia contro gli intellettuali, la parte politica che avrebbe dovuto incidere per rovesciare questo potere, la quale ha avuto paura di attuare i cambiamenti.

Il cinema di Rosi, quindi, oltre la denuncia, lascerò uno spazio aperto non solo all’indignazione ma alla riflessione.

Il film di Rosi faranno sempre riflettere le generazioni future e soprattutto danno l’idea di cosa rappresentasse in quegli anni la forza del cinema.

 

 

 

Francesco Guadagni

Francesco Guadagni

 

Nato nell'anno di grazia 1979. Capolavoro e mancato. Metà osco, metà vesuviano. Marxista fumolentista. S.S.C.Napoli la mia malattia. Pochi pregi, tanti difetti, fra i quali: Laurea in Lettere Moderne, Iscrizione all'Albo giornalisti pubblicisti della Campania dal 2010. Per molti anni mi sono occupato di relazioni sindacali, coprendo le vertenze di aziende multinazionali quali Fiat e di Leonardo Finmeccanica. Impegno di militanza politica, divenata passione, è il Medio Oriente. Per LAD Gruppo Editoriale ho pubblicato il libro 'Passione Pasolini - Un Viaggio con David Grieco', prefazione di Paolo Desogus. 

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