Il potere degli sciamani dei social va regolamentato
La cancelliera Angela Merkel ritiene sia “problematico” che sia stato bloccato in modo completo l’account twitter di Donald Trump.
Così la Francia, le cui autorità hanno sottolineato che non spetta ai colossi del web regolamentare la rete. “Ciò che mi sciocca è che sia Twitter a decidere di chiudere” il profilo di Trump, ha dichiarato il ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, intervistato ai microfoni di radio France Inter.
L’esoterismo delle Big Tech
Forte, dunque, la prese di posizione di Francia e Germania su un evento di gravissima portata che non pare aver mosso analoghe preoccupazioni in Italia (a parte rare eccezioni).
I fatti sono oramai noti: dopo i recenti avvenimenti di Washington i principali social (Twitter e Facebook ) hanno deciso di bloccare gli account ufficiali del presidente degli Stati Uniti.
A questo si aggiunga un altro tassello: la censura chiusura di Parler, social alternativo a Twitter, accusato di essere un covo di violenti trumpiani.
Il tema è serio e non può essere liquidato con una presa di posizione pro o contro Trump, dato che la censura da sempre è considerata appannaggio dei regimi autoritari. Che i Paesi democratici, come amano giustamente definirsi il vecchio continente e gli Usa , possano affrontare tale tematica restando sul piano di mera contesa politica non è auspicabile né appare realistico.
I social media hanno oramai una potenza di fuoco su scala globale come mai si era visto prima. Una regolamentazione di qualche tipo va attuata, dato che il mondo, almeno quello occidentale, non può affidarsi ciecamente all’arbitrarietà di pochi consigli di amministrazione, dei quali peraltro non si sa nulla (deriva esoterica dell’informazione), e dove è più che probabile che su alcuni temi sensibili decida una sola persona.
Appare, infatti, alquanto difficile che qualche oscuro consigliere si opponga ai desiderata di Tim Cook, Mark, Elliot Zuckerberg o Jeff Bezos, persone tra le più potenti del mondo.
Dubbi americani
Interessante che anche tra gli antagonisti di Trump in America si sia posta analoga domanda, anche se in modalità più sussurrata e ambigua. Lo dimostra una nota di Michelle Golberg, che ne scrive sul New York Times che, pur ritenendo giusto l’oscuramento di Trump, scrive che come da libertaria sia “disturbata di quanto sia impressionante” il potere dei social.
“È pericoloso – scrive – che una manciata di giovani inesperti è titani della tecnologia siano i soli responsabili di chi ha diritto o meno ad avere in mano un megafono”. Abbiamo tradotto callow come “inesperti”, ma forse è più adatto il termine irresponsabili, dato che il potere di censura è arbitrario e inappellabile, né può essere punito in caso di errore. Al massimo si ripristinano account oscurati.
E però i social hanno contribuito non poco alla vittoria di Biden. Si sa che negli Usa il potere delle Lobby ha una forte legittimazione, nel senso che queste possono “comprare” legittimamente il favore dei candidati (anche se il termine in uso è più anodino).
Può la nuova presidenza dare delle regole a sostenitori tanto potenti? Di certo tra i democratici il timore esposto dalla Goldberg non affiora come è affiorato in Europa, e ciò pone interrogativi.
Il rischio che tale arbitrio non subisca limitazioni, o ne abbia di fittizie come nel recente passato, è alto; con conseguenze spaventose per il mondo.
Peraltro, va sottolineato che mai come in questa occasione il potere dei social si è esercitato in maniera così dura ed esplicita, come dimostra l’oscuramento di vari candidati e gruppi repubblicani (di ieri l’oscuramento del libertario Ron Paul e di 70mila account accusati, inaudita altera parte, di essere collegati a QAon).
Peraltro trovare un media che prenda una posizione forte, tramite editoriale o una campagna ad hoc, sul tema, è arduo. Nessuno vuole inimicarsi tale potere, che può chiudere l’account di un giornale, come è accaduto a Libero, infliggendogli danni enormi (centinaia di migliaia di euro di perdite in un solo giorno). Si sono resi indispensabili e ora hanno un potere di ricatto immane (non troviamo termine più aulico, ne rimandiamo la scelta ai lettori).
Siamo all’epifania di un futuro distopico. Occorre agire prima che il processo diventi irreversibile. Limitarsi a rallegrarsi perché la scure si abbatte su Trump e trumpiani o su un giornale che non attira simpatie fa solo il gioco degli sciamani dei social.