Il falso positivo del mimo in Cile per censurare le decine di brutalità del regime di Piñera?
La storia aveva generato comprensibilmente un’ondata di emozione e sdegno. La ‘mimo cilena’, al secolo Daniela Carrasco, dicevano le cronache, era stata trovata impiccata a Santiago dopo essere stata torturata e violentata per ore dai militati che l’avevano fermata.
I fatti, secondo le cronache, erano avvenuti intorno al 20 di ottobre, ma gli echi giunti in Italia circa un mese dopo quando inizia il tam tam sui social e viene rilanciata anche da varie associazioni femministe, mondo liberal e stampa mainstream.
Adesso si è scoperto che la mimo ha lasciato una lettera d’addio e non sarebbe stata uccisa. Si tratterebbe invece di suicidio.
A cosa è servito il falso positivo sull’uccisione orribile della donna dopo torture e stupri avvenuta per mano dei militari cileni?
A oscurare le proteste e le atrocità che continuano a essere commesse nei confronti del popolo cileno dal regime fascio-liberista di Sebastián Piñera.
Il caso del mimo aveva trovato grosso spazio in quegli stessi media che invece continuano ad occultare le reali dimensioni della brutale repressione operata dalle forze di sicurezza di Santiago, con in testa i famigerati Carabineros.
Basti pensare che in Cile, come segnala un articolo della BBC, sono oltre 200 le persone che hanno subito lesioni oculari a causa della repressione scatenata dal regime di Piñera. Si tratta di un triste record nella storia del Cile, ma non ha precedenti nel mondo. Di questi feriti circa il 30% viene soccorso con «il bulbo oculare esploso, quindi non c'è possibilità di recupero visivo in quell'occhio».
L’Istituto nazionale per i diritti umani (NHRI) di Amnesty International e COLMED hanno chiesto al governo cileno di vietare l'uso di armi antisommossa da parte della polizia.
I ricercatori dell'Università della California, della Emory University e di altre agenzie sanitarie negli Stati Uniti, hanno analizzato le informazioni raccolte tra il 1990 e il 2017 in sette regioni del pianeta, comprese le aree più conflittuali del mondo, come Israele e i territori Palestinesi, Irlanda del Nord e Asia del Sud.
E si è concluso che i casi del Cile rappresentano quasi il 70% del numero totale di vittime di lesioni agli occhi causate da proiettili di gomma tra il 1990 e il 2017 in tutto il mondo.