India corte suprema del Kerala contesta accordo risarcimento alle famiglie delle vittime
Durante l'esame del ricorso sul rilascio della petroliera Lexie, la Corte Suprema indiana ha contestato lunedì gli accordi di conciliazione firmati presso l'Alta Corte del Kerala dai familiari dei due pescatori uccisi e dal proprietario del peschereccio coinvolto nell'incidente del 15 febbraio. “Deve essere annullato' perché' e' contro le leggi indiane”, la perentoria dichiarazione di uno dei giudici sul compromesso raggiunto con i familiari delle vittime in cambio del versamento di una somma di denaro equivalente a circa 300 mila euro come "donazione". I giudici hanno anche bloccato il versamento della somma. L’accordo - definito da Roma, “un atto di generosità al di fuori del contesto giuridico” - era stato firmato dai parenti di Gelastine e Ajesgi Binki. L’intesa tra il governo italiano e i familiari era stata sancita da una corte popolare (una sorta di sistema giudiziario conciliatorio alternativo) con il via libera dell’Alta Corte del Kerala. Oggi la Corte Suprema di New Delhi ha bloccato tutto sostenendo che «è spiacevole per noi il modo in cui si sia tentato di aggirare il processo legale indiano».
La Corte Suprema indiana ha rinviato a domani l’udienza sul rilascio della petroliera Enrica Lexie. I giudici hanno posto come condizione che il governo italiano garantisca che i quattro marò ancora sulla nave, commilitoni di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, possano tornare in India per testimoniare nell’eventualità che venga avviato il processo contro i due fanti di marina. Il tribunale di Kollam, in Kerala, ha inoltre disposto il rinvio di altri 14 giorni di carcerazione preventiva per i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I due militari si sono presentati davanti al giudice istruttore con diverse ore di ritardo a causa di una manifestazione di protesta che ha bloccato le vie di accesso al tribunale.