Il piano dei neocon è fallito: la NATO fermerà la sua espansione ad Est

Un importante annuncio dell'inviato di Trump tronca i piani strategici dei leader europei, mentre Russia, Turchia e Stati Uniti decidono sul secondo round di colloqui. L'Ucraina non potrà che adeguarsi

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Il piano dei neocon è fallito: la NATO fermerà la sua espansione ad Est



di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

 

Il piano di espansione della NATO ad Est ai danni del mondo russo non proseguirà. Lo ha dichiarato ad ABC il generale statunitense Keith Kellogg, inviato speciale della Casa Bianca per l’Ucraina:

« Per noi, l'adesione dell'Ucraina alla NATO non è in discussione. Non siamo l'unico Paese a pensarla così. Posso nominarvi almeno quattro Paesi NATO che nutrono anch'essi dubbi. Ma il consenso di tutti i 32 Paesi NATO è necessario affinché chiunque possa aderire».

Conferma inoltre che questo è uno dei punti richiesti da Mosca nelle trattative.

«E non parlano solo dell'Ucraina, ma anche della Georgia e della Moldavia. Noi diciamo: « Ok, in generale, possiamo impedire alla NATO di espandersi oltre i vostri confini”. È una questione di sicurezza», ha aggiunto.

Si tratta di una vera e propria svolta che pone fine a quasi vent’anni di politiche di rollback condotte ai danni di Mosca. Purtroppo è arrivata dopo un colpo di stato, lo sdoganamento dei nazisti in Ucraina e nei Baltici, le persecuzioni di comunisti e antifascisti, la legittimazione della censura sull’informazione non allineata a Washington e soprattutto centinaia di migliaia di morti.

Pochi giorni fa Reuters aveva “rivelato” che, tra le condizioni poste dal presidente russo per porre fine alla guerra in Ucraina, c'è la richiesta che i leader occidentali si impegnino per iscritto a fermare l'allargamento della NATO verso est e a revocare una parte delle sanzioni alla Russia.

Il messaggio di Kellogg, si badi bene, non è rivolto al Cremlino. La parte russa “parla” con il presidente Donald Trump e con il suo inviato speciale Steve Witkoff. Kellogg è incaricato di negoziare con l’Ucraina, secondo uno schema di trattative a doppio binario. Ed il messaggio è rivolto proprio alla parte ucraina: è lo stop definitivo alla richiesta di adesione alla NATO, come garanzia fondamentale di sicurezza.

All’orizzonte si delinea una vittoria strategica per Vladimir Putin, attraverso i negoziati.

Pressione sui negoziati a Istanbul

Kellogg ha invitato l'Ucraina a cedere all’offerta del Cremlino e a partecipare al secondo round di colloqui il 2 giugno a Istanbul. La proposta era arrivata giovedì mattina dal ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, dopo la visita a Mosca del ministro degli Esteri turco Fidan e una conversazione telefonica con l’ omologo statunitense Marco Rubio.

Il presidente turco Erdogan ha fortemente sostenuto l’iniziativa russa, mettendo all’angolo gli ucraini che speravano in una sede più “occidentale”, come il Vaticano o la Svizzera. Adesso dovranno accettare, nonostante Mosca non abbia concordato la richiesta di consegnare a Kiev né a Washington il memorandum per un accordo sulla fine della guerra.

«Ho parlato con Rustem Umerov, che guiderà la delegazione ai prossimi negoziati a Istanbul, anche lui non ha ancora visto (il memorandum russo). Lo avverto sempre: non dite cose che possano far pensare che non vi presenterete. "Dovete dimostrare di fare sul serio», ha detto Kellogg.

Trump ha dato l’ok, concedendo a Putin due settimane per dimostrare “che non sta prendendo in giro” la Casa Bianca. È la terza volta in un mese che fa la stessa “concessione”.

Il braccio di ferro sul memorandum

A Istanbul la parte russa consegnerà alla delegazione ucraina la bozza del memorandum con le condizioni e proposte della Russia per il superamento della crisi. Alla richiesta di Kellogg di poter visionare il documento prima del secondo round di colloqui, la portavoce di Lavrov, Maria Zakharova, aveva risposto:

«La Russia non è a conoscenza del presunto trasferimento delle "condizioni" dell'Ucraina per un accordo agli Stati Uniti», sottolineando che i negoziati si svolgeranno esclusivamente fra le due parti, senza la mediazione di altri stati.

Il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov giovedì ha fatto sapere di aver già consegnato al capo della delegazione russa Vladimir Medinsky il “documento che riflette la posizione ucraina”. Secondo i servizi segreti esteri ucraini, Mosca non vuole consegnare in anticipo le sue richieste perché irrealistiche. Il Cremlino, però, ha definito “poco costruttiva”la pretesa della controparte ucraina.

Il documento, afferma Peskov, sarà consegnato a Istanbul affinché i negoziati avvengano ai tavoli e non sui media. In poche parole i russi vogliono impedire ogni interferenza esterna nel processo negoziale.

La presenza dei “volenterosi”

La decisione sulla sede, la data e le modalità dei negoziati, insomma, è stata presa da Mosca e approvata dagli Stati Uniti assieme agli altri attori principali. L’Ucraina e i “volenterosi” dovranno adeguarsi.

In base a quanto riportato da Tass, Inghilterra, Francia e Germania invieranno una rappresentanza ad Istanbul. Non è chiaro se ci sarà anche una presenza degli Stati Uniti.

La posizione della Russia sulla partecipazione dei leader europei al processo di pace è stata crudamente espressa dalla Zakharova: possono trovar posto sotto il tavolo dei negoziati.

Nel frattempo la guerra continua

L’ambasciatore all’ONU Nebenzia ha detto chiaramente che l’Ucraina si trova di fronte a una scelta: o la pace come risultato dei negoziati, o l'inevitabile sconfitta sul campo di battaglia. Ciò non significa lo stop immediato dei combattimenti.

Durante il primo colloquio, Medinsky aveva affermato che nella storia guerra e negoziati vanno di pari passo. Mosca portare i risultati militari al tavolo delle trattative. Il cessate il fuoco richiesto da Kiev pertanto è una proposta irricevibile.

Di conseguenza l’Ucraina da giorni conduce massicci attacchi con droni in profondità sul territorio russo, a cui le forze russe rispondono con massicci attacchi aerei di rappresaglia, con droni, missili e caccia.

Secondo quanto riportato dal New York Times, questo mese la Russia sta avanzando al ritmo più veloce da novembre 2024, conquistando una media di 14 km al giorno a maggio. La maggior parte dei territori presi si trova nella regione di Donetsk, dove le truppe russe sono riuscite a sfondare la difesa tra Pokrovsk e Toretsk. Inoltre, hanno aperto un nuovo fronte nella regione di Sumy e concentrato circa 50 mila truppe nei pressi di Kharkov.

La conquista di territori in altre regioni potrà servire a negoziare il ritiro delle truppe ucraine almeno da Donetsk o Lugansk, oppure creare una buffer zone lungo il confine.

Nessuna sanzione o altra misura ostile farà arretrare la Russia di un millimetro, o raggiungerà i suoi obiettivi strategici con la diplomazia o con la forza militare.

Espansione ad Est della Nato

Il Cremlino ha fin dall’inizio dichiarato che l’ obiettivo strategico dell’operazione speciale è lo stop all’espansione ad Est della NATO. Il processo era iniziato immediatamente dopo il collasso del blocco sovietico, nonostante le garanzie orali date a Gorbacev e Eltsin nel 1991 dall’Occidente.

Scomparso il suo nemico storico – il comunismo – la NATO anziché sciogliersi trasformò la sua strategia dal contenimento al rollback. Uno alla volta, non solo i Paesi del Patto di Varsavia ma anche ex URSS diventarono parte del trattato transatlantico. L’Occidente portò le sue truppe alle porte di San Pietroburgo.

Fin dalla sua indipendenza l’Ucraina aderì al Consiglio di cooperazione del Nord Atlantico (1991) e al programma Partenariato per la pace (1994). L’accelerazione avvenne dopo la rivoluzione arancione nel 2004.

La promessa dell’ingresso rapido nella NATO fu il lascito di G.W. Bush alla fine del suo secondo mandato. Non era bastato distruggere e portare il caos in medio oriente e Afghanistan, i neocon dovevano piantare i semi della discordia di una guerra futura, magari mondiale, per il trionfo del Nuovo Secolo Americano.

Nel vertice di Bucarest del 2 aprile 2008 l’Ucraina ricevette la promessa del futuro ingresso nella NATO, dopo
la richiesta presentata da Jushenko, sostenuta dall’amministrazione Bush:

"Noi, ovviamente, sosteniamo, abbiamo sostenuto e continueremo a sostenere le ambizioni transatlantiche dell'Ucraina. E naturalmente, la posizione degli Stati Uniti sul MAP è stata molto chiara", affermava nell’autunno 2008 l’allora segretaria di Stato Condoleeza Rice.

Nonostante l’avvertimento dell’ex presidente Medvedev che l’ingresso nella NATO dell’Ucraina avrebbe costituito un problema per l’architettura di sicurezza del continente, il processo proseguì. Trasversalmente, sostenuto da entrambi i candidati alle future presidenziali, Barak Obama e John MacCain, e anche dall’allora senatore Joe Biden, che immediatamente si attivò non appena diventato vicepresidente. Ciò portò prima all’Euromaidan e al conflitto in Donbass, poi alla guerra d’attrito Russa-Ucraina.

Le parole di Kellogg adesso rivelano l’intenzione di Trump di abbandonare il piano dei neocon. La Casa Bianca vuole un accordo con il Cremlino per porre fine alla guerra. Il “superamento delle vere cause della guerra” è la conditio sine qua non dei russi per una pace stabile e duratura. A quanto pare, lo otterranno.

L’”America” ha altri scenari più strategici su cui concentrarsi per ripristinare il proprio primato in un mondo sempre più multilaterale, in cui emergono sempre nuovi challengers dell’egemone.

Clara Statello

Clara Statello

Clara Statello, laureata in Economia Politica, ha lavorato come corrispondente e autrice per Sputnik Italia, occupandosi principalmente di Sicilia, Mezzogiorno, Mediterraneo, lavoro, mafia, antimafia e militarizzazione del territorio. Appassionata di politica internazionale, collabora con L'Antidiplomatico, Pressenza e Marx21, con l'obiettivo di mostrare quella pluralità di voci, visioni e fatti che non trovano spazio nella stampa mainstream e nella "libera informazione".

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