In varietate discordia: l'Europa si è fermata a Ventimiglia?

In varietate discordia: l'Europa si è fermata a Ventimiglia?

L’immigrazione è la issue del momento ma anche il banco di prova della tenuta dell’Unione, per la quale appare ormai chiaro che nomen non est omen.

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!


Daniela Vitiello* per l'AntiDiplomatico
 
La Francia chiude le frontiere e blocca il passaggio di circa 200 migranti sui convogli che da Ventimiglia sono diretti a Nizza. E la pioggia di reazioni inonda le tv e il web, raggiunge la soglia dell’invettiva e dello scontro, fino alla minaccia, disciogliendo e coagulando consensi, cementando posizioni. 
 
L’immigrazione è la issue del momento ma anche il banco di prova della tenuta dell’Unione, per la quale appare ormai chiaro che nomen non est omen. E la storia di quattro anni fa si ripete con un copione piuttosto simile, in cui l’Italia è per gli italiani la vittima sacrificale, immolata sull’altare del sistema di Dublino, mentre per tutti gli altri è “il portoghese” d’Europa, quello che sale senza fare il biglietto. 
 
Ricapitoliamo.
 
2011, primavere arabe: emergenza straordinaria derivante da famigerata “invasione” di poche decine di migliaia di migranti tunisini giunti a Lampedusa; permesso di soggiorno per motivi umanitari concesso dall’Italia, che non vale ai fini della libera circolazione; tentativo di ricongiungimento dei migranti con i compatrioti in Francia (incentivato dalle autorità italiane); respingimenti di migranti e di cittadini UE da parte delle autorità francesi mediante il blocco della circolazione ferroviaria da Ventimiglia e Nizza, col plauso degli altri Stati membri; dura reazione diplomatica e politica italiana, ma poi subito proposta congiunta di Italia e Francia di modificare il codice frontiere Schengen; effettiva modifica del codice nel 2013, con l’introduzione di una nuova ipotesi di interruzione della libera circolazione alle frontiere interne nel caso in cui uno Stato membro non controlli adeguatamente una porzione della frontiera esterna mettendo a repentaglio la “sicurezza” dell’intera Unione. 
 
2015, crisi in Nord Africa: emergenza straordinaria derivante da famigerata “invasione” di alcune decine di migliaia di migranti; mancata identificazione dei migranti giunti in Italia da parte delle autorità italiane, per sottrarsi alla spada di Damocle del criterio di Dublino del paese di primo ingresso irregolare; tentativo dei migranti di raggiungere persone con cui vantano liaisons culturali e personali in Francia; respingimenti da parte della Francia, a mo’ di retaliation per il mancato rispetto della normativa europea rilevante da parte dell’Italia; (to be continued...)
 
È il gioco delle parti, che seguita in questa farsa che non fa ridere ma fa staccare sempre più biglietti all’ingresso del teatro. Il gioco delle parti è il gioco dell’ambivalenza, degli impegni assunti dall’Italia con la leggerezza di chi intende disattenderli, ma anche della stucchevole fermezza della Francia e del suo arido appello al dettato formale di Dublino e di Schengen, come pure dell’Austria e della Svizzera che, con il compiaciuto assenso della Germania, difendono i respingimenti verso l’Italia sbandierando le “carte”, dimentiche delle corti, dell’interpretazione sistematica, del principio di solidarietà e della leale cooperazione. 
 
È il gioco della parti che fa gola a molti. In primo luogo ai politici, che – in un panorama di scarso carisma e mediocre cultura – sulle pulsioni demagogiche e sulle reazioni facilmente strumentalizzabili costruiscono la loro effimera fortuna politica. Poi ci sono i media, sempre alla ricerca di un dramma da raccontare per compiacere mamma pubblicità, oltre che se stessi con le loro lezioni di morale, se non peggio i partiti politici da cui dipendono. Infine ci sono i tecnici, quelli che dovrebbero spiegarci come stanno le cose, ma le cui fulgide conoscenze spesso retrodatano alla Convenzione di Dublino del 1990 e lì si fermano, tralasciando venticinque anni di sviluppi normativi e giurisprudenziali che rappresentano (almeno in teoria) una rivoluzione copernicana nella gestione comune dei flussi di cittadini di paesi terzi in ingresso nello spazio giuridico europeo.
 
Venticinque anni in cui si è assistito dapprima alla comunitarizzazione dell’acquis di Schengen, quindi all’adozione di una serie di strumenti di diritto derivato dell’Unione abbastanza intrusivi della sovranità statale nel controllo e nella gestione dei flussi migratori, tra cui il Regolamento Dublino II, la banca dati EURODAC, per “schedare” i richiedenti, e la Direttiva qualifiche, che ha “inventato” la protezione sussidiaria. Quindi, la creazione dello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia, l’istituzione del Sistema comune europeo di asilo, la proposta di riforma del Regolamento Dublino III e, dopo l’ultima tragedia del 19 aprile scorso, l’Agenda europea sull’immigrazione – il tutto accompagnato dal fertile dialogo giurisprudenziale tra la Corte di Strasburgo e quella di Lussemburgo su tutte queste cose, ma soprattutto sui trasferimenti intraeuropei dei richiedenti asilo. 
 
Cosa c’è oltre il gioco delle parti? 
 
C’è tutta un’altra storia, che è la storia delle storie, che racconta dell’uomo, della tenacia e della speranza di chi non ha nulla da perdere, di chi fugge da guerre e persecuzioni, delle primavere arabe, e ancor prima della guerra in Afghanistan, e dopo dalla Siria e dall’ISIS. È la storia dei profughi nigeriani, somali, eritrei e di quelli provenienti da sud, partiti da Dakar sulla rotta terrestre che dal Mali conduce in Libia attraverso il deserto, e che poi diventa marittima per le circa ottanta miglia marine che separano Tripoli dall’isola di Lampedusa. È la storia di quelli che arrivano nella regione di Evros attraverso la Turchia o in Spagna nonostante le forche caudine di Ceuta e Melilla. 
 
È la storia della fuga, ma anche quella della ricerca della felicità, di chi potrà raccontare la sua storia e di chi non la racconterà mai perché inghiottita dalle onde. 
 
È vero che chi arriva dal mare non sono solo rifugiati e profughi, ma anche persone in cerca di fortuna per cui l’Europa è ancora la terra promessa. Ovviamente, i flussi di migranti sono misti, e non è certo ipotizzabile che al porto di Tripoli i migranti all’imbarco si dispongano in due file – una “priority queue” per i soli potenziali beneficiari del diritto di asilo e della protezione sussidiaria e un’altra per i semplici migranti economici – né tantomeno che i trafficanti offrano codesto servizio. 
 
In ogni caso, è altrettanto vero che il respingimento senza un previo esame dell’istanza di ciascuno non è giustificabile in alcun caso sotto il profilo tecnico-giuridico, né certo accettabile dal punto di vista etico-umanitario, né tantomeno opportuno in un’ottica di realpolitik internazionale.
 
E mentre l’Europa si trastulla a escogitare i modi più bizzarri per rendere il suo Spazio di libertà, sicurezza e giustizia sempre più sicuro, ma meno libero e giusto, la sua capacità di proiezione strategica a livello globale è ai minimi storici e si palesa agli occhi del mondo l’incoerenza di fondo di una bella architettura, le cui colonne toccano il cielo mentre le fondazioni galleggiano sull’acqua. 
 
E questa debolezza è già chiara ai veri protagonisti della storia, a quelli che giungono fortunosamente nella Fortezza Europea, alzando il vessillo della speranza e venendo respinti. 
 
Ce lo dimostra la storia di Mohamed e del suo tentativo, andato a buon fine, di sfuggire ai controlli della polizia francese sul convoglio che da Ventimiglia lo portava oltralpe, nascondendosi in bagno. Questa storia, raccontata dal Fatto il 13 giugno scorso, mostra bene come ormai, per i migranti, il “senso” del confine tra la Francia e l’Italia abbia di fatto assunto connotati molto simili a quello della frontiera tra il Senegal e il Mali – ovvero dell’ennesimo ostacolo da superare lungo il cammino verso la libertà.


*Daniela Vitiello è assistente alla ricerca e alla progettazione in diverse università romane, già dottore di ricerca in diritto internazionale e dell'Unione europea, si occupa da diverso tempo di questioni relative all'immigrazione e all'asilo. Oltre alla tesi di dottorato su "Il divieto di refoulement nel diritto internazionale" è autrice di numerose pubblicazioni scientifiche, tra cui si segnalano alcune sugli aspetti tecnici e giurisprudenziali della cooperazione di Dublino. 

Il macronismo apre le porte all'estrema destra di Paolo Desogus Il macronismo apre le porte all'estrema destra

Il macronismo apre le porte all'estrema destra

Quando Mario Monti parla di "sacrifici".... di Fabrizio Verde Quando Mario Monti parla di "sacrifici"....

Quando Mario Monti parla di "sacrifici"....

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi di Giovanna Nigi "11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

Armi ad Israele: a che gioco sta giocando Washington? di Giacomo Gabellini Armi ad Israele: a che gioco sta giocando Washington?

Armi ad Israele: a che gioco sta giocando Washington?

FT - Nell'UE si teme ora "l'effetto Fico" di Marinella Mondaini FT - Nell'UE si teme ora "l'effetto Fico"

FT - Nell'UE si teme ora "l'effetto Fico"

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri di Savino Balzano L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia di Alberto Fazolo Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

La violenza del capitale di Giuseppe Giannini La violenza del capitale

La violenza del capitale

Toti e quei reati "a fin di bene" di Antonio Di Siena Toti e quei reati "a fin di bene"

Toti e quei reati "a fin di bene"

Mercato "libero" e vincolo interno: uno studio di Assoutenti di Gilberto Trombetta Mercato "libero" e vincolo interno: uno studio di Assoutenti

Mercato "libero" e vincolo interno: uno studio di Assoutenti

Gli ultimi dati del commercio estero cinese di Pasquale Cicalese Gli ultimi dati del commercio estero cinese

Gli ultimi dati del commercio estero cinese

La foglia di Fico di  Leo Essen La foglia di Fico

La foglia di Fico

Lenin fuori dalla retorica di Paolo Pioppi Lenin fuori dalla retorica

Lenin fuori dalla retorica

La Siberia al centro di nuovi equilibri geopolitici? di Paolo Arigotti La Siberia al centro di nuovi equilibri geopolitici?

La Siberia al centro di nuovi equilibri geopolitici?

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti