Kiev prende di mira Telegram: verso una regolamentazione

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Kiev prende di mira Telegram: verso una regolamentazione


di Clara Statello 

 

Telegram a rischio in Ucraina, il governo valuta misure per aumentarne il controllo. L’app di messaggistica istantanea sfugge alla normativa ucraina sui media, pertanto il Ministro della Cultura e della Politica di Informazione, Aleksandr Tkachenko, ritiene necessario regolamentarne l’uso.

"Telegram ha creato una comunità a sé stante che è chiusa al pubblico, mentre tutti i social che rientrano nella legge sui media sono aperti, i loro proprietari sono conosciuti, c'è una certa responsabilità, ecc. Dunque, la questione di Telegram richiede una vera discussione tra esperti", ha dichiarato Tkachenko in un’intervista rilasciata venerdì a Interfax-Ucraina.

Il ministro teme che Telegram possa diventare uno spazio per le “attività russe” di diffusione di informazioni tramite canali anonimi, in particolare nei territori sotto il controllo di Mosca. Oltre all’anonimato, la mancanza di feedback non consente di risalire a chi diffonde contenuti o li condivide.

Tkachenko assicura che si va verso la regolamentazione, non la messa al bando. La discussione è soltanto all’inizio e gli esperti valuteranno le modalità di interazione dello Stato con Telgram.

La legge sulla stampa

Le dichiarazioni del ministro arrivano  a meno di un mese dall’entrata in vigore della controversa legge sui media, che rafforza in modo significativo i poteri del Consiglio nazionale per la radiodiffusione televisiva e radiofonica, mettendo sotto il suo controllo  stampa, media on line e persino blog.

L’obiettivo della nuova normativa è quello di garantire che non vengano diffuse le “informazioni proibite”, tra cui notizie che giustifichino (secondo Kiev) l’intervento russo in Ucraina oppure “negare la natura criminale del regime comunista” o creare “un'immagine positiva delle persone che detengono la leadership incarichi nel Partito Comunista”.

Divieto di critica sui social

Un’ulteriore stretta alla libertà di espressione potrebbe arrivare con l’introduzione della responsabilità penale per chi critica le autorità sui social. Il 19 aprile deputato del partito Servitore del Popolo, Georgy Mazurashu, ha presentato una proposta di legge per “la regolamentazione dei social”. Con il pretesto di arginare le "bot farm” ha proposto di punire i falsi account di social media sospettati di diffondere disinformazione con multe fino a 3000 grivne, reclusione fino a 7 anni e confisca dei beni. Lo riferisce Strana.

Il testo mira a perseguire penalmente l'utilizzo di account su Internet al fine di diffondere informazioni false o di  influenzare il processo decisionale, la commissione o non commissione di atti da parte di enti statali o anche di persone fisiche o giuridiche.

Per via dell’interpretazione molto vaga delle fattispecie di reati introdotti, il disegno di legge potrebbe essere utilizzato per colpire le voci critiche, i dissidenti introducendo di fatto la censura sui social network.

La sanzione più mite prevista dal testo è una multa da 750 a 1.000 grivne o manodopera correttiva fino a 1 anno, per il tentativo di influenzare o interferire con le azioni di persone fisiche e giuridiche, se tali azioni "contribuiscono ad aumentare il livello di tensione sociale”.

Le stesse azioni, se in particolare sono state intraprese con lo scopo di influenzare le decisioni delle autorità statali o locali, sono punibili con la reclusione da 3 a 5 anni.  Da 5 a 7 anni con la confisca dei beni se l'utilizzo di account falsi viola la legge marziale.

 

 

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