I cinque principali eventi del 2012
Si sta per concludere un anno ricco di cambiamenti nella politica internazionale
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In Five ig events that shaped the last year, Gideon Rachman fa la sua classifica dei cinque avvenimenti più importanti del 2012.
Al primo posto il Columnist del Ft colloca la decisione del presidente della Bce Mario Draghi di acquistare in modo illimitato i titoli obbligazionari dei paesi più indebitati. Dopo che all'inizio dell'estate molti finanzieri e banchieri erano letteralmente nel panico e profetizzato la fine dell'esperienza della moneta unica, la guida ferma di Draghi ha permesso all'Unione monetaria di uscire dal peggior momento della crisi.
Al secondo e terzo posto, Rachman colloca due avvenimenti – la guerra in Siria e la vittoria di Fratellanza Musulmana in Egitto – che dimostrano come il Medio Oriente continuerà ad essere il principale tema nell'agenda di politica estera dei leader mondiali per i prossimi anni. La guerra civile siriana ha prodotto 40,000 morti, gli Usa si sono impegnati ad evitare di entrare in un altro conflitto nella regione e quello che seguirà Assad rimane un mistero. Al contrario, l'elezione di Morsi in Egitto è l'elemento più significativo per comprendere la direzione intrapresa nella regione: la vittoria di Fratellanza Musulmana e la forte presenza degli ultra fondamentalisti salafiti nel parlamento testimoniano la presenza sempre maggiore dell'islam politico in Medio Oriente. Il fatto che Morsi sia riuscito a varare la controversa nuova costituzione attraverso un referendum suggerisce come il liberismo subirà una nuova ritirata il prossimo anno.
Per spiegare la scelta del quarto posto, Rachman sottolinea come il 2012 è stato un anno di transizione del potere nelle grandi potenze. America e Francia hanno avuto le elezioni presidenziali; il partito liberal democratico di Abe è tornato al potere in Giappone e la Cina ha un nuovo Politburo. Se Xi Jinping si rileverà un leader riformista, la sua nomina sarà da catalogare come il singolo avvenimento più importante del 2012, ma è ancora presto per poterlo dire. Hollande, diversamente dalle attese iniziali, non sta attuando politiche di trasformazione ed il Giappone deve affrontare una crisi ventennale che impedirà ad Abe scelte rivoluzionarie. Quindi, conclude Rachman, l'unica grande elezione da inserire nella classifica è quella americana con la continuità rappresentata da Obama. Ed il mondo che ha evitato un brusco cambiamento di rotta in politica internazionale che avrebbe comportato la vittoria di Romney.
Al quinto posto della sua classifica, Rachman, analizzando come le relazioni tra la Cina ed i suoi vicini siano al livello più basso degli ultimi anni, inserisce lo scontro in atto tra Pechino ed il Giappone per isolotti del mar cinese meridionale. I due paesi sono sempre più vicini ad un conflitto diretto che getta un quadro oscuro sull'equilibrio in Asia, fondato sull'alleanza protettiva tra Stati Uniti e Giappone.
Da ultimo, Rachman ricorda come tre settimane fa, il primo ministro indiano ha indicato in Syed Asif Ibrahim il nuovo direttore dell'intelligence del paese. Ibrahim è musulmano in un paese prevalentemente Hindu e che vede le sue maggiori preoccupazioni in termini di sicurezza proprio dal fondamentalismo islamico. Scelta coraggiosa ma lungimerante.