Il dramma dell’Italia raccontato dall’ISTAT

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di Antonio Di Siena

 

Da 5 anni consecutivi la popolazione italiana è costantemente in calo.
 

Solo nel 2019 ha segnato un meno 212 mila cittadini. Praticamente in un anno è scomparsa una città grande come Trieste.




Il Sud poi, fra migrazioni calo demografico, continua a svuotarsi. 130 mila residenti in meno, l’equivalente di Ferrara.


Mentre l’unico aumento di popolazione continua ad essere quello relativo agli immigrati.


Ora se politicamente non si comprende che la potenza demografica di un paese è direttamente proporzionale alla sua capacità di crescita economica si sta condannando l’Italia a morte.


Serve incentivare (e di molto) una nuova politica demografica.


Serve occupazione, serve stabilità lavorativa, salari giusti, welfare. Serve sostenere le giovani coppie con l’accesso al credito, agli asili nido e alle case.


E sopratutto serve scardinare questa sottospecie di cultura ferale e postmoderna secondo la quale fare figli è sostanzialmente una roba arcaica da fascisti.


Anche perché, se non si inverte rapidamente questo trend, dietro l’angolo (e ben prima che si arrivi alla morte di questo Paese) è pronta a scoppiare un’emergenza sociale che sarà un via di mezzo fra una guerra civile e un conflitto tribale.

 

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