Il Fatto Quotidiano tira la cordata mediatica in Italia del golpe in Brasile

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di Fabrizio Verde

 
Quando si tratta di attaccare le esperienze progressiste dell'America Latina e spianare la strada per il ritorno del regime neo-coloniale e neo-liberista nella regione, in Italia nessuno è maggiormente in prima linea de il Fatto Quotidiano. Come AntiDiplomatico vi abbiamo già scritto, in particolare quando il giornale di Marco Travaglio era arrivato al capolavoro di scrivere che in Bolivia non ci fosse libertà di stampa perché in atto ci fosse una “autocensura” dei giornalisti. Un capolavoro.
 
Ma dopo la disinformazione su Venezuela, Bolivia ed Ecuador, è tempo di concentrarsi sul Brasile. C'è un golpe in atto dei potentati finanziari della destra neo-liberista e il giornale di Marco Travaglio non può perdere l'occasione.
 
La nomina dell'ex sindacalista nonché già presidente della Repubblica Federale del Brasile dal 2003 al 2011, Luiz Inácio Lula Da Silva a ministro della Casa Civil, ossia capo di gabinetto del governo, ha immediatamente scatenato le reazioni scomposte della destra seguita a ruota dal circuito informativo internazionale. In Italia si è distinto nella diuturna opera di disinformazione sugli esteri che porta avanti con particolare solerzia, Il Fatto Quotidiano, con un articolo completamente appiattito sulle ragioni del giudice Sergio Moro e dell'opposizione brasiliana che sta provando con ogni mezzo a rovesciare il governo di Dilma Rousseff e impedire una nuova candidatura di Lula.
Sono tante le notizie che non leggerete sui quotidiani italiani, Il Fatto Quotidiano in primis, a cominciare dal fatto che la decisione di far entrare Lula nel governo per proteggerlo dalle manovre giudiziarie volte ad eliminarlo dalla scena politica nazionale, è stata immediatamente approvata dall'Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR) che attraverso il Segretario Generale Ernesto Samper ha fatto sapere che la decisione «di assumere il ruolo di capo di gabinetto del governo brasiliano costituisce un atto di legittima difesa politica». 
 
La posizione del colombiano Samper è molto importane perché evidenzia come la mossa di Lula sia difensiva rispetto agli attacchi politici in corso. Una circostanza completamente ignorata dal circo mediatico mainstream interessato esclusivamente a demolire la figura di Lula così come quella di tutti i leader progressisti che tanto hanno fatto per i propri popoli negli ultimi anni. Loro però non possono informare, devono rendere conto ai loro padrini economici che hanno tutto l'interesse a riappropriarsi quel potere perduto irrimediabilmente in seguito al tremendo ventennio neoliberista, quella «larga y triste noche neoliberal» dove i paesi latinoamericani furono letteralmente svenduti alle istituzioni finanziare internazionali, dove dettavano legge le banche, dove si moriva letteralmente di fame. 
 
Intanto in Brasile è convocata una grande manifestazione in sostegno di Lula e contro il golpe contro il governo di Dilma Rousseff per venerdì 18 marzo per difendere lo stato democratico e di diritto, mentre l'opposizione annuncia «una pioggia di azioni in tribunale» per fermare la nomina di Lula. 
 
In ultima analisi possiamo affermare che quanto sta accadendo in America Latina con il caso Lava Jato in Brasile, i tentativi di rovesciare Maduro in Venezuela, le campagne diffamatorie contro Evo Morales in Bolivia e Rafael Correa in Ecuador non sono attacchi personali contro i leader progressisti, ma si tratta di beceri atti contro l'idea stessa di progresso materiale e intellettuale di popoli che si sono ribellati alla dittatura finanziaria internazionale. Popoli che hanno ripreso possesso della propria sovranità, libertà e autodeterminazione e per questo vanno puniti. Il caso Argentina è esemplare da questo punto di vista con il governo Macri che si appresta a svendere la patria per pagare i fondi avvoltoio. 
 
Questa storia, ovviamente, i media mainstream non ve la racconteranno mai. Sono dall'altra parte della barricata, quella di chi vuole tornare e punire quei poveri che hanno avuto l'ardire di pretendere un pasto dignitoso sulle loro tavole tutti i giorni e, per parafrasare una recente dichiarazione di Lula, presidenti con il coraggio di rompere gli schemi che lo avevano impedito fino a quel momento. Ma si tratta di un piatto oggi in discussione nuovamente, anche per l'opera di mistificazione e propaganda di un giornale che in Italia si dichiara di “controinformazione” e che in politica estera è più fedele ed allineato dei famigerati Repubblica e Corriere.

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