Korybko - Il Cremlino si oppone alle false affermazioni sulla situazione in Karabakh
La posizione del Cremlino si allinea con quella dell'Azerbaigian, a maggioranza musulmana, e non con quella dell'Armenia, a maggioranza cristiana, nonostante i dati demografici della Russia siano più simili a quelli di quest'ultima. Ciò dimostra che l'approccio di Mosca si basa su fatti oggettivamente esistenti e non su politiche identitarie.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha chiarito la situazione nella regione azera del Karabakh, a seguito della raffica di false affermazioni che si sono susseguite nelle ultime due settimane e che mirano a screditare il Paese, oltre a provocare una rivoluzione cromatica filo-occidentale anti-russa in Armenia. Ha dichiarato che "non c'è una ragione immediata" dietro la decisione di coloro che hanno scelto di lasciare le loro case, ma ha confermato che le forze di pace russe assisteranno coloro che vogliono ancora attraversare l'Armenia.
Anche il presidente del Comitato per gli affari esteri del Consiglio della Federazione, Konstantin Kosachev, ha condiviso il suo pensiero su questo tema in un post pubblicato su Telegram e riportato dalla TASS. Secondo l'alto funzionario, che svolge un ruolo diretto nella formulazione della politica estera russa, l'Azerbaigian ha la possibilità "storica" di reintegrare pacificamente la sua regione, un tempo separatista, evitando così gli errori che in passato hanno colpito Georgia, Moldavia e Ucraina.
Kosachev ha descritto questo scenario come "un ovvio vantaggio reputazionale" per Baku e ha promesso che Mosca assisterà pienamente in questo processo se richiesto, idealmente attraverso i canali parlamentari da lui proposti. L'aspetto più importante delle dichiarazioni di questi due rappresentanti russi è che contrastano la propaganda malevola dell'Occidente che parla di "pulizia etnica" e "genocidio". Questo non solo protegge la reputazione delle forze di pace del loro Paese, ma anche quella dello Stato azero.
Come risulta, la narrazione degli eventi da parte dell'Armenia è in linea con quella dell'Occidente, il che la pone dalla parte opposta rispetto alla Russia in questa delicata situazione. L'ottica è ancora più interessante se si considera che la posizione del Cremlino si allinea con quella dell'Azerbaigian, a maggioranza musulmana, e non con quella dell'Armenia, a maggioranza cristiana, nonostante i dati demografici della Russia siano più simili a quelli di quest'ultima. Ciò dimostra che l'approccio di Mosca si basa su fatti oggettivamente esistenti e non su politiche identitarie.
Le identità etno-religiose delle due parti nel conflitto del Karabakh, appena concluso, non hanno alcun ruolo nella formulazione della politica estera russa, contrariamente alle false affermazioni occidentali secondo cui il governo del Presidente Putin sarebbe "di destra" e sosterrebbe segretamente il cosiddetto "Nazionalismo Cristiano" in Occidente. Se fosse davvero così, allora non si sarebbe schierato con l'Azerbaigian a maggioranza musulmana contro l'Armenia a maggioranza cristiana, cosa che invece ha fatto proprio perché i fatti sostengono la posizione di Baku e non quella di Erevan.
L'intuizione di cui sopra dà quindi credito alle affermazioni secondo cui l'Armenia e i suoi partner occidentali starebbero mentendo sui crimini che si starebbero verificando nella regione azera del Karabakh. Sembra che siano spinti dal desiderio di sfruttare la percezione popolare del paradigma dello "Clash of Civilizations" ["scontro di civiltà"] di Samuel Huntington per indurre milioni di persone a pensare che i musulmani stiano massacrando i cristiani. Questo non è solo disonesto, ma anche pericoloso perché potrebbe istigare crimini di odio islamofobico in Occidente.
(Articolo pubblicato in inglese sulla newsletter di Andrew Korybko)