Khashoggi o genocidio in Yemen? Macché le "Iene" vanno in Arabia Saudita per un incredibile spot turistico al paese
di Francesco Santoianni
Giornalisti marchettari al soldo dell’Arabia saudita? Se lo chiedono in molti in Gran Bretagna davanti all’inchiesta del Guardian sulle innumerevoli agenzie inglesi di pubbliche relazioni che – oltre ogni limite di decenza – stanno incensando il governo di Riad. Stessa preoccupazione negli USA anche per la partnership tra Facebook e la saudita Digital Forensic Research Lab per “sradicare le fake news da Internet”.
E in Italia? Si direbbe che quasi nessuno ci faccia caso. Neanche quando il quotidiano Repubblica sbandiera la bufala delle donne saudite libere di correre per strada - il cosiddetto “Bliss Run” – o la “patente concessa alle donne saudite” (ad un anno di distanza, ancora nessuna notizia su quante donne ne usufruiscano davvero, l’unica cosa certa è che la attivista che l’aveva promossa sta ancora in galera). Speriamo almeno che qualcuno, qui da noi, si preoccupi della trasmissione Mediaset “Le Iene” che, dopo il davvero immondo servizio sul Venezuela, ora ci rifila un “reportage” sull’Arabia Saudita che si direbbe realizzato solo per ripulire l’immagine di un sanguinario regime.
#Asia | The number of public executions in #SaudiArabia could exceed 172 by the end of the year. pic.twitter.com/rrHmSHMc6F
— teleSUR English (@telesurenglish) 27 marzo 2019
Certo da corrispondenti come Stefano Corti e Alessandro Onnis, forse, era troppo pretendere una qualche coraggiosa domanda (del tipo: “Che ne pensate di Jamal Khashoggi fatto a pezzi nel consolato saudita a Istambul?” o “Ritenete giusto che le donne qui vengano condannate a morte per adulterio?”). Ma, davvero, cadono le braccia davanti alle loro “interviste” a persone “incontrate per caso davanti un bar” che si precipitano ad elogiare il regime o a ragazze che inneggiano alla loro realizzata libertà. O ad affermazioni quali “l’Arabia Saudita (sembra un paese arretrato ma è molto più avanti di noi) in quanto usa Uber il servizio alternativo ai taxi che in Italia non ha mai preso piede”. Il tutto condito dalle “proteste” profferite da un “intervistato” contro…. Il fisco italiano, troppo ingiusto a differenza di quello saudita.
Davvero un reportage segno dei tempi. Che ci fa rimpiangere quello sul “Blue Whale”: un “diffuso tipo di suicidio tra gli adolescenti russi”. Un’altra colossale bufala de “Le Iene” presa per buona da quasi tutti i media mainstream. Siamo certi che considereranno Vangelo anche questo ultimo “reportage” Mediaset.