In politica economica (e non solo) Bolsonaro e Draghi sono la stessa cosa

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In politica economica (e non solo) Bolsonaro e Draghi sono la stessa cosa

Contestazioni e polemiche all’indirizzo del presidente fascio-liberista del Brasile, Jair Bolsonaro, in Italia per il G20 a Roma e poi in località tra Veneto e Toscana per visitare i luoghi di provenienza della sua famiglia. Quest’occasione ha riportato i riflettori sul politico brasiliano assurto alla presidenza del gigante sudamericano solo grazie all’estromissione giudiziaria di Lula e una massiccia campagna a basa di fake news condotta prima e durante la campagna elettorale. 

Le cronache insistono nel raccontarci di un Bolsonaro che gira senza mascherina o tenta di minimizzare la portata del Covid. Sulle altre politiche nefaste adottate dal governo di questo novello Pinochet 2.0 silenzio totale. 

A cominciare dalla gestione fallimentare del Covid: non si tratta solo del tentativo di negare la pericolosità di questo virus. Bolsonaro, in Brasile, con la sua visione ultraliberista ha l’obiettivo di ridurre lo Stato ai minimi termini. Con questa ‘missione’ in Brasile è stato fortemente ridimensionato il programma ‘Bolsa Familia’, sussidio voluto da Lula per aiutare i poveri, sono stati abbandonati i progetti per l’alfabetizzazione dell’infanzia. Ovviamente anche la sanità è stata ridimensionata. In Brasile mancano medici e i mezzi per affrontare al meglio la pandemia. Come nel resto dei paesi capitalisti/liberisti del resto. Quindi più che sul negazionismo di Bolsonaro ci si dovrebbe interrogare sull’ottusaggine di ben determinate politiche economiche criminali. Basti pensare che quando la città di Manaus è stata investita da un’ondata di contagi che ha portato scarsità di ossigeno, è dovuto intervenire il vicino Venezuela nonostante sia gravato da pesanti sanzioni. 

Lo scenario brasiliano era facilmente prevedibile. Questo è quanto scrivevamo dopo la sua vittoria al primo turno nell’ottobre del 2018: «La vittoria del candidato fascio-liberista Jair Bolsonaro al primo turno delle presidenziali brasiliane era preventivabile dopo l’esclusione del grande favorito Lula, ma non nei termini in cui questa è arrivata. Dopo un tale risultato ci si sarebbe aspettati mercati in fibrillazione, la moneta brasiliana in flessione rispetto al dollaro, un crollo in Borsa a San Paolo. Visto che potrebbe diventare presidente un negazionista della dittatura, che vorrebbe fucilare i militanti della sinistra e ritiene gli afrodiscendenti dei subumani che «non servono a niente». Insomma, con Bolsonaro presidente si rischia la guerra civile. 

Invece niente. I mercati reagiscono con euforia. La Borsa di San Paolo chiude con un rialzo del 5,46% a 87.291, e il real si rafforza rispetto al dollaro del 3,67%, facendo segnare il valore più basso rispetto alla moneta brasiliana dallo scorso mese di agosto. 

Il motivo di questa ‘euforia’ è presto detto. Possiede un nome e un cognome. Paulo Guedes. Consigliere economico del fascioliberista Bolsonaro e futuro ministro dell’Economia se l’ex capitano dell’esercito dovesse il 28 ottobre battere Haddad del PT e diventare il nuovo presidente del Brasile. 

Guedes è un ultraliberista formatosi all’Università di Chicago. La stessa tristemente nota per aver sfornato i Chicago Boys, economisti cileni che indirizzarono l’economia del Cile guidato dal generale fascista Augusto Pinochet. Una teoria economica, quella neoliberista, purtroppo ancora fortemente in voga. In particolare nella Vecchia Europa non a caso piegata da una crisi economica praticamente perenne. 

(…) Paulo Guedes con il benestare di Jair Bolsonaro vuole il massacro sociale. Prevede di «vendere tutto», ossia privatizzare tutte le aziende statali. Ricalcolare le pensioni. Leggi tagli brutali ai trattamenti. Rendere la Banca Centrale indipendente dal governo. Dulcis in fundo, ridimensionare i programmi sociali. 

I mercati e la finanza potrebbero mai aver paura di un simile programma economico?

Come potrebbero? Questo è il loro programma economico».

Un programma economico-politico che vediamo dispiegato in Italia con il sostegno di quasi tutto l’arco parlamentare che approva il disegno fascio-liberista italiano portato avanti da Mario Draghi. 

In definitiva possiamo dire che Draghi e Bolsonaro non sono poi così tanto distanti o diversi. Di diverso abbiamo sicuramente la narrazione mediatica che demonizza il brasiliano mentre santifica Draghi. Ma programmi e obiettivi sono praticamente gli stessi. Guedes potrebbe benissimo sedere nel governo Draghi come ministro dell’Economia. 

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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